venerdì 30 marzo 2012
Una frenetica commedia per l'inedita coppia Huppert-Poelvoorde "Il mio miglior incubo!"
Presentato al Festival Internazionale del Film di Roma, fuori concorso, è approdato nelle sale distribuito da Bim “Mon Pire Cauchemar” che, da ‘peggior’, è diventato “Il mio miglior incubo!”, diretto dall’abilissima Anne Fontaine – da noi conosciuta per “Coco avant Chanel - L’amore prima del mito”, ma già al 12° film - e con una coppia davvero inedita – soprattutto nella commedia – Isabelle Huppert-Benoit Poelvoorde.
Un’opera divertente e gustosa non solo per i protagonisti, lei in una delle rare occasioni alle prese con un pellicola leggera e impegnata in un ruolo meno tormentato e contorto del solito; lui reduce di commedie di successo quali “Niente da dichiarare” e “Emotivi anonimi”. Una commedia tutta giocata sui contrasti tra personaggi opposti, ma anche – come tradizione comanda – sugli equivoci e sulle schermaglie socio-psicologiche che, ovviamente, sono i preliminari di un innamoramento improvviso, ma non troppo.
Agathe (Huppert) vive con il figlio e il marito François (il veterano e sempre efficace André Dussollier) in un prestigioso appartamento parigino di fronte agli eleganti Giardini di Lussemburgo; Patrick (Poelvoorde) vive col figlio nel retro del furgone. Lei dirige un’importante fondazione per l’arte contemporanea… lui sbarca il lunario (si fa per dire) con lavoretti saltuari (tanto oggi non si trovano nemmeno) e con i sussidi dell’assistenza sociale (da noi mancanti anche quelli).
Lei ha fatto 7 anni di università… lui di galera! Lei ha rapporti stretti con il Ministero della Cultura e delle Arti… lui ha rapporti stretti con ogni bevanda alcolica che gli capita a tiro. A lei piace il dibattito intellettuale… a lui piace il sesso occasionale con donne dal seno grosso.
Sono agli antipodi e non sopportano la vista l’uno dall’altra. Per di più non avrebbero mai dovuto incontrarsi, ma i loro figli sono inseparabili e… alla fine, capiranno una volta per tutte il perché.
Scritta dalla regista con Nicolas Mercier e sostenuta, oltre che da un bel cast, da un ritmo quasi frenetico, questo incontro/scontro in raro equilibrio fra commedia sofisticata e popolare, fila liscia per un’ora e mezza abbondante anche perché, come di consueto nel cinema francese, i dialoghi non sono buttati lì per caso e la volgarità, quando c’è, viene fuori spontaneamente, senza forzature, come nella vita quotidiana, e dai personaggi che la ‘usano’ correntemente nella vita di tutti i giorni.
Tra gli interpreti anche Virginie Efira (Julie), Corentin Devroey (Tony), Donatien Sunier (Adrien), Bruno Podalydès (Marc-Henri) e Aurélien Recoing (Thierry), della Comédie Française.
La fotografia è firmata Jean-Marc Fabre, il montaggio da Luc Barnier e Nelly Ollivault, la scenografia da Oliver Rado, i costumi di Catherine Leterrier e Karen Muller-Serrau e le musiche dal veterano Bruno Colais, da trent’anni al lavoro tra cinema e tivù (da “I fiumi di Porpora” a “Coraline e la porta magica”).
José de Arcangelo
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