venerdì 11 maggio 2012

Un toccante dramma contemporaneo, tra pubblico e privato, in "Tutti i nostri desideri"

Un coinvolgente, toccante e commovente dramma contemporaneo, tra pubblico e privato, tra malattia e crisi (economica e psicologica) che riflette e analizza le nostre paure e i nostri 'desideri' attraverso il ritratto di due donne - e del rapporto quasi paterno con un collega di una di loro -, ma "Tutti i nostri desideri" di Philippe Lioret ("Welcome") è anche un film su sentimenti come solidarietà e amicizia, come forma 'altra' d'amore. Quelli stessi da noi a lungo trascurati sia nei rapporti famigliari sia con tutti gli altri. "Scopro che nei miei film - confessa Lioret - è presente in filigrana una stessa tematica: la forza di un incontro che ci aiuta a superare noi stessi. Questo film mostra degli individui che si uniscono contro l'assurdità del mondo e che, nell'urgenza, fanno muovere le cose. E' questo che mi interessa". Proprio su ‘questi casi e cose della vita’, la sua opera coinvolge e travolge perché parla di persone e situazioni in cui ci possiamo identificare, con cui condividere problemi e sentimenti quali determinazione, impegno, amore in tutte le sue sfaccettature.
Liberamente ispirato al romanzo "Vite che non sono la mia" di Emmanuel Carrére (Einaudi), narra la storia di Claire (un'intensa e sorprendente Marie Gillain), giovane magistrato di Lione che, un giorno, davanti a lei, in tribunale, si ritrova la madre di una compagna di classe di sua figlia, 'strozzata' dal sovraindebitamente. Allora decide di coinvolgere il maturo collega Stéphane (Vincent Lindon), giudice esperto e disincantato ma sensibile al problema, nella sua battaglia contro le derive del credito al consumo. Tra lei e l'uomo nasce qualcosa: il desiderio di cambiare le cose e un profondo legame, ma soprattutto l'urgenza di vivere questi sentimenti prima che sia troppo tardi. Sceneggiato dallo stesso regista con Emmanuel Courcol, il film raggiunge il suo obiettivo con uno stile realistico che non va mai sopra né sotto le righe, anzi trova un raro equilibrio che dà alla quotidianità una forza e una valenza universale, perché in fin dei conti parla del senso della (nostra) vita, di cogliere ora il dolore ora la poesia dell'esistenza umana, la forza per andare avanti. Infatti del libro, che è autobiografico, è rimasta soprattutto la tematica
Dovevo "Cambiare i personaggi - dice l'autore -, inventarne di nuovi e conservare del romanzo solo lo spirito che avevo tanto amato e alcune parole chiave: due giudici (un uomo e una donna, molto diversi tra loro), il sovraindebitamento e il sentimento d'urgenza dovuto alla malattia aggressiva che colpisce uno dei due, anche se già questa è una trasposizione del libro. Non un adattamento, ma una libera ispirazione. Nel giro di pochi giorni, la storia che volevo raccontare si è tessuta da sola: l'incontro tra due magistrati, la loro 'inchiesta' per salvare Céline e contrastare gli abusi delle società di credito, il rapporto intimo che si stabilisce tra loro di fronte alla brutalità della scadenza che affligge Claire, la loro singolarissima storia d'amore. Ho chiamato Emmanuel Carrère per parlargliene e mi ha dato il suo consenso per operare questo 'tradimento'. Poi, con Emmanuel Courcol, il mio complice di scrittura, ho scritto la sceneggiatura in sei mesi, senza più riaprire il libro".
Nel cast, oltre la Gillain (da "L'esca" di Bertrand Tavernier a "Coco avant Chanel" di Anne Fontaine, passando per "Harem Suarè" di Ferzan Ozpetek) e Lindon (da "La crisi" di Coline Serreau al premiatissimo "Welcome"), anche i trentenni in ascesa Amandine Dewasmes (Céline) e Yannick Rénier (Christophe, marito di Claire), Pascale Arbillot (Marthe), Laure Duthilleul (la madre di Claire) e lo stesso sceneggiatore Courcol (il dottor Stroesser). 4 (voti su 5) - José de Arcangelo Nelle sale dall'11 maggio distribuito da Parthénos

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