venerdì 8 giugno 2012
Un dramma sui toni dell'avventura 'familiare' per la coppia Damon-Johansson in "La mia vita è uno zoo"
Ancora una storia realmente accaduta per un dramma sospeso tra avventura, elaborazione del lutto e rapporto padre-figlio; anzi un ‘cine-romanzo’ sulla capacità di una famiglia (tipicamente americana) di reagire di fronte ai dolori e alle sfide della vita. Un film “su e per famiglie” firmato da un inedito, quasi irriconoscibile, Cameron Crowe (famoso regista di “Jerry Maguire” e “Almost Famous – Quasi famosi”), con una coppia di tutto rispetto, Matt Damon-Scarlett Johansson, assecondata dal caratterista Thomas Haden Church (da “Sideways - In viaggio con Jack” a “Killer Joe”, di prossima uscita), nel ruolo del fratello maggiore del protagonista. In sintesi, un dramma sentimentale - con qualche accenno alla commedia -, che si rivela una versione aggiornata e corretta del tipico film disneyano anni Sessanta, i primi con attori in carne e ossa.
Benjamin Mee (Damon) è uno scrittore di avventure e giornalista per un quotidiano di Los Angeles, e, rimasto vedovo con due figli, deve affrontare le difficoltà di crescerli. Sperando che un nuovo inizio e una vita diversa possano ravvivare lo spirito familiare e i rapporti, Mee lascia il lavoro e compra una sorta ranch con sette ettari di terreno fuori città; nel pacchetto però è incluso lo zoo Rosemoor Animal Park, in cui vivono oltre un centinaio di animali, curati dalla responsabile del parco Kelly Foster (Johansson che anche nella vita ama gli animali) e da un team di custodi scrupolosi e amorevoli con le bestie.
Benjamin, che ha poca esperienza, poco tempo e, soprattutto, pochissimi soldi, decide di riaprire lo zoo, con l’aiuto della famiglia e della comunità di fidati collaboratori. Ora non deve più scrivere una storia d’avventura, ma deve viverla in prima persona e proprio nel giardino dietro casa.
Tratta dal libro autobiografico di Benjamin Mee, “We Bought a Zoo (anche titolo originale): The Amazing True Story of a Broken-Down Zoo and The 200 Animals That Changed a Family Forever”, adattato da Aline Brosh McKenna (da “Il diavolo veste Prada” a “Il buongiorno del mattino”), la pellicola non è certo un approfondita riflessione psicologica sui rapporti familiari, ma casomai un dramma sentimentale condito da un pizzico di avventura – il ‘sogno americano’ non si scorda mai – sul versante ecologico-animalistico che conquisterà chi ama le bistrattate creature, loro sì vere, commoventi e bellissime.
Nel ruolo dei figli Colin Ford (lo scontroso Dylan) e la quasi esordiente Maggie Elizabeth Jones (la dolcissima Rosie), entrambi originari di Atlanta (Georgia), mentre gli altri attori sono Patrick Fugit (Robin Jones, con scimmietta in spalla), che aveva debuttato in “Almost Famous” proprio nel ruolo dell’alter ego del regista; Elle Fanning (Lily Miska), apprezzata la scorsa stagione in“Super 8”; John Michael Higgins (l’ispettore Walter Ferris); lo scozzese Angus MacFadyen (Peter MacCready, l’eccentrico architetto/inventore), visto in “Braveheart”.
La cornice è firmata da abituali collaboratori di Crowe, tra cui lo scenografo Clay Griffith e il montatore Mark Livolsi. Le new entry del team sono il direttore della fotografia, il messicano Rodrigo Prieto (da “Amores perros” a “I segreti di Brokeback Mountain” e “Gli abbracci spezzati”), negli ultimi anni collaboratore di Oliver Stone, e l’ideatrice dei costumi Deborah L. Scott (da “E.T. - L’extraterrestre” ad“Avatar”).
Da sempre appassionato di musica il regista si è affidato, come di solito, a musicisti e gruppi, in particolare Pearl Jam, Eddie Vedder, Neil Young, Led Zeppelin, Tom Petty, Simon & Garfunkel, Leon Russell, Warren Zevon, Kanye West, Bon Iver, Daniel Lanois, Joni Mitchell, U2 e il famoso artista Jónsi, della band islandese dei Sigur Rós, che ha composto la colonna sonora. Tra le nuove canzoni c’è “Gathering Stories”, un brano scritto insieme da Jónsi e Crowe
2 (voti su 5) – José de Arcangelo
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