venerdì 31 agosto 2012

"El campo", un thriller esistenziale ambientato nella sterminata campagna argentina

Presentato in anteprima alla 26a. Settimana della Critica, nell’ambito della 68a. edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è un dramma esistenziale d’autore a tutti gli effetti. Una riflessione sulla coppia e l’accettazione della morte come fine unica e definitiva. Perché come dice l’anziana
alla protagonista: “Bisogna vivere, ovvero andare avanti e, in fin dei conti, godersela finché si può”. Quindi, la casa e la famiglia come metafore della società contemporanea, fra crisi e disagio, paure e incertezze in quest’opera prima “El campo” (La campagna) di Hernàn Belòn con due ottimi protagonisti come Leonardo Sbaraglia e Doloris Fonzi, un po’ penalizzati da un doppiaggio – soprattutto lei – monotono, quasi di routine. Scritto dal regista con Valeria Radivo, narra un’angosciante vicenda ambientata nella casa in campagna appena acquistata dai giovani coniugi Santiago (Sbaraglia) ed Elisa
(Fonzi), con una bambina piccola, che diviene ben presto un luogo inquietante. Non soltanto lo spazio domestico, ma anche l’ambiente rurale, il vuoto circostante e la gente del circondario mettono sempre più a disagio Elisa, perennemente allarmata da ogni rumore notturno, ogni visita inaspettata, ogni circostanza che la trova impreparata. Anche i rapporti affettivi e sessuali tra marito e moglie subiscono il contraccolpo di questa nuova situazione, perché spesso, anche quando ci si ama, i sogni e le ambizioni non coincidono e, cambiando ambiente, i contrasti si esasperano. E tutto cambia, non sarà mai più come prima. Non bisogna, però, cercare logica né interpretare i ‘fatti’ di cui siamo testimoni come reali e/o verosimili, perché, forse, tutto quello che vediamo è nella mente di Elisa. Infatti, tutto quello che per il marito è un sogno o progetto per lei diventa pian piano un vero incubo.
A metà strada tra le atmosfere dello scrittore Julio Cortazar e quelle dei film di Michelangelo Antonioni, soprattutto nell’inquietante e misterioso inizio, “El campo” diventa metafora della vita metropolitana contemporanea, frenetica e insicura, caotica e corrosiva. Una corsa che raramente ci permette di riflettere e, quando ci fermiamo lontano da essa, tutto ci sembra sconosciuto e ostile; e ‘riscopriamo’ che la vita è tanto fuggevole quanto imprevista. La campagna risveglia nella protagonista, reduce di una depressione post partum, tutte le sue paure e insicurezze, l’apprensione e le tensioni nascoste, la repulsione verso l’ignoto e il ‘vecchio’, il desertico e il ‘bestiale’. Non a caso il sesso e, in parte, l’amore sono gli unici a ridarle fiducia – magari temporanea – in se stessa e negli altri. Lei racconta a Santiago di aver avuto un incubo in cui piangeva soltanto e, alla fine, sarà lui a farlo nella realtà perché il suo progetto/sogno è svanito, mentre lei, liberatasi dall’angoscia esistenziale, torna nell’amata metropoli (una Buenos Aires che non vediamo mai).
Nel cast anche Matilda Manzano (Matilda), Pochi Ducasse (Odelsia) e Juan Villegas (Alberto). La fotografia, che trasforma la sterminata ed accogliente campagna argentina in un inquietante luogo da thriller, è firmata Guillermo Nieto. Il film è coprodotto e distribuito da Cinecittà Luce. José de Arcangelo

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