mercoledì 5 settembre 2012
Dopo il tuffo in laguna al 69° Festival di Venezia attaccano le sale gli squali australiani di "Shark"
Dopo l’attacco non troppo a sorpresa al 69° Festival di Venezia, ovviamente fuori concorso, si tuffano in sala gli squali australiani di “Shark 3D” (Bait), reduci di un’affollata e chiassosa anteprima al Lido. Un godibile blockbuster senza pretese, ma efficace, che intrattiene perché fonde insieme catastrofico, action movie, thriller e
horror nella miglior ‘tradizione’ dell’ormai tramontato b movie, anche quando resti – in quanto a stile e narrazione - ancorato negli anni Ottanta. Forse perché è stato scritto (e co-prodotto) dall’allora mitico Russell Mulcahy (da “Razorback” a “Highlander”, passato nell’ultimo decennio quasi completamente alla tivù), con John Kim, ma la nuova pellicola manca di quella sottile ironia che rende godibile ad ogni pubblico questo tipo di prodotti. Il difetto maggiore è, forse, che si prende troppo sul serio.
Però il regista ed ex musicista (ha composto anche le musiche dei titoli di coda) Kimble Rendall – già autore della commedia horror “Cut - Il tagliagole” e responsabile della seconda unità, tra gli altri, della trilogia di Matrix – trascrive con mestiere la serrata sceneggiatura, trova il ritmo adatto e rispetta le ‘regole’ del gioco cinematografico (incluse le vittime designate). Quindi gli patiti del genere non verranno delusi perché, stando alle cronache veneziane, si tratta di uno spettacolo popolare, se volete da arena estiva o Fantafestival, dove il pubblico giovane partecipa e urla, applaude e/o fischia, poco tace e molto acconsente.
Soprattutto perché il film non va oltre la durata standard (93’), non ci sono tempi morti (ma morti divorati) e, come accennavamo, parte come un thriller (sanguinosa rapina al supermercato), prosegue come un catastrofico doc (uno tsunami travolge, distrugge e allaga l’ipermercato) e finisce come un Animals, anzi Shark Horror, appunto, con enormi e affamati squali bianchi che danno la caccia ai sopravvissuti.
Il consueto e variegato gruppo di superstiti intrappolati in un interno allagato. E l’effetto stereoscopico stavolta è funzionale all’esile trama, cioè ai particolari di acqua, detriti, cadaveri (a pezzi), pesci e pescecani che fuoriescono dallo schermo.
Josh e Tina sono felici, innamorati e pronti a trasferirsi a Singapore (paese coproduttore del film), quando Rory, miglior amico di uno e fratello dell’altra, muore tragicamente sotto gli occhi (e al posto) di Josh in seguito all’attacco di un gigantesco squalo bianco. I ragazzi si lasciano, ma si ritrovano proprio un anno dopo nel supermercato dove Josh lavora, scenario della catastrofe. Ma loro ed altri sette/otto - momentaneamente - fortunati, incluso uno dei rapinatori, riescono a sopravvivere, ma non si sa per quanto tempo ancora...
Non mancano certamente riferimenti e citazioni, da capolavori come “Gli uccelli” di Alfred Hitchcock (la vigilia del disastroso fenomeno atmosferico) allo stesso “Squalo” di Steven Spielberg (nel prologo), per non parlare dell’ambientazione che è quella di “Zombi” (Dawn of the Dead) di George A. Romero, solo che al posto dei morti viventi ci sono i mostruosi pescecani.
I ‘nostri’ giovani e improvvisati eroi, infatti, dovranno inventarsi un qualsiasi modo possibile per uscire da un inferno fatto di acqua e cemento. Ma per fortuna, i supermercati americani e australiani hanno e vendono proprio di tutto (dalle funi alle bombole di ossigeno) e basta un po’ di ingegno e tanta immaginazione per trovare un’uscita verso la salvezza. Anche se, come da programma, non tutti ce la faranno.
Nel cast Xavier Samuel (Josh), Sharni Vinson (Tina), Phoebe Tonki (Jaime), Martin Sacks (Todd), Alice Parkinson (Naomi), Dan Wyllie (Kirby), Alex Russell (Ryan), Linconln Lewis (Kyle), Cariba Heine (Heather), Adrian Pang (Jessup), Qi Yuwu (Steven) e Julian McMahon (Doyle), noto per il serial Nip/Tuck.
José de Arcangelo
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