sabato 22 settembre 2012
Quasi tutto quello che avreste voluto sapere su "Woody" Allen ma non avete mai osato chiedere
Tutto quello che avreste voluto sapere su Woody Allen ma non avete mai osato chiedere – parafrasando un suo vecchio film -, al meno da un punto di vista nettamente americano, in un documentario biografico dedicato all’icona del cinema statunitense e non solo, al maestro della commedia esistenziale, ovvero semplicemente a “Woody” (nel titolo italiano), firmato dal regista, sceneggiatore e co-autore del montaggio Robert Weide, già vincitore del National Primetime Emmy Award per “W.C. Fields Straight Up” (1986).
Reduce del passaggio all’ultimo Festival di Cannes, un affettuoso omaggio allo scrittore-sceneggiatore, regista, attore, commediografo e musicista che, nel bene e nel male, è diventato ormai leggenda vivente; una ricostruzione di vita e carriera – abbastanza tradizionale nella forma - attraverso testimonianze e interviste, anche allo stesso protagonista, spezzoni dei suoi film e fotografie di famiglia.
“Woody Allen è sempre stato un grande punto di riferimento per me – dice l’autore, meglio conosciuto per il lungo lavoro come regista/produttore di ‘Curb Your Enthusiasm, con cui ha vinto i premi Emmy e Golden Globe -. Ho avuto l’imbarazzo della scelta grazie alla natura prolifica della produzione di Woody. Infatti, lui, nello stesso arco di tempo che io ho impiegato a realizzare questo documentario, ha realizzato tre lungometraggi”.
Niente da dire sulla riuscita del lungometraggio, anche perché il regista in quasi due ore (113’), ci racconta tutto il possibile sul celeberrimo e attivissimo autore, sempre visto da un punto di vista ‘nazionale’ più che internazionale e/o critico, perché non ci sono accenni al fatto che l’Allen autore è stato soprattutto apprezzato prima in Europa e in Sudamerica, dove trionfava anche al botteghino, quando decise di passare ad argomenti e storie più intime, drammatiche e persino tragiche, oppure ispirate ai suoi due più amati maestri Ingmar Bergman e Federico Fellini, a cui il documentario riserva solo un brevissimo accenno, fra “Interiors” e “Stardust Memories”.
Iniziando dall’infanzia di Woody (vero nome Allan Stewart Konigsberg) e dai suoi primi impegni professionali da adolescente – quando scriveva battute e gag per comici e quotidiani newyorkesi -, il film racconta il percorso dell’intera carriera di Allen: dal suo lavoro negli anni Cinquanta/Sessanta come autore televisivo per Sid Caesar, cabarettista, comico e ospite abituale di talk show televisivi (incluso ‘l’incontro’ di pugilato con un canguro), fino a quello di sceneggiatore/regista con una media di un film all’anno per più di quarant’anni.
Weide documenta il suo lavoro fin dai primi film da regista – dopo la ‘mutilazione’ da parte della produzione della sceneggiatura di “Ciao Pussycat” che segnò il debutto sul grande schermo -, negli anni Settanta: “Prendi i soldi e scappa”, “Il dittatore dello stato libero di Bananas”, “Il dormiglione”, “Provaci ancora Sam” (diretto da Herbert Ross, e incontro con Diane Keaton) e “Amore e guerra”, tra gli altri; fino ai celeberrimi “Io e Annie” (i primi Oscar per regia e sceneggiatura),
“Manhattan”,“Zelig”, “Alice”, “Broadway Danny Rose”, “La rosa purpurea del Cairo”, “Crimini e misfatti”, “Mariti e mogli”, “Pallottole su Broadway”, “La dea dell’amore”, e la sua recente fase giramondo con “Match Point” (Londra), “Vicky Cristina Barcelona” (Spagna), “Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni” (ancora Londra), il successo commerciale 2011 “Midnight in Paris”. C’è anche l’accenno all’incontro (“Commedia sexy in una notte di mezza estate”), il lungo sodalizio anche artistico fino allo scontro/separazione con Mia Farrow, con interviste anche all’attrice ed ex compagna, così come alla prima moglie Louise Lasser e alla stessa Keaton; e anche una vecchia intervista alla madre. E ovviamente alla sorella produttrice Letty Aronson, co-sceneggiatore Marshall Brickman e al produttore Robert Greenhut.
Quindi, un documento che offre di più e di meglio al grande pubblico, di appassionati e non, che agli addetti ai lavori, ma comunque coinvolgente perché recupera immagini e filmati inediti, riguardanti soprattutto i primi anni di una brillante carriera cominciata nell’adolescenza.
José de Arcangelo
3 stelle su 5
Nelle sale dal 21 settembre distribuito da Bim
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