venerdì 21 settembre 2012
"The Words", le parole rubate che portano al successo nelle vicende 'incrociate' di tre scrittori
Quasi un thriller, anzi un giallo letterario, forse troppo macchinoso, ma accattivante, anche quando rischia di confondere e/o distrarre lo spettatore con trame e sottotrame; scrittore che racconta di un altro scrittore che a sua volta ricorda (plagia, anzi si impossessa) un terzo che si rifarà vivo. E quindi, libro nel libro nel libro, come dire film nel film nel film. Una storia a scatole cinesi costruita come un raffinato puzzle che però spinge lo spettatore meno attirato dai giochi enigmistici a ‘cambiare mentalmente canale’, oppure ad annoiarsi.
Certo, si tratta dell’ambizioso eppur dignitoso debutto sul grande schermo degli sceneggiatori-registi Brian Klugman e Lee Sternthal, un’opera prima che ci spinge a riflettere su quanto la vita stessa dello scrittore – e dell’artista in genere - influisca sulle loro opere, di quanto la finzione si nutra della reale esistenza umana, nostra e degli altri, i quali vengono osservati, spiati, fotografati, raccontati o, addirittura, copiati e, addirittura, derubati. Però come ogni ‘gioco’ intellettual-psicologico non è facile entrarci e, soprattutto, venir coinvolti e restarci fino in fondo, ovvero fino alla fine.
Scritta come una storia nella storia, la vita dello scrittore Rory Larsen (Bradley Cooper sempre più in ascesa ) è un prodotto della fantasia di un celebre letterato realmente esistente, Clay Hammond (Dennis Quaid). Il famoso scrittore, persuaso dalla bellissima e astuta dottoranda Daniella (Olivia Wilde) a svelare il vero significato del suo romanzo, si lascia sfuggire alcuni collegamenti tra la storia e il suo passato segreto.
In questo modo veniamo catapultati in quella di Rory Larsen che, dopo il suo primo libro (un manoscritto ritrovato per caso), diventa uno di quegli eventi rari che si verificano una volta in ogni generazione e travolgono il mondo della letteratura e l’immaginario collettivo. Gli amici lo consigliano con fervore, i critici si sprecano in lodi.
Con una voce nuova e una visione della vita così saggia da sembrare quasi senza tempo, Rory diventa subito una star letteraria. Carismatico, talentuoso, intelligente, questo giovane autore sembra avere tutto: una vita bellissima, una moglie devota, Dora (Zoë Saldana), il mondo ai suoi piedi e tutto ciò grazie alle sue parole (da lì il titolo “The Words”, appunto).
Ma proprio all’apice del successo, Rory viene avvicinato da un misterioso vecchio (Jeremy Irons) che gli rivela di essere il vero autore del romanzo. E anche l’anziano rievoca i bellissimi ma tragici ricordi della sua giovinezza nella Parigi del secondo dopoguerra...
Il tutto, come accennavamo, costruito ad incastri - attraverso un efficace montaggio - andando avanti e indietro nel tempo e nelle storie, per riflettere insieme agli scrittori sulla creatività, l’ambizione e le scelte morali in un viaggio-rompicapo che va dalla Parigi del dopoguerra alla contemporanea New York e ritorno. La pellicola indaga anche in modo spietato e provocatorio sul prezzo del successo, con intuizioni e conseguenze che si insinuano nelle pieghe di ogni trama, sia nel passato che nel presente e - perché no? -, nel futuro.
Naturalmente non può non ricordare altri film sul tema – magari meno complessi e complicati – e non avere riferimenti sia cinematografici che letterari, dal celeberrimo Ernest Hemingway a “Sotto falso nome” del regista Roberto Andò; dal grande al piccolo schermo.
Nel cast anche Ben Barnes (il ragazzo), Nora Arnezeder (Celia), Michael McKean (Nelson Wylie), John Hannah (Richard Fordham), J.K. Simmons (Mr. Jansen), Ron Rifkin (Timothy Epstein), James Babson (Dan Zuckerman) e Željko Ivanek (Joseph Cutler).
José de Arcangelo
3 stelle su 5
Nelle sale dal 21 settembre distribuito da Eagle Pictures
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