sabato 15 settembre 2012
Sull'onda del Leone d'oro a Venezia arriva nei cinema "Pietà" del coreano Kim Ki-duk
Vincitore del Leone d’oro al recente Festival di Venezia, esce sulla cresta dell’onda in sala “Pietà” del sempre sconvolgente Kim Ki-duk. Definito dall’autore stesso “un film sul capitalismo estremo e sull’impatto che ha sull’esistenza umana e sui rapporti interpersonali”, è un dramma duro e crudo, volutamente sgradevole, che indaga nei meandri dell’esistenza umana per cercarne una salvezza, tra (senza) pietà e (atroce) vendetta. Passione ed emozioni forti, caduta e redenzione, sacrificio e riscatto.
E anche qui, come nel film di Ciprì, appare “il vero volto del denaro – come ha confessato Kim Ki-duk -, che non è di per sé condannabile: dipende sempre dall'uso che se ne fa. Il denaro, come ogni cosa, può avere un lato positivo o negativo, possiamo farne buon uso, caritatevole, o al contrario perverso”.
Il titolo è ispirato al capolavoro di Michelangelo, anche quando nel film non è più un riferimento diretto, perché sarebbe stato troppo esplicito, persino banale. Comunque le foto ispirate a quell'immagine sono state usate per la locandina.
Un trentenne vive facendo il ‘recupero crediti’ di uno strozzino, minacciando brutalmente di rendere invalida la povera gente per ottenere i soldi dell’assicurazione – cui erano stati costretti prima a fare - che andrebbero a rimborsare gli usurai privati che l’hanno ingaggiato. Quest’orfano senza famiglia, ha causato sofferenze orribili a moltissime persone che riescono a sopravvivere soltanto col proprio lavoro.
Ma un giorno, una donna gli compare davanti affermando di essere sua madre. All’inizio, il giovane la scaccia via con freddezza accusandola di essere pazza, ma pian piano finisce per accettarla, non prima di averla costretta ad ogni sorta di umiliazione. Inaspettatamente, la donna viene rapita e, immaginando che il responsabile sia qualcuno da lui reso storpio in passato, l’uomo comincia a rintracciare tutte le persone che ha maltrattato, e per la prima volta nella sua vita scopre, forse, la pietà, quella stessa di cui ‘la madre’ sembra aver provato per lui però…
Grande prova dei due protagonisti, l’intensa e sorprendente Cho Min-soo (Mi-sun) e il versatile Lee Jung-jin (Kang-do), che dà al giovane strozzino tutte le espressioni possibili attraverso lo sguardo, segnando il passaggio dalla crudeltà alla pietà ritrovata, anzi scoperta. Il vero tumulto emotivo che lo colpisce all’improvviso.
Comunque, “Pietà” è un ottimo dramma a tinte forti che non raggiunge la perfezione né i livelli di riflessione esistenziale dei precedenti capolavori del regista coreano, come “Ferro 3 - La casa vuota” e “Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera”.
José de Arcangelo
Nelle sale dal 14 settembre distribuito da Good Films
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