giovedì 25 ottobre 2012

Una fiaba nerissima, anzi pulp, diventa un action thriller duro e crudo firmato Oliver Stone: "Le belve" ovvero "Savages"

Dopo i documentari, le biografie e “Wall Street - Il denaro non dorme mai”, Oliver Stone torna all’action thriller duro e crudo, violento e inquietante come la storia che racconta, tratta dal romanzo omonimo di Don Winslow “Le belve” (Savages, nell’originale). E chi narra l’intera vicenda (una sola voce off anziché le sette del libro) confessa: “Il fatto che io ti stia raccontando questa storia non significa che alla fine ne esca viva. E’ una di quelle storie in cui le cose vanno molto fuori controllo”.
Quindi ci ritroviamo dalle parti della cosiddetta ‘pulp fiction’ che, proprio in un periodo in cui le sale italiane offrono altre due opere diverse, ma simili in quanto a struttura e narrazione cinematografica, dal William Friedkin di “Killer Joe” all’Andrew Dominik di “Cogan”. Non a caso lo stesso Stone aveva portato sul grande schermo il sorprendente soggetto di Quentin Tarantino in “Natural Born Killers - Assassini nati” nel lontano 1994, anche se c’erano stati allora come oggi attriti tra gli autori. Ambientata a Laguna Beach, splendida e luminosa spiaggia di Orange County, in California, è dimora di privilegiati e di annoiati, la pellicola narra la storia dell’affiatato terzetto composto dalla bella O (Blake Lively) – per Ophelia – e dei suoi ‘coinquilini’, gli ‘imprenditori’ Ben (Aaron Taylor-Johnson), buddista, ecologista e pacifista, e Chon (Taylor Kitsch), diffidente ex Navy Seal, che condividono un amore unico nel suo genere.
L’inseparabile trio conduce una vita tranquilla, agiata, libera e senza problemi, resa possibile dalla fruttuosa attività dei due amici: producono la migliore marijuana mai coltivata finora. Impresari ‘indipendenti ed onesti’, questa sorta di eroi locali forniscono il prodotto migliore, il più richiesto e al miglior prezzo. Ma la loro famosa erba e il loro innovativo affare hanno però attirato l’attenzione non disinteressata dello spietato cartello messicano di Baja, capeggiato dalla spietata Elena ‘La Reina’ (Salma Hayek), affiancata dal brutale braccio destro Lado (ottimo Benicio Del Toro), e dall’avvocato senza scrupoli Alex (il messicano Demian Bichir). Elena si impone prepotentemente ai giovani come socio e nessuno può osare dire no alla ‘Reina’, senza sacrificare qualcosa a cui ci tiene. Tanto che nemmeno il loro ‘complice’, l’ispettore Dennis (John Travolta) può fare niente.
Il regista ha amato soprattutto la struttura del romanzo, ma lo scrittore, Winslow (anche co-sceneggiatore con il regista stesso e Shane Salerno) ha sostenuto - anche se non completamente condiviso -, l’adattamento perché, nonostante il suo sia un linguaggio veloce, nel libro ci sono circa 350 scene anziché le venti del film. E due i finali. Però il secondo – quello più rassicurante –, secondo noi pregiudica il risultato, ma probabilmente sarà gradito al pubblico americano. Del resto anche il personaggio del poliziotto corrotto, è diventato più importante e camaleontico, perché nella pellicola non solo conduce il gioco ma è una sorta di burattinaio e l’unico che ne esce veramente vincente.
Una storia fresca, violenta ed iperrealista che diventa universale e persino inquietante, senza luoghi comuni né stereotipi e dove non si salva (quasi) nessuno, in tutti i sensi. Però, Stone non porta fino all’esasperazione questa favola nera, anche se la frenesia da video-clip dell’era digitale ben si adatta alla vicenda mozzafiato. Comunque la fiaba dark, piomba in un mondo senza pietà per diventare metafora di quello contemporaneo. E ci spingere a riflettere: siamo veramente diventati tutti delle ‘belve’? Anzi, solo vittime e carnefici? Oppure si tratta soltanto un incubo ad occhi aperti. Anche perché il regista stavolta, senza rinunciare alla sua visione del mondo né al suo stile, si ispira anche ai classici soprattutto per un finale dove si scontrano amore e odio, vita e morte, riportandoci in mente il western, sia il collettivo “Duello al sole”, ma ultimato e firmato King Vidor (dopo sei illustri colleghi) sia la trilogia del dollaro di Sergio Leone. Nel cast anche Emile Hirsch (Spin), da “Into the Wild” a “Killer Joe”; l’attrice e cantautrice messicana Sandra Echeverria (Magda), regina incontrastata delle telenovelas, famosa in 120 paesi, dall’America Latina al Sud-est asiatico e l’Europa Orientale; Diego Cataño (Esteban), Shea Whigham (Chad), Joaquin Cosio (El Azul) e Jonathan Carr (Valet).
La fotografia, quasi sempre ‘in pieno sole’, è firmata Dan Mindel, che ha lavorato anche con Ridley e Tony Scott, e J.J. Abrams; le scenografie da Tomas Voth che ha iniziato la lunga collaborazione con Stone fin da “Wall Street” e Talk Radio”; il montaggio da Joe Hutching, Stuart Levy e Alex Marquez, anche loro collaboratori di lunga data del regista; i costumi da Cindy Evans, da “Memento” a “Cappuccetto Rosso Sangue”; le musiche dal compositore britannico Adam Peters. José de Arcangelo 3+ stelle su 5 Nelle sale italiane dal 25 ottobre in 350 copie distribuito da Universal Pictures International Italy

Nessun commento: