venerdì 23 novembre 2012

Quando "Il sospetto" diventa una devastante psicosi collettiva, nel film di Thomas Vinterberg

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2012, dove il protagonista Mads Mikkelsen si è aggiudicato il premio per il miglior attore e il regista, Thomas Vinterberg il Premio della Giuria Ecumenica, “Il sospetto” – sceneggiato dal regista con Tobias Lindholm – è un toccante dramma su un tema sempre d’attualità come la pedofilia, anzi sul ‘sospetto’ che provoca pericolose paranoia collettive, spesso distruggendo l’esistenza del ‘presunto’ colpevole con una tale ferocia che raramente colpisce i veri pedofili, apparentemente insospettabili, quando non addirittura rispettabili.
Il regista danese Vinterberg, abbandonando definitivamente il Dogma 95 – di cui è cofondatore con Lars von Trier e autore del sorprendente “Festen - Festa in famiglia” – costruisce un inquietante e travolgente dramma intorno a un’innocente bugia che diventa verità quando il pregiudizio, il pettegolezzo, il dubbio e la maldicenza danno il via a una caccia (titolo originale e internazionale, Jagten - The Hunt) alle streghe che rischia di distruggere la vita di un uomo innocente. Racconta la vicenda di Lucas (Mikkelsen), un ex maestro elementare costretto a ripartire da zero dopo un brutto divorzio e la perdita del lavoro. Ma proprio quando tutto sembra andare per il verso giusto - lavora nella scuola della cittadina in cui vive e ha una nuova compagna -, una bugia qualsiasi, una storia inventata si diffonde come un virus.
La figlioletta del suo miglior amico, che spesso lo frequenta e si fa accompagnare a casa o scuola, per gioco o per dispetto, racconta alla preside quello che a prima vista sembrerebbe un abuso. E lo shock e i sospetti prendono il sopravvento. La piccola comunità viene travolta da un’ondata di isteria collettiva che travolge gravemente anche il figlio adolescente Marcus, deciso a trasferirsi dal padre, e persino la sua dolcissima cagnetta Fanny, mentre Lukas combatte una battaglia solitaria per difendere la sua vita e la sua dignità. Abbandonato, perseguitato, malmenato e isolato da tutti riuscirà a provare la sua innocenza solo in extremis, quando ormai la ‘macchia’ gli resterà addosso per sempre; e il sospetto, forse, lo accompagnerà fino alla morte.
Un argomento che viene da lontano, quando il sospetto diventa psicosi collettiva, quando le masse, la collettività intera viene travolta da paure ancestrali, fanatismi, razzismo o cieche vendette, e provoca delle conseguenze catastrofiche per la vittima, ovvero il malcapitato ‘presunto’ carnefice. Infatti, ci sono dei classici cinematografici dove le cause (bugie e sospetti) magari sono diverse, ma provocano le stesse pericolose conseguenze: da “La calunnia” di William Wyler (1936), da Lilian Hellman – rifatto dallo stesso regista nel 1962 in “Quelle due” -, in cui anche lì era la bugia di una ragazzina a distruggere la vita di due insegnanti; al celebre “Furia” di Fritz Lang, dove uno sconosciuto viene ingiustamente accusato del sequestro di una bambina. Ma anche il cinema italiano se n’è occupato con “Girolimoni, il mostro di Roma” di Damiano Damiani (1972) che ricostruiva la storia, vera, di un innocente fotografo (interpretato da Nino Manfredi) che, agli albori del fascismo, venne arrestato con l’accusa di essere un assassino di bambine. Provata la sua innocenza tornerà in libertà, ma sarà ancora e sempre ‘il mostro di Roma’, costretto a sopravvivere come un barbone.
“In una buia notte d’inverno del 1999 – ha dichiarato Vinterberg -, ho sentito bussare alla mia porta. Sotto la neve, davanti a me, c’era un noto psicologo infantile con alcuni documenti sui bambini e le loro fantasie. Voleva parlarmi di ‘memorie represse’ e – cosa ancora più inquietante – della sua teoria che ‘il pensiero è un virus’. Non l’ho fatto entrare. Non ho letto i documenti. Me ne sono andato a letto, invece. Dieci anni dopo avevo bisogno di uno psicologo e l’ho chiamato. Per una forma di cortesia tardiva ho letto quei documenti e sono rimasto sconvolto. Ho sentito che, in quei documenti, c’era una storia che andava raccontata. La storia di una moderna caccia alle streghe. Il mio film è il risultato di quella lettura”.
E, infatti, chi lo rifiuta, probabilmente, ha la stessa reazione che ha avuto l’autore la prima volta. Perché è difficile credere che un bambino possa mentire su fatti così seri e gravi, però a volte proprio perché ancora non sono coscienti o non conoscono il ‘significato’ di quello che sentono o vedono, possono soltanto ‘ripeterlo’ o ‘riportarlo’, come accade con ‘le grosse parole’ o ‘parolacce’. Certo, i bambini spesso dicono la verità soprattutto su questi mostruosi fatti, e i ‘veri’ colpevoli vanno perseguiti e puniti, ma tocca alla giustizia provare la loro colpevolezza e condannarli.
Non a caso, ad una vicenda simile, si ispira l’unico film italiano in concorso ad “Alice nella città”, ovvero “Pulce non c’è” di Giuseppe Bonito. Nel cast del “Sospetto” anche Thomas Bo Larsen (Theo), la piccola Annika Wedderkopp (Klara), Lasse Fogestrom (Marcus), Susse Wold (Grethe), Anne Louise Hassing (Agnes), Lars Ranthe (Bruun), Alexandra Rapaport (Nadja). José de Arcangelo (4 stelle su 5) Nelle sale dal 22 novembre distribuito da Bim

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