giovedì 29 novembre 2012

Tanti personaggi in cerca di un padre-padrone, ovvero "Una famiglia perfetta" per Natale

Una commedia particolare per un Natale diverso, "Una famiglia perfetta" di Paolo Genovese con un cast all stars all'italiana, in uscita domani 29 novembre in circa 450 copie distribuito da Medusa.
"C'è stato uno scambio con il film di Muccino, perché Paolo è stato molto veloce - afferma Letta di Medusa - sia in quanto a riprese che a post produzione. Al tempo stesso l'altro film esce in America solo il 6 dicembre. E' stato soltanto uno scambio e così Muccino uscirà a inizio gennaio quando sarebbe dovuto uscire questo, dato che pensavamo non sarebbe stato pronto. Paolo invece ha fatto tutto in meno di tre mesi". Leone ha 50 anni, è un uomo potente, ricco e misterioso ma soprattutto solo. Decide di affittare una compagnia di attori per far interpretare loro la famiglia che non ha mai avuto nella notte di Natale. Una 'famiglia perfetta' composta da il capocomico Fortunato (Marco Giallini), sua moglie Carmen (Claudia Gerini) deve interpretare la consorte del padrone di casa; l'anziana ex diva Rosa (Ilaria Occhini) e i più giovani Sole (Carolina Crescentini) nel ruolo della moglie di Fortunato; Luna (Eugenia Costantini) e Pietro (Eugenio Franceschini), i figli maggiori, e i bambini Giacomo Nasta (Daniele) e Lorenzo Zurzolo (Angelo, il 'professionista').
"L'idea nasce circa dieci anni fa - esordisce Genovese - quando venne proposto a me e a Luca Miniero (coautore del soggetto e cosceneggiatore, con cui per anni ha scritto e diretto film e fiction insieme ndr.) di dar vita ad un remake italiano del bel film spagnolo 'Familia'. Scrivendo una storia famigliare ambientata a Natale, abbiamo scoperto che l'originale aveva delle venature che non sentivamo nelle nostre corde ed era inutile fare un remake di un film così bello. Ci era piaciuta l'idea di un uomo solo che affitta una famiglia - là per la festa di compleanno -, ma era difficile da approccire, ci ha fatto fare corto circuito. Così siamo partiti dal soggetto spagnolo, dove la parte centrale era l'ineluttabilità delle scelete, una famiglia, dei figli; se ha fatto bene ad andare sia da una parte che dall'altra. Dieci anni fa c'era Sergio e dieci anni dopo c'è Sergio (Castellitto ndr.)."
"L'idea è geniale - ribatte Castellitto -, e Paolo è capace di trattare, di fare la vera commedia, che si differenzia dal film cosiddetto comico, perché significa raccontare con sapienza temi seri e affrontarli con leggerezza, con garbo. Il mio personaggio è un affettuoso cattivo, è la solitudine raccontata con disincantato sberleffo. E poi lavorare con un ventaglio di talenti come loro, avere accanto Giallini..." "E' il protagonista emotivo - continua -, ognuno è protagonista nel proprio segmento, l'idea, la domanda è 'come sarebbe la vita senza il Natale, e, come per gioco, cosa accadrebbe, forse, se avessimo l'occasione di amarci, il tentativo di volerci bene. Un po' come per le olimpiadi, dove ci sono tanti giovani che sventolano le bandiere, le guerra non ci sono più, la fame nemmeno, tutti giovani bravi che vincono gare." Ma l'importante è partecipare, appunto. "Rispetto all'originale è rimasta l'idea di affittare una famiglia per una festa - riconferma il regista -, in famiglia, e lo fa quasi per divertissement, si fa questo regalo mettendo gli attori in difficoltà, in relazioni fugaci. L'intento era quello di voler raccontare una storia e, in qualche modo, un rimpianto. Alla fine c'è un motivo, il rimpianto per cui 20 anni prima ha scelto di non sposare la donna che amava e di rinunciare a farsi una famiglia; e in generale su alcune scelte che facciamo nella vita. E per loro sono tutti diversi. Una storia dall'impianto famigliare era quello che io e Luca volevamo raccontare".
"Paolo mi ha proposto un ruolo distante dalle mie corde - dichiara Francesca Neri, nel ruolo di una donna arrivata per caso 'in famiglia' -, la sceneggiatura era fantastica, si passava dalla commedia all'amarezza, fatto importante e raro nel nostro cinema. Un personaggio difficile da immaginare il mio, l'unico personaggio 'vero' rispetto a tutta una famiglia che finge. L'ho vissuto un po' come una frustrazione, perché al mio arrivo loro erano diventati una famiglia anche come gruppo di attori. Le mie sono le situazioni più comiche in realtà, e dovevo trovare il modo giusto, senza esagerare, è importante ma Paolo sa quello che vuole e questo ti aiuta tantissimo". "Il mio personaggio è il cornuto - ribatte Giallini con ironia -, nessuno lo dice ma lo pensano, mi ha intrigato. E Sergio annuisce perché mi fa becco. Quando lei si volta con quella faccia... (sul finale ndr.) ancora mi rode, perché guarda Sergio l'unica volta che non sbucca dalla finestra, e poi sale in macchina. Se lui l'avesse baciata... Ma sono un cornuto pieno di sentimenti, cerca di muovere i suoi attori e di fare i conti con le proprie emozioni. I 'Sei personaggi incerca d'autore' (di Pirandello ndr.) mi ricorda una volta da ragazzino che i miei mi hanno preso di forza per andare a teatro, a vedere 'Enrico IV' con Romolo Valli all'Eliseo. Quando ho letto sceneggiatura è la prima cosa a cui ho pensato, ma non c'entra niente". "Come posso giudicare una persona - afferma la Gerini -, il mio personaggio, quando Giallini dice che è un cornuto. Io l'avevo letto e detto 'fino all'alba sono tua moglie', poi sono la moglie di un altro. In realtà non succede niente. Il personaggio è un'attrice che non vive un momento di grande successo, dopo due anni senza tournée, mio/suo malgrado accetta la sfida, su un doppio registro, una moglie che interpreta la moglie. Una donna piena di sentimenti, traboccante direi".
"Analizzati la situazione semioticamente - scherza ancora Castellitto -, io tiro una tenda, e ci sono 20 minuti di buio, in cui l'attore diventa cornuto. Il trauma nasce da quella scena". "Una dichiarazione d'amore agli attori no - riprende Genovese -, però mai come in questo film, una volta finito mi sono un po' spaventato, mi sono reso conto quanto questa sceneggiatura senza questi attori poteva non funzionare. La parte attoriale di solito è importante, ma non fondamentale come in questo caso. C'è questo (ambiguo ndr.) gioco del doppio, delle sfumature, quando sono personaggi e quando sono persone. Ora non puoi che constatare che sono stati bravissimi". "Comunque Paolo è un regista che ama gli attori - ribatte la Gerini -, l'ho sentito perché abbiamo passato tutti i giorni e tutte le notti insieme. Ho trovato una grande curiosità nel vedere le sfumature, quello che potevi dare alle scene. Ho capito che c'era un'attenzione, un affetto, un trasporto verso di noi. Le giornate lavoro erano segnate dalle battute ironiche, si mangiava insieme". "Studiava persino con noi le scene - ribatte la Crescentini -, ricordando i passaggi emotivi dei personaggi". "Mi piaceva il personaggio di questa donna che è stata attrice di un certo successo: è sola, fa dei ruoli non eccezionali, e l'idea di poter essere nonna, avere una bella famglia, dei nipoti. E' felice di rappresentarla e, quando nei momenti suoi, capisce che il capocomico è in difficoltà si butta in uno stagno per risolvere la situazione. E' attoriale e al tempo stesso personale. C'è molto teatro sotto sotto, il fatto pirandelliano è nella struttura di conoscenza teatrale, ma quello che fa Paolo è cinema".
"Ho iniziato a lavorare a 7 anni - dice Lorenzo Zurzolo - con Paolo in 'Amiche mie' (la fiction del 2008 per Canale 5 ndr.), mi sono divertito molto allora ed oggi. Ora ho 12 anni". "Registi come Paolo non ce ne sono", ribatte l'esordiente e coetaneo Giacomo Nasta. "Alla dichiarazione d'amore verso gli attori non ci avevo pensato - dice Eugenia Costantini -, ma è vero; ci siamo sentiti amati tantissimo, credevo fosse una commedia molto ironica, ma vedendo il film ho scoperto che è sentimentale, che ti fa pensare alle relazioni di coppia, alla famiglia". "Grazie a Paolo - ribatte Eugenio Franceschini - perché sono appena entrato in questo mondo e pensavo di rimanere un po' schiacciato rispetto agli altri, invece tutti mi hanno offerto leggerezza e sicurezza per esprimermi nel modo migliore che potevo fare. Se fosse stato più rigido e serioso sarebbe stato tutto più difficile". "Sono lusingato - ribatte il regista - ma il processo di scrittura è stato molto semplice, e non ho mai pensato di intellettualizzare la storia. Il mio è soltanto un ruolo, ovviamente dirigere gli attori è parte del mestiere che proviene da teatro. I riferimenti non li stai a cercare, e - per me - non lo sono mai in maniera cosciente".
"La mia è una famiglia numerosa - afferma Castellitto - non è perfetta, ma molto diversa di questa. Il teatrino degli attori nel film si racconta attraverso varie età, Eugenia è bellissima e per lei recitare è la vita, poi magari ci si accorge che la vita è un'altra cosa. Ci sono la grande attrice che dice 'sono stata, ho fatto, ho recitato al teatro greco. Marco è 'le cocou magnifique', si butta per denaro. Sono maschere nel senso più bello del teatro italiano, che è fatto di maschere". E poi "Natale è la festa più bella del mondo, in famiglia", dice il piccolo Daniele. "Non amo molto il Natale - ribatte Eugenia -, soffro molto non so perché, ma so che è molto difficile per me. Il film racconta qualcosa in più rispetto alla festa, un uomo solo che vorrebbe una famiglia perfetta. Contrastante". "Fa bene comunque il Natale - aggiunge Eugenio -, se si ha la consapevolezza di cosa è diventato, cos'è: un giorno diverso rispetto a tutto l'anno, è diverso dal normale, è un'occasione". José de Arcangelo

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