venerdì 21 dicembre 2012

Approda in sala senza il divieto "La bottega dei suicidi", nel segno dell'humour nero ma dove trionfa l'ottimismo

Presentato, fuori concorso, all'ultimo Festival di Cannes arriva nei cinema italiani dopo Natale (ma a Roma è uscito il 21 al Fiamma) - e per fortuna, nel frattempo, è stato revocato l'assurdo divieto ai minori di 18 anni deciso dalla commissione censura -, il primo lungometraggio d'animazione del regista francese Patrice Leconte e tratto dal romanzo omonimo di Jean Teulé "La bottega dei suicidi", appunto. Una commedia noir-musical che se non è dedicata proprio ai bambini non dovrebbe nemmeno disturbarli. Certo, il tono è quello dell'humour nero (quasi british), però proprio di quel mondo fantastico dei cartoni dove (non) si muore quasi per gioco, e il 'messaggio' che ne viene fuori dal film - grazie alla 'joie de vivre' del piccolo Alan - è che, nonostante tutto, 'la vita è bella', e va vissuta. E se la società in cui è ambientata può sembrare buia e invivibile non si discosta poi tanto dalla nostra, anzi da quella universale, pardon globale che in un certo qual modo è ridotta così per merito di un'economia virtuale dai risultati materiali disastrosi. Comunque, è sempre meglio sopravvivere che suicidarsi, anche se per alcuni è l'unica libertà rimasta, e nemmeno sempre. Infatti, come recita il primo brano della canzone dei Tuvache, gestori del negozio più in voga della città, ovvero quello che vende veleni, corde e ogni tipo di strumento valido per suicidarsi: "Contro la crisi e il carovita / scegli una dolce dipartita / Prendi il coraggio fra le dita / Canta con noi: viva il suicidio!" Però monsieur e madame Tuvache hanno appena avuto un terzo figlio che è l'incarnazione della 'gioia di vivere' e, mentre il piccolo cresce, tutto viene messo in discussione... Nella "bottega dei suicidi" - il cui slogan è "Se la tua vita è un fallimento, fai della tua morte un successo" - il 'marcio' inizia a farsi strada... Un cartone animato dal classico sapore perché Leconte, che da adolescente aveva fatto dei corti animati da autodidatta, e poi ha amato e lavorato nel campo dei fumetti, ha scelto il disegno tradizionale e ha usato il computer solo come supporto tecnico, privilegiando inquadrature e sequenze tra le più azzardate, se non impossibili, dificili da realizzare in una pellicola con attori. Quindi, un film che ameranno soprattutto quelli che non sopportano i 'pupazzi' elettronici così 'perfettini', però spesso senza 'anima'. Inoltre, non si tratta di un divertimento esilarante ma gustoso, tra ironia e satira, sorrisi e brividi. Un po' come lo è stato la versione musical de "La piccola bottega degli orrori" di Roger Corman, anche se era con attori in carne e ossa. I nomi dei protagonisti della famiglia Tuvache rimandano ai celebri suicidi: Mishima (voce di Pino Insegno); Lucrece, ovvero come Lucrezia Borgia, sua moglie (Fiamma Izzo), Marilyn come la mitica Monroe (Maria Laura Baccarini), la figlia; Vincent come van Gogh, il figlio maggiore (Alex Polidori), Alan come Turing, l'inventore del computer che si è suicidato con una mela bagnata di cianuro (Luca Baldini), e poi il fidanzato inatteso (Gabriele Lopez) e il pedone suicida (Umberto Broccoli). La pellicola, coprodotta da Francia, Belgio e Canada, vanta le musiche di Etienne Perruchon, amico e collaboratore di lunga data del regista. Partenza, volutamente in contraddizione, con la canzone di Charles Trenet "Y'ade la joie". José de Arcangelo (3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 28 dicembre distribuito da Videa - CDE

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