giovedì 27 dicembre 2012
"Mai Stati Uniti" nemmeno in America, ovvero quattro fratelli si conoscono in un viaggio nel Grande Paese, grazie ai fratelli Vanzina
I fratelli Vanzina tornano in America, ma stavolta non si tratta di una vacanza, perché "Mai stati uniti" è la storia di un viaggio, di cinque 'fratelli' fino al giorno prima ignari l'uno dell'altra: Vincenzo Salemme (Antonio), cameriere rovinato dalla mania del gioco; Ambra Angiolini (Angela), segretaria single divorata dall'anzia e dagli attacchi di panico; Ricky Memphis (Nino), un meccanico, divorziato, senza più lavoro e un figlio; Anna Foglietta (Carmen), una precaria votata unicamente allo shopping e all'apparenza; Giovanni Lernia (Michele), un ingenuo giovanotto cresciuto nello zoo in cui faceva il guardiano e da cui è stato cacciato. Una commedia italiana tradizionale nella struttura e al di sopra della media degli infaticabili fratelli sceneggiatori-registi che hanno sempre superato 'ogni' crisi del (loro) cinema negli ultimi quarant'anni. Dalla prima provocata dalla televisione e il video, all'ultima tra pirateria ed economia crollata globalmente.
"L'America è un chiaro richiamo per chi fa cinema - esordisce Carlo, regista -, un luogo dove niente è a prescindere, ed è impregnata dal cinema che tutti amiamo. Già nel '59 quando ho visto 'Intrigo internazionale' rimasi colpito da quella scena sul Mont Mushmore con Eva Marie Saint e Cary Grant, che non dimenticherei mai e che ogni volta che la rivedo è un piacere. Poi 'Una notte da leoni', perché volevamo amalgamare quel tipo di comicità americana con la nostra commedia all'italiana. Un concetto da portare avanti, partendo da un soggetto drammatico per fare un film comico. Infatti, in una situazione in cui i protagonisti credono - e noi crediamo - di farcela solo se sono solidali fra loro, una commedia ottimista che tenta di rinverdire i valori della famiglia che oggi, in questo caos generale, ci dimentichiamo".
"Ho fatto 16 film con loro - ribatte Maurizio Mattioli in partecipazione -. Non mi è facilissimo dire cosa provo, da 'Le finte bionde' in poi ci ho sempre lavorato, tanto che siamo diventata una sorta di fratellini, io quello che ha mangiato un po' di più. Sono unici, fra i pochissimi che permettono agli attori di partecipare al testo, perciò non c'è mai un intoppo. Hai l'opportunità di proporre la chiave per andare d'accordo. Abbiamo la stessa età, e sono passati 25 anni".
"Sono della Juve - esordisce il piccolo Andrea Pittorino che è Roby, tra fischi e applausi-, mi sono divertito tantissimo con attori bravissimi come tutti loro e soprattutto con Giovanni (Vernia), un sacco di esperienze bellissime sulle montagne russe a Las Vegas. Carlo è il regista più bravo che ho conosciuto nella mia carriera. La prima fiction l'ho iniziata con lui e anche il primo film. Ringrazio tutti".
"Siamo andati a vedere al MGM di Las Vegas lo spettacolo di David Copperfield - ribatte Memphis -, dove tutti gli scelti erano pali, invece lui ha scelto me, e sul palcoscenico mi ha fatto apparire un macchina in testa ma non sono riuscito a vedere il trucco. Il giorno dopo pensavo di essere diventato famoso, ma la gente mi fermava e diceva: Copperfield. Divertentissimo negli Usa perché siamo stati nei posti dei grandi film, poi io sono un amante degli indiani d'America, mi sono trovato nella patria di Toro Seduto, accanto al monumento al 7° Cavalleggeri...".
"Divertente la battuta in cui scambiamo i presidenti (americani sul Monte Mushmore, con Sensi ndr.) - aggiunge il regista -, oppure l'urna portata in viaggio come in 'Una notte da leoni', la Monument Valley di John Ford e l'albergo dove ha dormito John Wayne, una serie di divertissement vanziani fatti con affetto".
"E' stato un viaggio socio-antropologico - dice la Foglietta - in una convivenza forzata con quattro attori e un bambino, e Carlo ci portava per mano a visitare e vedere. Inoltre ho scoperto là di essere incinta, è stata un'esperienza umana fantastica, tra figlio e marito. Un film fatto con molta professionalità e amore. Grazie a tutti, anche Rai cinema".
"All'inizio non volevo partire - confessa Salemme -, bisogno abituarsi ad un paese diverso da noi, ma con Carlo lavoro già da un po', con Enrico scrivono sugli attori, ti fa fare personaggio sulla stessa natura, e ovunque mi chiami io ci vado. Finivamo di girare la sera, però loro mangiano solo carne, e mettono aglio dappertutto, e ti rimane la puzza. Però siamo stati benissimo".
"Vincenzo aveva paura di partire, ma io sono partita un po' dopo - ribatte l'Angiolini -, ho avuto attacchi di panico durante la vera partenza per raggiungerli, orrore di 13 ore di volo. Come Angela si è adattata, anch'io a misurarmi con quelli che credevo i miei limiti. Abbiamo visto un'America fuori dai luoghi comuni, selvaggia, che poco ricordiamo. Li abbiamo osservati vivere nelle loro assurdità, non come li immaginiamo, lavorato con ragazzi anche sull'esperienza di lavoro anche importante, e portare a casa qualcosa di diverso. Il mio è un ruolo comico che spesso non mi viene affidato, lavorare su qualcosa che possa gratificarci come strappare le risate, e ci siamo divertiti anche alla proiezione. Un'esperienza che ricorderò per molto tempo".
"Il primo giorno dovevo fare la scena sotto la doccia - confessa Lernia -, e pensavo si usasse un paio di mutandini. Invece sono uscito nudo dalla doccia, e dovevo fare un percorso dentro la Spa, passare davanti a tre ragazze. Già non sono abituato a girare nudo per casa figuriamoci al cinema: correvo, scappavo ma per terra era bagnato, sono scivolato e presso una trambata e sono finito per terra. Una scena umiliante per un uomo, il primo giorno di riprese, mi sono trovato davanti a tre donne a palle all'aria e con un braccio tumefatto. L'America dopo, è stata una passeggiata, mi sono divertito come un pazzo, a Las Vegas mi è piaciuta la vita notturna, e Carlo ci veniva dietro come un viveur. Mi sono trovato da dio, mi lasciava libero, 'vai in giro' ti diceva, e poi da genovese uno che ti offre sempre la cena. E' un grande professionista, un uomo che ti mette a tuo agio, ti coccola, ci ha portato lui, ci ha accudito come fossimo suoi figli. Inoltre ha già in mente il montaggio, non ti fa lavorare a vuoto. Gira tre volte poi basta, ti fa risparmiare tempo, energia e ti permette di andare a ballare".
"In un'intervista, Robert Benton ha detto che quando aveva in mente il suo primo film - dichiara Enrico Vanzina -, il produttore Robert Altman gli aveva detto 'l'importante è parlare con gli attori perché sono loro che mettono la faccia', così il rapporto con Meryl Streep è andato diversamente. Carlo gira seguendo la sceneggiatura tutti insieme, con gli attori che hanno portato tantissimo, migliorato il film rendendolo più vero, simpatico, comico".
"In America non mi hanno portato - ribatte il cosceneggiatore Edoardo Falcone -, ma nella sceneggiatura il ritmo è una bella cosa. Loro sono due signori, due persone carineissime".
"Non lavoriamo spesso con altri - ribatte Enrico -, ma in passato abbiamo scritto qualche film con Benvenuti e De Bernardi, i noir con Ferrini, e poi con Neri Parenti. Edoardo come attore è molto spiritoso, il suo idolo è Aldo Fabrizi, che io ho conosciuto sul set di 'Guardie e Ladri'. Gli piace la commedia all'italiana, ha trovato, forse, più problemi con noi, ma è molto carino, intelligente, ci siamo trovati bene insieme. Racconta i cavoli degli altri, è un perfetto sceneggiatore, sono felicissimo".
"Ci siamo capiti subito - conferma Falcone -, la loro disponibilità nei miei confronti, e poi abbiamo lavorato nella vecchia casa/studio di Steno (Stefano Vanzina, padre dei fratelli ndr.), dove si parlava di Marchesi, Flaiano. Sono delle belle persone".
"Noi abbiamo cominciato con 'Sapore di mare' - riprende Carlo -, poi 'Vacanze di Natale' che pian piano è diventato cinepanettone con una deriva di altro tipo. La cosa curiosa è che Aurelio (De Laurentiis ndr.) ha fatto dei cambiamenti, oggi che ci sono film più volgari di quelli di prima come 'I soliti idioti', perché tutti l'avevato dato per spacciato, morto. 'Colpo di fulmine', invece è stato il primo. La commedia non ha bisogno di volgarità, di sensasionalismo, ma dell'identificazioni dei nostri problemi divertendoci. 'Il cinema è morto' è un messagio iconoclasta che non capisco. Quest'anno i festivi sono messi bene, credo il problema che sia stato preso sottogamba è quello della pirateria, perché il cinema italiano viene 'scaricato' tantissimo".
"Anna è anche interprete di 'Colpo di fulmine' - ribatte il fratello Enrico -, due colpi meravigliosi. L'altr'anno con 'Vacanze a Cortina', la stampa in generale diceva il cinepanettone deve morire, ma nel giro di 12 mesi sembra dire 'a ridateci Boldi-De Sica'. Cosa è successo ad Aurelio che ha rinunciato al brand natalizio, i film di Natale, quelli veri sono usciti a novembre, c'è un'offerta un po' diverso, forse, è più da Natale il nostro che esce dopo. 'Hobbit' è molto lungo e non riesce a sfruttare il suo potenziale. 'Vita di Pi' in 3D, forse, sbagliato. I cartoni animati quest'anno sono andati tutti bene tranne a Natale".
"Giuliano Taviani ha fatto le musiche appropriate e carine - dice Carlo -, il 'Vanzina Lake' l'ha fatto la titolista. I film di Elio Petri e Luchino Visconti riempivano le sale, adesso c'è la resa dei conti, il cinema italiano così come è strutturato non si può permettere film d'autore. Le commedie sono sempre andate bene e continuano a esistere. Inteso a 360° il cinema dimostra che non va più. Parlare degli incassi di ieri dimostra che è un momento drammatico per il cinema italiano".
"E' cambiato qualcosa - continua -, i miei amici non vanno più al cinema, i ragazzi sono quelli che vanno più al cinema. Tutti hanno una storia da raccontare e storie da ascoltare, dobrebbe essere a tutti i livelli io voglio vedere cinema in sala, a casa, in albergo. Noi e gli attori raccontiamo storie, le mettiamo in scena, le recitano, poi il nostro lavoro verrà riconosciuto in qualche maniera. Io sono ancora affascinato dal momento in cui si spengono le luci. Sono vecchio per capirli 'I soliti idioti', ma se piacciono ben vengano".
"Per quel che intende l'industria cinematografica in Italia, la stagione è corta - ribatte Enrico -, finisce il 15 maggio e riparte ad ottobre, la maggior parte dei film ha pochissimo tempo per vivere. Oggi il film viene deciso dal padrone del multiplex, prima va nella sala più grande, poi passa alla sala 6, per finire nella 7. In un tempo più lungo il solito sfavorito può diventare vincitore, perché ora sfruttiamo i film solo 6 giorni, e in tre ore viene deciso il suo destino, anche se ha un potenziale superiore".
"E' sempre un piacere lavorare con Carlo ed Enrico - chiude Fulvio Lucisano, produttore con la figlia Federica - e di bissare il successo del loro precedente film". E "Mai stati uniti" esce il 3 gennaio in 350 copie distribuito da O1 per IIF, appunto.
José de Arcangelo
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