giovedì 6 dicembre 2012
Ennesima versione di "Grandi speranze" di Charles Dickens firmata senza brio da Mike Newell, con Ralph Fiennes
Ancora una trasposizione del celeberrimo romanzo omonimo di Charles Dickens, adattata dallo scrittore David Nicholls ("Un giorno" da cui il film) e diretta dal bravissimo artigiano Mike Newell (da "Quattro matrimoni e un funerale" a "Harry Potter e il calice di fuoco", passando per "Donnie Brasco"), nonché prodotta dall'attivissima coppia Elisabeth Karlsen e Stephen Wolley (da "La moglie del soldato" a "We Want Sex" e "Star System").
Discreta, fedele e 'accademica' trasposizione velata da una gotica atmosfera, nella media delle produzione della BBC Films che l'ha finanziato, e come ogni nuova versione riserva la parte dei tormentati adulti a bravi e noti attori del grande schermo - nella precedente versione, in chiave contemporanea "Paradiso perduto", firmata da Alfonso Cuaron, c'erano Robert De Niro e la rimpianta Anne Bancroft -, in questo caso tocca a Ralph Fiennes la parte di Madwitch ed a Helena Bonham-Carter quella di Miss Havisham, già sposa abbandonata sull'altare, mentre i giovani in ascesa sono Jeremy Irvine ("War Horse" di Steven Spielberg) nel ruolo del giovane Pip e Holliday Grainger ("The Borgias" in tivù) in quello di Estella.
Per chi vuole ricordarsi in breve la storia, "Grandi speranze" narra la storia di un misterioso beneffattore (Fiennes) che offre a Pip, ragazzino rimasto orfano, la possibilità di riscattarsi dalle sue umili origini. Ritrovatosi nel mondo profondamente classista della Londra della seconda metà dell'Ottocento (che oggi, vista la crisi globale, sembra rinascere), Pip (Irvine), diventato gentiluomo, usa la sua nuova posizione per corteggiare la bella Estella (Grainger), ereditiera viziata e incapace di amare della quale è perdutamente innamorato fin dall'infanzia, da quando i due si erano incontrati grazie alla disillusa Miss Havisham (Bonham-Carter). Purtroppo, però, la sconvolgente verità che si nasconde dietro la grande fortuna che Pip ha ricevuto in regalo scatenerà una serie di conseguenze davastanti per tutto ciò che gli sta più a cuore.
Il classico melodramma ottocentesco, nelle mani di Newell, diventa una gelida rilettura senza eccessi né scatti di originalità ma, come di consueto nel cinema britannico, coinvolge senza commuovere, ci trasporta nello squallore e nella crudeltà della Londra di oltre due secoli fa con una certa freddezza, senza annoiarci né sconvolgerci più tanto, quasi ci trovassimo davanti ad una favola nera dove, nonostante il tragico destino dei protagonisti, alla fine regnerà la pace, anzi la rassegnazione. E, come di consueto nel cinema britannico, la cornice è ottima, grazie alla fotografia di John Mathieson (due nomination all'Oscar), alle scenografie di Jim Clay (da "La moglie del soldato" a "Match Point"), ai costumi di Beatrix Aruna Pasztor, già collaboratrice di Gus Van Sant; al trucco e acconciature di Jenny Shircore (due candidature anche per lei) e al montaggio di Tariq Anwar (da "American Beauty" a "Il discorso del re"). Le funzionali musiche sono firmate da Richard Hartley.
Nel bel cast anche Ewen Bremner ("Trainspotting") nel ruolo di Wemmick, Jason Flemyng ("X-Men: l'inizio") in quello di Joe Gargery, un'irriconoscibile Sally Hawkins ("La felicità porta fortuna) nella parte di Mrs. Joe, Tamzin Outhwaite in quella di Molly, David Walliams nel ruolo Mr. Pumblechook, Jessie Cave in quello di Biddy, Olly Alexander come Herbert Pocket, Robbie Coltrane nella parte di Jaggers, Ben Lloyd-Hughes e William Ellis nel ruolo di Compeyson.
José de Arcangelo
(2 stelle su 5)
Nelle sale dal 6 dicembre distribuito da Videa-CDE
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