sabato 8 dicembre 2012

Per niente 'quasi' ma "Troppo amici", una commedia francese divertente ma non troppo della fortunata coppia Toledano-Nakache

Dopo il successo inaspettato di "Quasi amici", viene recuperata la commedia precedente della coppia di registi Eric Toledano e Olivier Nakache, nel cui cast c'è anche lo scatenato Omar Sy. Così il titolo italiano "Troppo amici - Praticamente fratelli" non tragga in inganno, anche se si tratta pur sempre di una commedia.
In questo caso la storia è corale perché al centro c'è una coppia, il loro pestifero ragazzino, e l'invadente famiglia di lei, il fratello, Jean-Pierre (François-Xavier Demaison), la cognata Catherine (Audrey Dana) e la loro figlia, Gaelle; la sorella single Roxane (Joséphine De Meaux) alle prese con una relazione con Bruno (Omar Sy), un medico di colore (che tutti prendono per inserviente o al massimo come infermiere) e, naturalmente i genitori/suoceri.
Infatti, quando Alain (Vincent Elbaz, il vero protagonista) ha sposato Nathalie (la sempre fresca e luminosa Isabelle Carré) non sapeva che avrebbe sposato anche tutta la sua famiglia. E ogni sabato sera tocca andare a cena da Jean-Pierre... Naturalmente fra problemi comuni a tutti come disoccupazione e lavoro, figli terribili e adulti che si rifiutano di crescere (Alain), incomprensioni e litigi, le coppie scoppiano e le mogli prendono la strada della vita comunitaria Nathalie ospita immigrati pachistani senza tetto, mentre Catherine 'diventa' ebrea ortodossa, sconvolgendo anche la vita dell'intera famiglia. Gli autori non si sono accontentati dei lori aneddoti familiari, tanto che hanno addirittura sentito un consulente familiare.
"La famiglia è uno dei temi che ci ha sempre affascinato - dichiara Toledano -. Rappresenta uno spaccato della realtà di ognuno di noi. Passiamo la vita a cercare di staccarci dalla famiglia, ma allo stesso tempo non possiamo farne a meno tanta è l'influenza che esercita su di noi. E' alla base della nostra vita, anche se piena di paradossi. Per alcuni è il solo rifugio possibile, per altri una specie di prigione soffocante". Naturalmente, il tutto è stato poi portato all'esasperazione, anche perché hanno "scoperto il concetto di 'invasione' di un nucleo familiare da parte della famiglia diorigine di uno dei due. E' una situazione molto frequente - continua Toledano - che genera tensioni molto profonde, dalla quale abbiamo preso spunto per tracciare alcuni aspetti della vita di Jean-Pierre". Comunque, la commedia funziona a fasi alterne, offrendo qualche scena in cui molti si identificheranno (vedi la 'visita' iniziale a Ikea), oppure la scena delle catastrofiche cene che probabilmente prendono spunto dalla commedia all'italiana. Poi c'è il rapporto padre-figlio, la "trasmissione" di valori di padri in figlio.
"Come può Alain crescere - a parlare è ancora Toledano -, quando suo padre, parrucchiere e fabbricante di parrucche, a 60 anni passati ancora corre dietro alle diciottenni? A sua volta, Alain sta trasmettendo al figlio il gusto della scena, del divertimento. Ma gli sta passando anche tutte le sue angosce, anche se a livello inconscio. E' quanto sostengono anche gli psichiatri infantili: 'un ragazzo disturbato non lo è mai per caso, è il risultato di una famiglia disturbata'. Tutti si chiedono perché Lucien sia così insopportabile, e la risposta è che dipende dalle tensioni esistenti fra Alain e sua moglie Nathalie". Quindi, una commedia che mette sotto la lente di ingrandimento la famiglia che tradizionale non lo è più, ma non è ancora di nuovo tipo, ma soprattutto, catastroficamente, sperimentale e/o allargata, anzi scoppiata. Non riuscita come il fenomeno "Quasi amici" né tanto divertente come si potrebbe pensare, anche perché ambiente e riferimenti, non sono in questo caso universali. Spesso 'locali', come il quartiere-località Choux de Creteil. E anche se i registi dichiarano di amare e trarre ispirazione da registi d'oltralpe del calibro di Yves Robert e Claude Sautet, da Claude Lelouch a Klapisch, e persino a Woody Allen, non sempre ci riescono.
Completano il cast attori sconosciuti al grande pubblico italiano, anche se veterani del teatro e del cinema francese: Jean Benguingui (Prosper, il padre di lui), Lionel Abelanski (Charly), Renée Lecalm (Geneviève), Catherine Hosmalin (Nicole) e i piccoli Max Clavelly (Lucien) e ... (Gaelle). José de Arcangelo (2 stelle su 5) Nelle sale dal 6 dicembre distribuito da Moviemax

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