venerdì 11 gennaio 2013
Addio, anzi arrivederci, alla forte dolcezza della guerriera del palcoscenico Mariangela Melato
Anche Mariangela Melato se n’è andata e con lei un’artista ineguagliabile, una donna, un’attrice come poche nel nostro teatro e nel nostro cinema che ultimamente l’aveva un po’ trascurata, se non dimenticata. Infatti, negli ultimi decenni l’avevamo vista spesso e volentieri divisa fra piccolo schermo e teatro – il suo primo amore – in ruoli indimenticabili, classici e contemporanei, dalle mitiche Medea ed Elettra, alla protagonista del “Dolore”, ispirato al testo di Marguerite Duras; oppure nella “Filumena Marturano” televisiva voluta da Massimo Ranieri.
Una bellezza atipica e particolare, una fisicità unica, un cervello sincronizzato perfettamente col cuore di una donna speciale che, nella vita come nell’arte della recitazione, esprimeva emozioni e sentimenti perché, come diceva lei stessa, solo chi è timido e sensibile può esprimere la vita. Infatti, un attore che affronta il palcoscenico troppo sicuro di sé è soltanto un ottimo ‘tecnico’.
E proprio sul palcoscenico Mariangela aveva debuttato negli anni Sessanta prima con Dario Fo, poi guidata niente meno che da Luchino Visconti, a cui seguirono Luca Ronconi – un lungo sodalizio – e Garinei e Giovannini in “Alleluia brava gente”, un musical di successo in cui dimostrò di avere grandi doti di cantante e ballerina, fino alle ultime rappresentazioni per lo Stabile di Genova.
Nata a Milano il 18 settembre 1941 (e morta oggi in una clinica romana per un tumore al pancreas), Mariangela è approdata al cinema nel 1970 quando che era ormai un’affermata attrice di teatro, iniziando con piccoli ruoli in meno di una decina di film, da “Thomas e gli indemoniati” di Pupi Avati a “Per grazia ricevuta” di Nino Manfredi. E l’affermazione come protagonista arriva l’anno successivo, quando gira quasi contemporaneamente “La classe operaia va in Paradiso” di Elio Petri (1971), “La violenza: quinto potere” di Florestano Vancini, entrambi del 1971, e soprattutto “Mimì metallurgico ferito nell’onore” di Lina Wertmuller (1972) che, dopo la presenza al Festival di Cannes nei due film, la consacra a livello internazionale come rivelazione del cinema italiano e stella nascente del firmamento della settima arte.
In seguito una galleria di personaggi indimenticabili del cinema d’autore e non, impegnato o di intrattenimento, da “Lo chiameremo Andrea” di Vittorio De Sica (1972) a “La poliziotta” di Steno (1974), da “Sterminate gruppo zero” di Claude Chabrol a “Orlando furioso” di Luca Ronconi (1975) - che aveva già interpretato in teatro -, nella doppia versione televisiva e cinematografica; da “L’albero di Guernica” di Fernando Arrabal (1975) a “Film d’amore e anarchia…” e “Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico” (1986), ultima collaborazione con la Wertmuller e sempre in coppia con Giancarlo Giannini.
Ma la grande attrice ha lavorato anche con Mario Monicelli (“Caro Michele” e “I panni sporchi”), con Franco Brusati (“Dimenticare Venezia” e “Il buon soldato”), Sergio Citti (“Casotto”, accanto alla sorella Anna, e “Mortacci”), Valentino Orsini (“Figlio mio infinitamente caro”), Giuseppe Bertolucci (“Oggetti smarriti” e “Segreti segreti”), ancora con Avati in “Aiutami a sognare”, Maurizio Nichetti (“Domani si balla”), Alberto Bevilacqua (“Attenti al buffone”), Luigi Comencini (“Il gatto”), Renzo Arbore (“Il pap’occhio”), amico e compagno di una vita; Cristina Comencini (“La fine è nota”); Sergio Corbucci (“Di che segno sei?” e “Bello mio, bellezza mia”, ancora in coppia con Giannini). Infatti, in America è stata ‘scoperta’ soprattutto dopo “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” (1974), tanto da diventare protagonista di un fugace passaggio hollywoodiano, prima nel “Flash Gordon”, prodotto da Dino De Laurentiis, e poi nella commedia “I jeans dagli occhi rosa”di Andrew Bergman (1981), accanto a Ryan O’Neal. Un ruolo (la contessa) anche in “Dancers” di Herbert Ross (1987), da noi nemmeno uscito in sala.
Aveva vinto ben cinque David di Donatello, più tre speciali, l’ultimo nel 2000; e altrettanti Nastri d’Argento; il Golden Globe 1973 per “Mimì metallurgico”; il premio alla carriera al festival di Taormina (Arte Award). Era stata membro della giuria al Festival di Cannes (1983) e alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (1989). Sempre pochi se si pensa alla sua alla sua instancabile e irrefrenabile passione per il proprio lavoro e l’impegno civile. Non a caso proprio ai suoi funerale è stata ricordata da Emma Bonino.
José de Arcangelo
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