lunedì 28 gennaio 2013
"Ciao Italia" in un documentario i sogni e le ragioni della 'fuga' di Italiani a Berlino
Approda nelle sale un altro interessante documentario italiano d’attualità che tenta di spiegare perché tanti connazionali - dal nord al sud -, anche intere famiglie, siano emigrati, anzi quasi auto esiliati a Berlino. Infatti, il documentario “Ciao Italia” di Barbara Bernardi & Fausto Caviglia ci fa scoprire che, al di là del posto di lavoro, del poter guadagnare
qualcosa in più, questi italiani preferiscono l’ex capitale divisa perché da noi ormai non vengono riconosciuti i più elementari diritti nemmeno dei bambini, quali il diritto allo studio, all’istruzione, ad una scuola che sia veramente per tutti, accogliente e attenta all’educazione ma anche al benessere dei ragazzi. Ma non solo, dato che oltre ai diritti di tutti, non vengono riconosciuti nemmeno i meriti, ed è difficile persino essere giusti ed onesti.
La capitale tedesca – si legge nella presentazione del film - è stata vista negli ultimi anni come la panacea di tutti i mali, il mitico nirvana dove re-iniziare la vita era come un gioco possibile a tutti. Berlino ovvero il sogno che si fa realtà. Berlino, dove la vita non costa nulla; dove le case se non le regalano, quasi; dove i servizi sono una cosa inconcepibile qui da noi; dove la burocrazia è per finta; dove trasporti, istruzione, svago, teatri e chi ne ha più ne metta, sono alla portata di tutti con un livello d’eccellenza straordinario che sa unire la meticolosità e la precisione teutoniche con la creatività e l’improvvisazione dei nuovi abitanti.
Bernardi e Caviglia hanno voluto scavare, documentare, sentire, farsi strumento d’indagine e la realtà che esce dal loro lavoro è ben lontana, diversa da quanto ci hanno raccontato altri e con altre forme. Visto che le persone intervistate, come accennavano, avevano un posto di lavoro in Italia ma non potevano fare altro che ‘sopravvivere’ e nemmeno dignitosamente.
“Abbiamo scelto delle persone con Corrado Lampe, uno dei fondatori dell’Associazione Malaparte (luogo d’incontro e di resistenza e protesta alla situazione politica italiana attuale ndr.) – afferma la Bernardi -, con delle storie particolari, emigrata non perché non avesse un lavoro, o la casa ma soprattutto perché non si trovava più bene nel proprio paese”.
“Nell’associazione ci tante situazioni diverse – ribatte Caviglia -, sono 15mila iscritti, inclusi artisti, bohemienne, studenti, tutti in cerca di qualcosa, perciò abbiamo scelto tra gli emigrati che si erano trasferiti da poco, intere famiglie - genitori e figli da crescere – emigrate quasi in maniera violenta, come in fuga da una catastrofe; per paura di non poter dare un futuro ai figli, non per scelta”.
Un docu-film autoprodotto (da Monsieur Cheville e Alberto Osella&Partners) nato, come dice la Bernardi, “da un’idea comune e si è sviluppato insieme, discutendo e confrontandosi in ogni scelta. Abbiamo entrambi selezionato, intervistato, girato e montato il documentario, creando il racconto attraverso l’esperienza delle interviste e la riflessione sulla città e sui suoi rapporti con i protagonisti”.
Poi l’hanno presentato al Babylon Mitte di Berlino nell’arco di quattro giorni, di cui il primo giorno da tutto esaurito (tre spettacoli), e non solo da italiani residenti ma anche da molti tedeschi meravigliati e incuriositi da questo fenomeno che osservano da qualche anno.
Quindi, in un’ora scarsa (52’) la pellicola riesce a farci capire differenze e vantaggi, realtà e illusione di questi emigrati, ma anche che, oltre la crisi, sono tante le ‘cose’ che l’Italia deve risolvere se vuole ancora restare in Europa e non solo teoricamente e/o istituzionalmente perché sono ‘tutti gli italiani’ ad avere diritti e non solo doveri da rispettare (e più spesso da ‘pagare’).
José de Arcangelo
Nelle sale dal 30 febbraio: a Roma al Nuovo Cinema Aquila nell’ambito di Marcoledì Doc
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