martedì 22 gennaio 2013

In un docufilm originale e inquietante la verità e le conseguenze della tragedia giapponese "Fukushame - The Lost Japan"

La tragedia di Fukushima col senno di poi, tra conseguenze e responsabilità, dolore e ricordo, rassegnazione e ribellione, verità e menzogna in un interessante e originale documentario diretto da Alessandro Tesei, creato con Matteo Gagliardi che ha contribuito soprattutto nella pre e postproduzione, tra immagini e montaggio:
“Fukushame - The Lost Japan”. Infatti, i due autori firmano soggetto e sceneggiatura di un docu-film vivace e innovativo, in raro equilibrio tra inchiesta e film verità. L’11 marzo 2011 il Giappone è stato colpito da uno dei più violenti terremoti mai registrati, seguito da uno tsunami che distrusse chilometri di costa e pianura. Sulla costa l’onda, superando ogni barriera di sicurezza, arrivò a danneggiare seriamente la Centrale Nucleare di Fukushima provocando un rilascio ingente di particelle radioattive che si disperdono in tutto il Giappone a macchia di leopardo.
Una zona di restrizione, la “No-Go Zone”, di 20 km. di diametro, viene immediatamente evacuata divenendo territorio off-limits per chiunque. Sette mesi dopo la sciagura Tesei, fotoreporter italiano, riesce ad entrare nell’area proibita portandosi fino a mille metri dalla centrale, con l’aiuto di un gruppo di animalisti della ‘Animal Forest’ che può accedere perché la loro sede si trova proprio in quella zona. “Fukushame” raccoglie le immagine di questo viaggio, numerose interviste e contributi speciali di grande rilevanza ponendo seri interrogative sull’opportunità o meno del nucleare civile.
“E’ un inquietante viaggio – dice il regista – fra le città fantasma dei 20 km di zona proibita attorno a Fukushima, dove le uniche forme di vita che si possono incontrare sono gli animali sopravvissuti allo stato di abbandono: mucche, pecore, struzzi, ma anche diecimila cani lasciati da famiglie a cui è stato vietato di tornare a prenderli. Un tour dell’ansia, che cresce con l’aumentare dei bip del contatore geiger, ‘unica voce della verità in mezzo a un mare di menzogne’.” Le immagini, infatti, mostrano il contrasto fra la bellezza di un’area immersa nel verde e il pericolo ‘invisibile e sempre presente della radiazione nucleare’, filtrando tutto attraverso l’ottica grandangolare che, come la radioattività, altera e deforma tutto ciò che incontra. Riprese ‘non autorizzate’, confessioni rubate, appelli inascoltati per un atto d’amore per il Giappone e per questo nostro mondo, anzi Pianeta, messo sempre più a rischio dall’irresponsabilità, anzi dall’incoscienza di chi ci governa. E grazie al contributo del giornalista Pio D’Emilia (Sky Tg24) – che vive in Giappone da vent’anni - il film vanta, tra preziose testimonianze, l’intervita esclusiva ed inedita a Naoto Kan, ex premier nipponico.
E Teatro Primo Studio ha scelto il problema ambientale che è anche politico e sociale, per produrre il suo primo documentario che cerca di offrire allo spettatore di conoscere meglio e, quindi, di poter scegliere quale sia la strada da seguire nel campo delle energie ‘pulite’. José de Arcangelo (3 stelle su 5) Nelle sale dal 23 gennaio, nell’ambito di Mercoledì Doc, a Roma al Nuovo Cinema Aquila, a Milano al Palestrina

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