giovedì 24 gennaio 2013
La regista polacca Agnieszka Holland ritrova tutta la sua intensità creativa nel dramma "In Darkness"
La regista polacca Agnieszka Holland – autrice tra gli altri de “Il giardino segreto” e “Poeti dall’inferno” -, torna in patria e ritrova tutta la sua intensità drammatica e creativa in una storia - l’ennesima ma non la consueta - sull’olocausto e dintorni.
Ancora una vicenda, ispirata a uomini realmente esistiti e fatti realmente accaduti, che ci spinge a riflettere sull’ambiguità del genere umano, sempre in bilico tra bene e male, tra solidarietà e ferocia.
Tratto dal libro “Nelle fogne di Leov” di Robert Marshall, adattato e sceneggiato da David F. Shamoon, narra la storia del polacco Leopold Socha, operaio del sistema fognario e ladruncolo a Lvov (odierna Leopoli in Ucrania), nella Polonia occupata dai nazisti, che decise di aiutare un gruppo di famiglia ebrea in cambio di denaro, nascondendolo nelle fogne della città.
Ma la situazione, viste le misure repressive e le rappresaglie effettuate dai nazisti, precipita. Tutti dovranno trovare un modo per scampare alla morte nei successivi 14 mesi vissuti in un continuo stato d’allarme. E Leopold, rinunciando persino al lato ‘economico’ della vicenda, finirà rischiando non solo la propria vita ma anche quella della sua famiglia per aiutare i perseguitati a sopravvivere.
Un ambientazione già portato sul grande schermo da Andrzej Wajda, maestro della stessa Holland (è stata la sua assistente negli anni ’80, così come co-sceneggiatrice per Kieszlowski), nel capolavoro “I dannati di Varsavia”, ma da un altro punto di vista (lì erano i soldati insorti a rifugiarsi nelle fogne). Qui, invece, l’autrice riesce a mettere in risalto come l’Uomo possa dimostrare da una parte una ferocia inusitata (i nazisti e l’olocausto) e dall’altra l’altruismo e una generosità inaspettata (il disperato ladruncolo che rinuncia a tutto pur di salvare i perseguitati).
Infatti, la regista afferma: “Il 2009 ha portato una quantità di storie nuove sull’Olocausto attraverso libri e film. Viene da chiedersi se non sia stato detto tutto sull’argomento. Eppure, secondo me, il mistero principale non è stato ancora rivelato e nemmeno analizzato completamente. Com’è stato possibile questo crimine (l’eco del quale risuona ancora in diverse parti del mondo, dal Ruanda alla Bosnia)? Dove si trovava l’Uomo in quel periodo critico? Dov’era Dio? Tali vicende e azioni rappresentano l’eccezione nella storia umana o rivelano piuttosto una verità oscura, intima sulla nostra natura?”
Ecco il centro di un dramma che, accaduto in un periodo storico preciso, assume una valenza universale perché potrebbe essere successo (e succedere ancora) ovunque nel tempo e nello spazio, e racconta una delle tante vicissitudini e alcuni dei destini (incrociati) in cui uomini e donne sono costretti a fare delle scelte morali e umane che metteranno a dura prova il meglio o il peggio della nostra natura.
La Holland lo ricostruisce con una sobrietà e una lucidità che sembrava aver perso nelle sue opere realizzate a/o per Hollywood, senza eccessi né cadute di tono, ora coinvolgendo ora commuovendo lo spettatore senza far appello alla retorica né a ricatti di sorta, e con un ritmo serrato che non fa nemmeno notare che il film dura quasi due ore e mezza. Merito anche dell’efficace montaggio firmato Michal Czarnecki.
“Non si conosce molto di Leopold Socha come uomo – dice lo sceneggiatore Shamoon -, quindi il suo percorso da opportunista che aiuta gli ebrei esclusivamente per soldi a persona che si sente in obbligo di salvarli a qualunque costo, compreso le vite di sua moglie e sua figlia, che lui ama, doveva essere creato dal nulla. Alcuni personaggi sono di pura invenzione, altri sono stati eliminati o combinati in virtù della chiarezza. Ci sono fatti inventati o trasformati, ma il senso della storia è rimasto immutato. Krystina Chiger, l’unica sopravvissuta ancora in vita, dopo aver visto il film ha detto: ‘Hai colto nel segno. Era proprio così’.”
Bravi tutti i membri del cast tedesco-polacco: Robert Wieckiewicz (Leopold Socha), Benno Furmann (Mundek Margulies), da “Heimat II” a “La principessa e il guerriero”; Agnieszka Grochowska (Klara Keller), Maria Schrader (Paulina Chiger), che ha lavorato per Doris Dorrie, Peter Greenaway e Dani Levy; Herbert Knaup (Ignacy Chiger), da “Lola corre” a “La vita degli altri”; Marcin Bosak (Yanek Weiss), Julia Kojowska (Chaja), Jerzy Walczak (Jacob Berestycki), Oliwier Stanczak (Pavel Chiger), Milla Bankowicz (Krystyna Chiger), Krzysztyof Skonieczny (Szczepek), Kinga PReis (Wanda Socha).
La fotografia, in gran parte tra luce e ombre delle fogne, è firmata Jolanta Dylewska mentre le musiche da Antoni Komasa-Lazarkiewicz-
José de Arcangelo
(3 stelle su 5)
Nelle sale dal 24 gennaio distribuito da Good Films
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