venerdì 25 gennaio 2013

Schwarzy è tornato per affrontare "L'ultima sfida" con Jaimie Alexander e Johnny Knoxville

Schwarzy è tornato. Dopo la parentesi ‘governativa’, politica, nello stato della California Arnold Schwarzenegger è tornato sul grande schermo, ancora protagonista di un action-movie diretto dal coreano Kim Jee-Woon, diventato famoso in Occidente con l’horror “Sisters” e soprattutto col western moderno – ispirato allo spaghetti western – “Il buono, il matto, il cattivo”, in “The Last Stand - L’ultima sfida” nelle sale italiane dal 31 gennaio distribuito dalla Filmauro di Aurelio De Laurentiis, in 300 copie.
Per l’occasione l’eroe dei film d’azione – da “Conan il barbaro” a “Terminator” e oltre – è tornato anche a Roma per presentarlo insieme ai giovani coprotagonisti Jaimie Alexander e il ‘comico’ Johnny Knoxville. Ovviamente anche questa pellicola, sebbene ambientata ai giorni nostri, non sfugge al genere, anzi al mix di generi a cui il regista ci ha abituati, prendendo come riferimento anche classici come “Mezzogiorno di fuoco”. Un’opera all’insegna dell’intrattenimento e del divertimento, con un pizzico di autoironia, soprattutto da parte del protagonista. “E’ sempre bellissimo tornare a Roma – esordisce l’attore di origini austriache -, una città che frequento da decenni, prima come body builder, poi per promuovere i miei film, visitare gli amici e semplicemente in vacanza. E dopo dieci anni lontano dal cinema, tornare come eroe del film d’azione, trovare una conferenza stampa affollata e scoprire che è stato accolto positivamente. Johnny e Jaimie hanno fatto un lavoro fantastico, e con un regista straordinario che in Asia è considerato ‘il re del film d’azione’ e che ammira sia i western americani che italiani”.
Nella classica battaglia tra il bene e il male, Schwarzenegger è lo sceriffo Ray Owens, che dopo aver abbandonato la polizia di Los Angeles si ritrova in una tranquilla cittadina dell’Arizona al confine col Messico, Summerton Junction. Però la quiete e la noiosa routine stanno per essere spazzate via, brutalmente, dal passaggio di Gabriel Cortez (un inedito Eduardo Noriega, l’attore spagnolo lanciato da “Apri gli occhi” di Amenabar), il più letale e ricercato boss della droga di tutti gli Stati Uniti. A velocità infernale su una Corvette ZR1 modificata, capace di superare 500 km all’ora, il tanto fascinoso quanto feroce narcotrafficante – protagonista di una spettacolare fuga -, si appresta a raggiungere il confine messicano travolgendo tutto e tutti. Ma se l’agente dell’FBI John Bannister (Forest Whitaker) gli è alle calcagna, sarà il nostro sceriffo e i suoi giovani alleati a fermarlo… “Per me – ribatte la Alexander che il giovane vicesceriffo Sarah Torrance – il riferimento è stato ‘Butch Cassidy’ che, infatti, è un western più comico, più ‘leggero’, un mix che funziona molto bene. E, quindi, dovevo affrontare il ruolo con qualcosa che ha a che fare con l’umorismo”. “E’ stato un onore recitare accanto a Schwarzenegger – afferma Knoxville, nei panni di Lewis Dinkum -, sicuramente c’è una grande influenza dello spaghetti western e da ‘Mezzogiorno di fuoco’, ma ci sono anche molti inseguimenti alla ‘Bourne Identity’, macchine pazzesche, e persino un’incredibile sparatoria sul bus con Schwarzy”.
“Credo che entrambe le attività richiedano molto lavoro, impegno e passione – confessa Swarzenegger a proposito di cinema e politica -, è ovvio che in politica ci sia meno spazio per gli errori perché si ha a che fare con la vita della gente. Ti trovi ad affrontare duemila incendi, l’economia di un intero stato, terremoti, tumulti nelle prigioni… Un lavoro che ti drena tante energie, ti stanca e richiede una grossa responsabilità. Sono stato felice e sono altrettanto felice di essere tornato al cinema con un tradizionale film d’azione con inseguimenti, combattimenti, scontri, sparatorie, esplosioni e acrobazie di ogni sorta come ho fatto per decenni. E sono stato felice che le cose siano andate così”. Ovvero che alla fine, lui come i colleghi non siano ancora stati sostituiti da altri supereroi del genere. Fatidica la domando per gli interpreti per l’uso smodato delle armi di ogni genere nel film, anche se anche noi crediamo che le tragiche vicende che si susseguono nei college americani non siano frutto del ‘cattivo esempio’ del cinema, altrimenti anche noi - cresciuti con lo spaghetti western ed altro - avremo fatto delle stragi ovunque. Sono altre le cause e gli effetti, anche perché da noi non c’è il culto delle armi né tantomeno è così facile averne come in America. “Questo film è puro intrattenimento – afferma Knoxville -, le sparatorie nelle scuole è una questione che da anni riguarda tutto il mondo, ma riguarda soprattutto la realtà. Certo, bisogna prendere delle giuste misure per affrontare il grave problema attraverso leggi, nel trattare con delle persone non sane di menti, nei rapporti con i giovani”.
“Penso sia giusto quello che ha detto Johnny – ribatte Schwarzy -, la questione non ha niente a che fare col cinema. Bisogna separare l’intrattenimento dalla realtà. La società ogni volta che affronta tragedie di questo tipo deve chiedersi come ridurre al minimo questi incidenti, la perdita di vite umane e le conseguenze, e farlo in modo serio. Affrontando la sicurezza nelle scuole, la legge sulle armi, i malati di mente, ma anche la famiglia, il rapporto genitori-figli, gli adolescenti. E’ un dovere che abbiamo tutti verso i bambini e i genitori. I dieci anni passati in politica sono stati i più istruttivi della mia vita. Sei seduto in ufficio dalle 7.00 alle 19.00 e ogni ora hai una riunione su un argomento diverso: dai senza tetto all’applicazione della legge con i capi della polizia, dalle costruzioni antisismiche, con i titolari delle società edilizie, all’istruzione pubblica con funzionari e insegnanti. Potete immaginare quante cose si imparano e quanto si deve studiare per affrontarle. E se sei una persona affamata, assetata di imparare è il miglior lavoro che si possa fare. Comunque, ora sono entusiasta di essere tornato al cinema e di aver fatto un film come questo”. E riconferma di essere soddisfatto di aver lavorato con “il James Cameron dell’Asia” e di essere pronto a ripetere l’esperienza con un regista “visionario, che affronta il suo lavoro con coraggio e senza aver paura di niente”. Inoltre, condivide con Obama, il fatto di non aver affrontato il tema delle armi da un solo punto di vita, ma anche, appunto, dalla sicurezza nelle scuole, dalla malattia mentale, dal rapporto con la famiglia perché “il problema va affrontato in maniera globale, non solo da un punto di vista”.
Ribadisce che il film si tratta di puro intrattenimento e se persino una vecchietta spara, lo fa perché “aggredita da criminali che hanno invaso la sua cittadina, prende in mano la situazione. L’obiettivo del film è divertire facendo vedere che spara e risolve il problema. Offrire intrattenimento e, dato che nei film d’azione è tutto esagerato, le macchine sono più veloci che nella realtà, le armi sparano anche quando non dovrebbero. E Knoxville (che sullo schermo ha una sorta di museo delle armi ndr.) è il tocco di umorismo, mentre Jaimie quello sexy”. “Ho imparato moltissimo da Arnold – confessa l’attrice -, è stato una sorta di mentore per me. Amo i film d’azione e ho imparato dal migliore maestro, Terminator. E i miei quattro fratelli sono contenti e orgogliosi”. Ma quali sono i veri eroi per Schwarzy? “Nelson Mandela che, dopo essere stato in carcere per quasi trent’anni, parla di perdono – conclude -; di Mikhail Gorbaciov che, dopo essere cresciuto nel comunismo, una volta arrivato al vertice lo ha smantellato; Ronald Reagan, l’attore diventato Presidente; e poi Roosevelt, Lincoln; nello sport Mohammed Alì, il più grande boxeur noto per la sua generosità; ma sono tanti gli uomini coraggiosi in tutto il mondo e in tutti i campi, dai medici che fanno degli interventi cardiaci miracolosi a quelli che inventano i vaccini; anche nel cinema e nei posti di lavoro”.
Johnny Knoxville, il comico diventato famoso con la trilogia di Jack-Ass, dichiara di essere “molto orgoglioso” del personaggio, “anche se sto cercando di fare qualcosa di diverso”. Come in questa pellicola dove il suo apporto contribuisce a dare un tocco ‘demenziale’ allo scontro finale tra i ‘magnifici cinque’ – di cui fanno parte anche il vicesceriffo Mike ‘Figgie’ Figuerola (Luis Guzman) e il delinquentello redento Frank Martinez (il brasiliano Rodrigo Santoro) - che difendono la cittadina, e i narcos invasori. José de Arcangelo

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