giovedì 17 gennaio 2013
Tim Burton è tornato in gran forma e "Frankenweenie" è risorto grazie a Victor
Bentornato Tim Burton! Perché in questa sua nuova fatica il fantasioso autore ritorna alle origini e alla sua vena più ricca; al primo amore dal cuore 'animato' e ne fa un lungometraggio d'animazione vicino al capolavoro, bello e travolgente, che offre divertimento ed emozioni, lacrime e sorrisi, rendendo omaggio ad un genere da lui amato: l'horror classico - soprattutto quello targato Universal -, con in primis "Frankenstein", seguito dunque da "La sposa di Frankenstein" (in italiano "La moglie"), ma non soltanto loro. Ai nostri e vostri animali domestici, veri e propri amici d'infanzia, di avventure e di giochi, quelli cresciuti insieme a noi ma che ad un certo punto sono stati 'costretti' a lasciarci.
Infatti, si tratta di un cartone animato che, al contrario di tanti film 'live action' con attori in carne e ossa, ci trascina dolcemente in un insolito viaggio nell'infanzia, attraverso il rapporto con i nostri cari animali, con in testa il cane; conquistando, emozionando e persino commuovendo fino alle lacrime, anche e soprattutto noi adulti, ex bambini cresciuti o meno.
E per farlo Burton non si è solo ispirato alle proprie infanzia e adolescenza, quando aveva visto e amato per la prima volta i classici del cinema horror e dintorni, magari in tivù, ma è tornato ancora una volta all'amata e mai dimenticata stop-motion, ovvero al disegno animato tradizionale meno 'freddo' e più 'naturale', e al bianco e nero - tra luce e ombra - dei lungometraggi da lui più amati e celebrati.
Tutto questo fa sì che la pellicola - al contrario di "Alice in Wonderland" che ci seduceva solo con le immagini - conquisti tutto il pubblico, dalla prima all terza età e oltre, attraverso una storia, tratta da un suo cortometraggio (allora il budget no gli aveva permesso di girare un lungo), riscritta da John August, in base alla sceneggiatura di Lenny Ripps, e ne fa il primo film in stop-motion realizzato per la Disney - come tutti, è ormai passata al digitale, ovvero al disegno animato computerizzato -, però in un meraviglioso 3D, stavolta sfruttato a dovere per offrirci anche emozione e meraviglia, tanto da farci scordare di avere infilati i fastidiosi occhialetti.
Il cagnolino Sparky - un simpatico Bull Terrier - va pazzo per le palline da baseball e il suo padroncino Victor (Frankenstein) lo adora, ma un giorno, mentre è in corso un incontro della squadra di scuola, la palla va fuori campo e il vivacissimo Sparky si lancia in strada per recuperarla e una macchina lo travolge.
Perso improvvisamente l'amato 'amico', lo sconsolato Victor sfrutta il suo interesse per la scienza (ne fanno le spese gli elettrodomestici e gli utensili da cucina della madre) per riportare in vita il cane con l'aiuto di un fulmine, proprio come la celebre creatura del capostipite.
Il ragazzo prova a nascondere la sua 'creazione' ma Sparky, mentre lui è a scuola, riesce a uscire da casa viene scoperto, e Victor, ricattato dai compagni, sarà costretto a ritentare il 'miracolo', facendo precipitare la cittadina nel caos e nel terrore, ovvero a scoprire che "tenere al guinzaglio una nuova vita" può essere mostruoso.
Certo, per Burton la stop-motion non è una novità, anzi, perché anche i suoi precedenti lungometraggi animati "La sposa cadavere" e "Nightmare Before Christmas", entrambi nomination all'Oscar, lo erano. Qualcuno li considera ancora migliori di questo, noi no. 'Diverso', forse, perché la carica emotiva in questo caso è più forte, soprattutto - ma non solo - per chi ama, ha avuto e ha poi perso, un animale-amico d'infanzia o meno.
L'autore omaggia il capostipe da cui prende anche il titolo, anche attraverso i nomi dei personaggi, oltre alla famiglia Frankenstein - i genitori -, il sindaco, signor Burgemeister e la cittadina di New Holland, che ricordano l'Europa in cui era ambientato; la compagna di classe, vicina di casa di Victor, e nipote del sindaco si chiama Elsa (come Lanchester, l'attrice che interpretava "La moglie di Frankenstein") ma di cognome fa Van Helsing, come il cacciatore di Dracula (citato anche tramite il televisore accesso che trasmette Christopher Lee ne "Le amanti di Dracula"); la sua cagnolina Persefone, dopo il primo 'bacio' di Frankenweenie, si ritrova con lo stesso 'colpo di fulmine' sulla ricciuta testolina; il signor Rzykruski, nuovo insegnante di scienze con un accento dell'Est europeo, ha un suo unico modo di spiegare le cose ed è ispirato al grande Vincent Price che Burton aveva diretto nella sua ultima apparizione in "Edward mani di forbice" ed era stato il narratore del corto originale, doppiato da un altro grande come Martin Landau.
Infine, il compagno di classe Edgar (come Allan Poe) è ispirato al grande attore tedesco (caratterista a Hollywood) Peter Lorre (da "M" di Fritz Lang agli horror di Roger Corman), ed è doppiato dal giovane Atticus Shaffer ("The Middle"). Poi ci sono le 'creature' come Shelley, il mostro tartaruga del piccolo Toshiaki, la mummia criceto Colossus, risuscitata da Nassor, il ratto mannaro, le scimmiette marine di Bob; il gatto vampiro, signor Baffino di Stranella.
Anche le altre voci originali sono di ben noti collaboratori del regista: dalla Winona Ryder (Elsa) di "Beetlejuice" ed "Edward mani di forbice"; Catherine O'Hara (la signora Frankenstein, Stranella e insegnante di ginnastica) di "Nightmare Before Christmas"; Martin Short (il signor Frankenstein, il sindaco Burgemeister, Nassor, uno dei compagni di classe ispirato a Boris Karloff). A dare la voce originale a Victor, scelto fra centinaia di candidati, è invece l'esordiente Charlie Tahan.
José de Arcangelo
(5 stelle su 5)
Nelle sale dal 17 gennaio distribuito da The Walt Disney Company
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