mercoledì 6 febbraio 2013

Arriva nelle sale il 15 febbraio una sorprendente opera prima - documentario "Vietato morire" del romano Teo Takhashi

Una sorprendente opera prima, una docu-fiction che ha fatto esclamare a Paul Morrissey, il regista amico e allievo di Andy Warhol, "Un film straordinario... e un superbo documentario". E' "Vietato morire" del romano Teo Takhashi, presentato nei giorni scorsi a Roma alla Casa del Cinema e nelle sale dal 15 febbraio proposto da Distribuzione Indipendente nel circuito nazionale dei cinecircoli, a Roma all'Arci Babette (Forte Fanfulla - Pigneto), al Zero in Condotta (Garbatella) e al Cinema Urbana 47 (nella stessa via al 47/a, appunto). Quattro storie che si incrociano all'interno della comunità di recupero dalla tossicodipendenza di Villa Maraini a Roma. Sullo sfondo di una città scarna e reale, i personaggi 'veri' affrontano l'insormontabile muro dell'abbandono sociale; gli operatori sociali, spesso ex tossicodipendenti, non possono che vegliare sulle tragedie degli utenti avendo come unica fioca speranza la consapevolezza di alleviare il dolore sulla strada di un remoto e spesso inconquistabile futuro di redenzione. "Avevo la necessità di raccontare uno stato delle cose che non può non interessare alla mia generazione - esordisce il regista ventiquattrenne -, forse, è stato un atteggiamento egoistico da parte mia, una specie di spiazione, ma nel realizzarlo si è creata un'alchimia particolare tra la Villa e noi". Un lungometraggio (70'), prodotto da Andrea Pirri Ardizzone e Marcello Romani con l'autore stesso che l'ha anche fotograto, costato 6mila euro, inclusa la post produzione, che non ha niente da invidiare a quelli ad alto costo, anzi. Originale nella narrazione e nella forma, dai contenuti forti e significativi. "Spero di essere riuscito a far trapelare - riprende l'autore - la celata bellezza che si trova dietro ogni esistenza, anche in quelle più difficili e drammatiche. Spero, con tutto me stesso, di essere riuscito a donare, a chi ci onora nello spendere un'ora del proprio tempo, tutte le emozioni che io stesso ho provato; odiando e amando, piangendo e ridendo". E può stare tranquillo perché ci è riuscito veramente, coinvolgendo lo spettatore in un viaggio alla scoperta di un mondo e di un argomento di cui né i media né il cinema si 'occupano' più da tempo, ma che - purtroppo - esiste ancora e forse è diventato ancora peggiore di vent'anni fa, il tutto in una Roma inedita e indifferente, in cui l'unica 'speranza' è rappresentata, appunto, da Villa Maraini. Anche i protagonisti sono veri, non solo i tossicodipendenti o ex, ma anche i lavoratori e assistenti sociali della Villa, mentre alcuni tragici episodi, ovviamente, sono stati 'ricostruiti' da loro stessi e dagli operatori sociali. "Pasolini c'entra per un linguaggio scritto dalla realtà - afferma il regista -, dall'osservare e sfruttare non una realtà ferma ma che va avanti. Infatti, il finale è aperto perché si tratta di una realtà sempre aperta. Pasolini è comunque un artista che non può che influenzare l'Italia intera, perché ci sono filoni già apertti da un tale maestro. Tanto che siamo stati all'Idroscalo dove c'è la targa fissa a lui dedicata e la sua influenza è innegabile". Poi sono gli stessi protagonista a parlare delle loro esperienze e dei loro drammi. Patrick Ramhalho che interpreta se stesso, come tutti, si è appassionato al progetto per un cortometraggio, ma poi si è fermato per le riprese durate un mese e mezzo ed è stato spinto a frequentare Villa Maraini. Arianna Di Cori che ha conosciuto quella realtà, si è ritrovata sul posto in veste diverse ed è stata per lei un'esperienza di "importante crescita perché rimangono delle ferite e bisogna comunicare un dramma sempre aperto che non si chiude in nessun caso". Per gli operatori della comunità di recupero è "una realtà molto più dura di vent'anni fa. Alla Stazione Termini (dove hanno una sorta di 'pronto soccorso' ndr.) si vede di tutto e di più. Ci sono centinaia di overdosi soprattutto la sera, e noi in questi ultimi decenni ne abbiamo salvati minimo 500 ragazzi". "Nel 1992, quando abbiamo cominciato - ribatte Giancarlo - ho visto otto ragazzi sieropositivi su dieci, dopo cinque anni erano otto negativi su dieci". Però c'è il rischio chiusura anche per loro perché non ricevono dalla Regione nemmeno i farmaci e i dipendenti stanno da quattro mesi senza stipendio. Infatti, l'introito di una proiezione speciale del 20 febbraio andrà a Villa Maraini. José de Arcangelo L'elenco delle sale in tutta Italia: Basilicata: Circolo Bellirsina Cineclub (presso ex convento San Francesco/Museo Janora - Piazza San Francesco, 8 - Irsina, Matera Calabria: Circolod el Cinema di "Giangurgolo" presso Teatro Il Piccolo - Corso Garibaldi, 254 - Soveria Mannelli, Catanzaro; Associazione Culturale Senza Nulla a Pretendere - Via Reggio Campi II tronco, 121 - Reggio Calabria. Campania: Circolo ALQALI - Via Giacinto Gigante, 45 - Napoli (Quartiere Vomero-Arenella). Emilia Romagna: Circolo del Cinema Belfagor presso Spazio Pubblico Autogestito GrottaRossa - Via della Lontra, 40 (Rimini); Spazio libertario Sole e Baleno - Via Sobborgo Eugenio Valzania, 27 - Cesena Liguria: Circolo Belleville - Vico Calvi, 4R - Genova (Centro Storico).

Nessun commento: