giovedì 7 febbraio 2013

"Zero Dark Thirty", la caccia Bin Laden, una dura battaglia tra conflitti e pregiudizi, incomprensioni e amare delusioni

"Zero Dark Thirty" - che in gergo militare significa qualsiasi ora compresa nel buio della notte, qui le 12.30 a.m., il momento in cui i Navy Seals hanno messo piede sul territorio -, è il nuovo film di Kathryn Bigelow, ancora una volta candidata all'Oscar, dopo il trionfo nel 2009 con "The Hurt Locker", prima donna regista a vincere la statuetta, ma anche una seconda per la sceneggiatura di Mark Boal. La caccia a Osama Bin Laden, che ha impegnato e spesso tenuto col fiato sospeso per un decennio il mondo e due Amministrazioni presidenziale statunitensi, nel obiettivo dell'autrice diventa un solido e lucido dramma che va ben al di là della caccia all'uomo e dell'uccisione di Bin Laden, e una storia 'di e da uomini' al cui centro si ritrova una donna per niente fragile quanto appare, ma nemmeno disumana né indifferente di fronte alle complicate situazioni, ai gravi problemi e agli uomini stessi che si trova davanti, forti e deboli, vittime e/o carnefici, giusti o feroci che siano. Una donna, Maya, che dimostra di avere grinta e coraggio quanto e, forse, più degli uomini che la sottovalutano, perché più giusta - magari una sorta Salomone del terzo millennio -, ma soprattutto perché osserva, ascolta, indaga e riflette, prima di 'giudicare e/o condannare'. Certo, anche lei - come ognuno di noi - può sbagliare, ma il suo errore non sarà sempre irreparabile. Scritto, come il precedente, da Mark Boal, esperto giornalista e drammaturgo, che sei anni fa aveva cominciato la stesura della sceneggiatura sul fallimento della cattura di Bin Landen, ma dopo due anni di ricerche e scrittura, è arrivata la notizia che il leader di Al Qaeda era stato ucciso, e ha dovuto scrivere il film tutto da capo. E perciò la storia viene raccontata in maniera autentica e minuziosa, ricca di particolari. Una grande prova per la star in ascesa Jessica Chastain, attrice che abbiamo visto spessissimo negli ultimi due anni in film che hanno partecipato ai festival (da Venezia Cannes) e vinto premi ovunque, firmati da autori come Terrence Malick ("Tree of Life"), Al Pacino ("Wild Salome") e ("The Help"), da registi quali Ami Mann ("La paludi della morte") e John Hillcoat ("Lawless"). Qui, infatti, affronta un ruolo in forte contrasto con la sua fisicità e perciò la sua interpretazione è ancora più intensa e sorprendente. E la Bigelow racconta una storia di uomini e donne come tutti gli altri, divisi o in raro equilibrio tra bene e male, paura e coraggio, sentimenti e forti emozioni, senza dimenticare - come di consueto nei fuoi film - particolari illuminanti che rendono il tutto quotidiano e universale, più amaro che dolce, come la vita stessa; e senza perdere mai la grinta né il tocco femminile, mai melodrammatico né tentennante, ma solido e deciso. Quindi, un dramma in raro equilibrio fra thriller d'azione e film-reportage, lucido e provocatorio, profondo e scioccante come la realtà. Non un'opera di pura finzioni né un documentario, casomai un'ottima e avvincente docu-fiction. Il che non significa che non riesca a coinvolgerci e a commuoverci, anzi, persino davanti al duro di professione che decide di lasciare tutto quando scopre che gli hanno ucciso le 'sue scimmie'. Già gli animali sempre presenti sullo sfondo nei film dell'autrice - magari per caso oppure no -, quelli 'esseri viventi', altre vittime che soffrono e subiscono per colpa nostra, della nostra totale indifferenza e della follia dello sfruttamento del pianeta e dei focolai di guerra sempre accessi, ovunque. E sul clou della storia, la regista confessa: "E' stato come trovare un ago nel pagliaio. Una volta fuggito dall'Afghanistan, Bin Laden si è blindato all'interno di una rete che ci sono voluti anni ed anni prima di scoprire. Ciò che a mio avviso è davvero intrigate dello script di Marc, è proprio il modo in cui descrive ogni minimo passaggio, in maniera così drammatica quanto concreta, spietata ed inquietante. Si tratta di un racconto molto crudo, schietto". Nel bel cast anche Jason Clarke (Dan), da "Nemico Pubblico" di Michael Mann a "Lawless" di Hillcoat, e che rivedremo ne "Il grande Gatsby"; Joel Edgerton (Patrick - Squadron Team Leader), dalla trilogia di "Star Wars" a "King Arthur"; Jennifer Ehle (Jessica), da "Contagion" all'imminente remake di "RoboCop"; l'attivissimo Mark Strong (George), da "Syriana" a "La talpa"; Kyle Chandler (Joseph Bradley), dal televisivo "Ultime dal cielo" a "Super 8" e "Argo"; Edgar Ramirez (Larry), da "Carlos" di Oliver Assayas a "La furia dei titani", e James Gandolfini. José de Arcangelo (4 stelle su 5) Nelle sale dal 7 febbraio distribuito da Universal Pictures International Italy

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