venerdì 1 febbraio 2013

"The Impossible" ovvero l'incredibile storia di una famiglia sopravvissuta al terribile tsunami che colpì la costa sudorientale dell'Asia

Una storia vera diventa un melodramma thriller inquietante e coinvolgente. La storia pressoché 'impossibile' del titolo è quella di una famiglia (spagnola) sopravvissuta miracolosamente allo tsunami che ha colpito l'oceano indiano nel 2004. Diretta da
J.A. Bayona, autore dell'apprezzato horror "The Orphanage" (presentato in anteprima addirittura al Festival di Cannes(, e sceneggiata dall'amico e collega Sergio G. Sanchez, è la tragica vicenda di Maria Belon, la protagonista ora interpretata da Naomi Watts, del marito interpretato da Ewan McGregor e dei loro tre figli. Ovvero la storia di Maria, Quique (Enrique), Lucas, Tomas e Simon. "E' stata un'esperienza incredibile - dice la Belon -. Fin dal primo momento, quando Jota (J., il regista ndr.) ci ha detto: 'voglio realizzare un film sulla vostra storia', abbiamo risposto: 'Non è la nostra storia, ma la storia di molte, moltissime persone'. Solo che non tutti sono stati fortunati quanto noi".
Ecco il prologo della storia e del film: Maria (Watts), Henry (McGregor) e i loro tre figli iniziano un viaggio in Thailandia, desiderosi di trascorrere le vacanze natalizie in un paradiso tropicale. La mattina del 26 dicembre, però, mentre la famiglia si sta rilassando ai bordi della piscina dopo aver celebrato il tradizionale Natale, uno spaventoso boato si leva dal centro della terra. Mentre Maria resta immobilizzata dallla paura, un gigantesco muro di acqua nera attraversa furiosamente la spiaggia davanti all'albergo e si dirige verso di lei... da allora per tutti loro è l'inferno. Feriti, disperati e separati cercano in ogni modo e con ogni mezzo di aggrapparsi alla vita. Maria riesce a ritrovare il figlio più grande, Lucas (Tom Holland); Henry con i due più piccoli, Simon e Thomas, ma entrambi ignari della sorte dell'altro, e dei loro figli. Una delle catastrofi naturali più terribili del giovane terzo millennio rievocata attraverso i sentimenti e le emozioni, bilanciate dalle inaspettate dimostrazioni di compassione, coraggio, solidarietà, altruismo, coraggio o pura gentilezza cui Maria e i suoi cari assistono nelle ore più buie della loro esistenza. Una vicenda sconvolgente e devastante raccontata in chiave di melodramma familiare e al tempo stesso universale.
Un terribile e inenarrabile disastro naturale che ha provocato in Thailandia più di cinquemila morti (300mila in tutta la costa sudorientale dell'Asia) e oltre duemilaottocento dispersi e lasciato 1480 orfani. La seconda opera di Bayona può considerarsi in parte anche un horror, più sconvolgente e crudele perché rappresenta la vita reale. Ma è anche una storia d'amore, oltreché un dramma esistenziale di grande intensità. Infatti, il regista spagnolo dichiara: "Non si tratta soltanto di un film che parla di sopravvivenza. L'interrogativo che solleva è: per chi puoi sopravvivere e in che modo. Dietro la tragicità del tema c'è qualcosa di molto forte, un richiamo alla condizione umana, qualcosa che commuove profondamente chiunque ascolti la storia". Perciò chi si aspetta un thriller catastrofico, forse, verrà deluso anche se non mancano scene spettacolari e la lunga sequenza - in un crescendo tra suspense e brivido - dell'inaspettato arrivo dello tsunami che, travolgendo con le letali onde palme, villaggi, costruzioni, animali e persone, semina morte e distruzione al suo passaggio. In un ruolo cameo Geraldine Chaplin (anziana signora), già una delle interpreti dell'opera prima di Bayona, e la spagnola Marta Etura, nella parte di un'altra turista sopravvissuta, finita nello stesso ospedale con la protagonista.
Prodotto da Bélen Atienza, Alvaro Augustin, Enrique Lopez-Lavigne e Ghilan Barrois per Apaches Entertainment e Telecinco Cinema (gruppo Mediaset), "The impossible" riesce a coinvolgere lo spettatore attraverso emozioni e sentimenti perché la protagonista è una famiglia come tante che, per uno di quei rari casi del destino, è sopravvissuta alla catastrofe. "Ciò che mi spaventava e mi frenava di più - confessa infatti lo sceneggiatore Sanchez - era l'idea di raccontare le vicende di cinque sopravvissuti in un contesto in cui erano morte quasi trecentomila persone. La cosa che mi sembrava più importante era trovare il modo di raccontare con rispetto le dinamiche di una tragica perdita che avrebbe profondamente turbato il pubblico - raccontare una storia drammatica, fedele alla realtà, che avrebbe spinto la gente a identificarsi con questa famiglia e con chiunque avesse perso una persona cara - nello tsunami o in altre circostanze.
Poi dovevamo trovare la struttura adatta, ed era la parte più difficile perché avevamo cinque persone che avevano una storia in comune e sapevamo che alla fine del film sarebbero sopravvissute. Tuttavia i personaggi subiscono una separazione; un'esperienza che vivono con grande dolore dall'inizio alla fine perché sono convinti che l'altra metà della famiglia sia morta. La sfida per noi era raccontare la storia dei cinque membri mantenendo però la tensione che avevano provato, in modo che anche chi non la conosceva restasse col fiato sospeso".
E, in gran parte, ci è riuscito perché la pellicola, in filigrana, ci fa riflettere, anzi constatare, quanto sia fragile il nostro Pianeta e la nostra esistenza davanti alla forza devastatrice della natura (matrigna), quella stessa che ormai da secoli abbiamo trascurato e stiamo pian piano distruggendo. José de Arcangelo Nelle sale dal 31 gennaio distribuito da Eagle Pictures

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