venerdì 22 febbraio 2013
"The Sessions", come perdere la verginità a quasi 50 anni e in solo 6 appuntamenti
Un gustoso e riuscito 'dramedy', ovvero un film in raro equilibrio fra dramma e commedia 'all'americana', sceneggiato e diretto da Ben Lewin, che ricostruisce la vicenda vera di un giornalista statunitense paralizzato dalla poliomelite, costretto a passare gran parte della giornata in un polmone d'acciaio, e che ad un certo punto della sua vita decide di rivolgersi a una terapista per soddisfare il proprio desiderio sessuale. Questa, in sintesi, è la vicenda narrata da "The Sessions - Gli incontri", premiato anche dal pubblico al Festival di San Sebastian e presentato in anteprima al Torino Film Festival 2012.
Un argomento non facile affrontato dal regista Lewin, anche lui affetto da polio, con intelligenza, sensibilità, umorismo e persino (auto) ironia mai fuori luogo né fuori tono ed evitando gli eccessi di pietismo e di retorica, tranne in un finale che rischia il ricattatorio e, quindi, di smorzare la forza eversiva di partenza, perché più adatto a un mélo-biopic che a una commedia.
California, anni '80: il giornalista Mark O'Brien (John Hawkes), ormai sulla soglia dei cinquant'anni e condannato alla paralisi 'quasi' totale, si ritrova ancora vergine e assillato dall'istinto sessuale. Confidando il suo tormento al prete cattolico (un sempre efficace e divertente William H. Macy) e ottenendo da lui la benedizione, Mark decide di rivolgersi ad un'abile terapista, Cheryl (Helen Hunt, meritata candidatura all'Oscar per l'attrice non protagonista, poi non vinto), che in sei "Sessions" (come da titolo) promette di far risvegliare (e autocontrollare) il suo corpo.
Ma, quando gli 'appuntamenti' stanno per arrivare alla conclusione, fra loro ormai si è instaurata una relazione che va ben al di là della terapia e, quindi, bisognerà in qualche modo interromperla. Entrambi ne usciranno comunque cambiati, e Mark d'allora in poi potrà avere un'esistenza 'completa' e, magari, trovare finalmente l'amore e la donna della sua vita.
Quindi, fra lacrime e risate, sorrisi ed emozioni un'ora e mezza di 'sano' spettacolo sostenuto da un'eccelsa prova della coppia di attori protagonisti, assecondati oltre che da Macy, da Adam Arkin (Josh, il marito di lei), figlio di Alan; Moon Bloodgood (Vera), Annika Marks (Amanda), W. Earl Brown (Rod), Blake Lindsley (Laura White), Robin Weigert (Susan) e cameo di Rhea Perlman.
Da non trascurare un altro grande merito del regista e della protagonista, quello di evitare ogni volgarità nonostante il tema e il nudo integrale di lei in scene girate con disarmanti naturalezza e delicatezza.
José de Arcangelo
(3 stelle su 5)
Nelle sale dal 21 febbraio distribuito da 20th Century Fox Italy
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento