giovedì 21 febbraio 2013

"Tutti contro tutti", l'amaro ma divertente debutto nella regia di Rolando Ravello è una commedia all'italiana

"Tutti contro tutti", una scommedia scritta, interpretata e diretta da Rolando Ravallo, ovvero la guerra fra poveri alla ricerca disperata della casa. Un tema vecchio ma esasperato dalla crisi attuale, non è un caso se 'l'occupazione' delle case altrui si sussegue da trent'anni, tra mancanza di abitazioni, mutui miragi e affitti proibitivi. La commedia più amara che dolce, ma comunque divertente e, se vogliamo, 'impegnata', sarà nei cinema italiani dal 28 febbraio, distribuita da Warner Bros. Pictures in 250 copie. "L'idea nasce 7 anni fa dalla telefonata del vero Agostino (Cordì) - esordisce il neoregista -, al quale gli avevano rubato casa: tornato nell'appartamento in cui viveva si ritrova chiuso fuori, e gli sarebbe successa la stessa cosa del nostro Agostino (il protagonista interpretato dallo stesso Ravello), se non fosse riuscito a riavere la casa. Il soggetto l'ho fatto leggere a Serana Dandini che mi proposse di farlo in teatro, poi mi hanno chiesto la sceneggiatura, e con il compagno Massimiliano (Bruno), in scena con me a teatro, l'abbiamo scritta". "Spesso non penso a quello che faccio, lo faccio e basta - ribatte Kasia Smutniak protagonista femminile, Anna, moglie del malcapitato -, ho letto la sceneggiatura e l'ho travata divertente, il personaggio mi è piaciuto. Una visione quasi fiabesca anche se realistica, soprattutto in tutta la parte iniziale, e poi durante la preparazione, quando si studia il personaggio, come dovrebbe vestire. E quando si lavora con attori bravi con cui si può improvvisare, tutto è più facile". "Il punto forza del mio personaggio - confessa Marco Giallini che è Sergio, cognato del protagonista - sta nel mio passato, quando pitturavo finestre, e come l'ho fatto per anni non è stato molto difficile. Avere un attore come Ravaello è più semplice, essendo lui più basso, è tutto più facile. Non ho rubato la casa a nessuno ma stavo per farlo". "Quando Rolando mi ha proposto il ruolo ho scoperto che era ambientato dove sono nata - afferma Lidia Vitali, che è la sorella Romana e moglie di Sergio -, e in quella zona mi sono trovata subito a casa. Vigne Nuove, il Tuffello, le conoscevo anch'io, viste e vissute da vicino, anche se non mi appartenevano. Insomma, sono tornata a casa". "Ho cercato un posto decontestualizzato - ribatte l'attore e regista esordiente -, un posto per rappresentare tutti, una periferia che non fosse 'romana', e ho trovato una location incredibile fra quei palazzoni". "Oggi è difficile che ci sia un vecchio in famiglia - dichiara Stefano Altieri che è nonno Rocco -, perché di solito viene mandato in ospizio o posti del genere. Il nonno rompe le scatole, vuole entrare in tutte le decisioni, a volte è più pragmatico del nipote. E' stato difficile recitare sul pianerottolo, ma con una troupe magnifica, professionale e molto educata tutto è filato liscio. Ringrazio per avermi scelto per il ruolo, sono molto gratificato". Non caso di Matteo, ognuno una sensibilità comune, complice fatto come cresciuto, 4 film con Scola formato anche eticamente non solo umanamente e mi "Ci abbiamo messo sei anni - afferma Bruno -, perché ci dicevano 'mi raccomando perché se si piange e fa vedere i poveracci', perché sono gli elementi che per gli incassi diventano uno spauracchio, ma questa cosa non è accaduta. Domenico (Procacci) ha creduto nella storia, ma Rolando è l'insicurezza. Nel 2007, chiedeva 'ma funzionerà? La gente ha voglia di parlarne e vedere questo?" "Ho provato una lettura a Caserta - ribatte Ravello -, durante un festival musicale, del soggetto di 30 pagine accompagnato da Daniele Silvestri. A quel punto, visti i risultati, dissi 'lo facciamo a teatro, forse potrà diventare poi un film'. Credo fosse l'inizio del ritorno di un certo tipo di commedia. Fandango (produttore) e Warner Bros (co-produzione in collaborazione) hanno creduto nel progetto, e non avevo mai fatto nemmeno un corto. L'hanno fatto con cuore e passione, tanto che mi sono accorto che piangevo come un cretino". "Sentirsi vicini, fare pena funziona!" ribatte scherzando Bruno. "Ho fatto un altro film con Giovanni Veronesi - dichiara Domenico Procacci -, questo è il secondo progetto con Warner. Sono contento perché è impossibile fare film che non siano commedia, ma bisogna usarla per temi che possano essere interessanti, o quanto meno provarci. E il tema non è trattato solo così, durante la preparazione del film abbiamo fatto anche un documentario girato da Rolando stesso, e presentato al Nuovo Cinema Aquila. Usata bene, la commedia non toglie nulla, ed è più facile veicolarne certi temi". "E' il secondo film con Procacci e il terzo con Giallini - dice Niccola Maccanico di Warner -, costruire la collaborazione con Domenico e Fandango, trovato il progetto giusto, senza la strategia Rolando la pietà attira simpatia, perché non tutti i produttori ti accompagnano nell'intera fase. Se il film va bene è perché tutti ci lavorano; ma se va male è (solo) colpa della distribuzione. Il nostro è un lavoro di squadra. Credo che il tema caldo del cinema italiano sia la pirateria e l'eccesso di uscite. Un tempo funzionava di più la chiamata, ma poi i film tendevano a non rispondere a quello che il pubblico sperava. Credo che questo film piacerà e funzionerà col pubblico". "All'inizio avevo molti timori - aggiunge Procacci -, perché sono abituato a fare come mi va, non avere intorno pressioni, indicazioni. Loro, comunque, sono una multinazionale, quindi due mondi molto lontani, e temevo molto di rompere un'amicizia. Ma, grazie alla loro sensibilità, è stata invece riconfermata". "Ho chiesto una musica di confine tra favola urbana e neorealismo. Ad Alessandro (Mannarino) di raccontare un altro strato del film, come fosse ambientato sotto un tendone da circo. Sono felice delle musiche che ha fatto, una lettura giusta". "Rolando è molto presente - ribatte Mannarino -, e mi sono lasciato guidare da lui, aveva il film in testa. La nostra collaborazione è cominciata in teatro, quindi, ero legatissimo al progetto del film, la prima cosa importante è stato proprio Agostino. Ho avuto molta fortuna e un bagaglio da utilizzare, un amore per i personaggi del film, una storia che ho condiviso con tre esodati da Santa Cecilia, che suonano in un piano bar di Fiumicino. Ci tenevo a confrontarmi col mondo del cinema, e ho lavorato insieme col musicista Tony Brundo per arrangiamenti più musicali, perché Rolando sapeva quello che voleva". E a proposito di Chiesa e razzismo, presenti sullo sfondo del film, Bruno afferma: "Certi argomenti sono difficili da trattare perché bisogna stare attento a non far male a nessuno, ma noi diciamo la verità. La scena dell'incendio del campo rom, bisognava trovare un particolar modo di girarla, ed era già nello spettacolo, molto vicina a noi tre. Però abbiamo fatto una commedia senza andare a cercare pianti". "Tutti contro tutti, è nella scena di Kasia con la ragazza romena - dice l'autore -; il loro sguardo è un duello tra nuovi poveri; nessuno dorme sonni tranquilli, anche i rom si trovano senza casa. Siamo andati a guardare su internet, e di incendi di campi rom ce n'è una valanga. Dovevo cercare di renderla in quel modo, senza pietismi, così com'è". "I ragazzi sono tutti debuttanti (i figli dei protagonisti e i loro compagni di scuola ndr.), tutto il cast è di qualità elevata. Ed è stato semplice perché abbiamo fatto delle prove, e ho forzato un po' perché cercassero di essere radicati al suolo, in concreto di fare arrivare la recitazione da sotto. La miscela giusta era trovare il confine su cui muoversi in tutto film". "La prima volta che l'ho vista - dice Bruno - ho avuto l'impressione di vedere una storia di Daniel Pennac, sembra 'Appuntamento a Belville' (film d'animazione di Sylvain Chomet ndr.), la sua visione reale e problemi realissimi e verissimi, con un impronta artistica molto originale". "Sul concetto 'tutti contro tutti' - conferma Maccanico della Warner -, sull'occupazione, tutti contro cosa e cosa si può occupare; l'idea e il suo titolo sono immediatamente attraenti, stiamo utilizzando il problema del momento nel paese per sfruttarlo e pubblicizzare il film". "Nessuna consulenza politica - dichiara Ravello -, la politica è e deve rimanere fuori. Dobbiamo tenerci su, come gli italiani fanno da sempre". "Non è molto gratificante essere paragonato a Bombolo - ribatte Altieri sul confronto -, sono un attore di teatro, le commedie commerciali non mi fanno ridere. Qui, grazie agli sceneggiatori, ho delle battute forti che mi ha messo in bocca Bruno, ma quando poi ho visto il film, mi son detto 'meno male che son passate', perché la volgarità è sempre brutta, ma in questo caso è veritiera. Sono rimasto soddisfatto". "Il film l'ho fatto per il ruolo del nonno - conferma la Smutniak -, l'ha affrontato con una leggerezza che tutti sapevano a memoria le sue battute, tanto che dicevamo se funziona così sul set, figurati sullo schermo". "A teatro Rolando faceva tutti i personaggi - conclude Bruno - anche il nonno!" Su un futuro progetto di regia, Ravello chiude: "Ne stiamo parlando con Domenico e Massimiliano ma non lo so ancora, vediamo". José de Arcangelo

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