giovedì 7 marzo 2013
Le streghe son tornate e sono affascinanti ne "Il grande e potente Oz" di Sam Raimi
Il maestro dell’horror, autore degli indimenticabili “La casa” e “L’Armata delle tenebre” firma una gustosa e particolare visione di Oz, nonostante “Il grande e Potente Oz” non sia un rifacimento del celeberrimo “Il mago di Oz” di Victor Fleming (celebre soprattutto perché ha sempre ‘ereditato’ film iniziati da altri e diventati poi mitici, tra cui “Via col vento”) né tantomeno un sequel dichiarato com’era l’anonimo “Nel fantastico mondo di Oz” (1985), firmato Walter Murch.
Infatti, si tratta di un prequel, che ci illustra le origini del famoso personaggio creato dallo scrittore L. Frank Baum, che nel libro erano solo accennate. Inoltre non ci sono i personaggi protagonisti del libro e del film, come l’uomo di latta, il leone codardo, lo spaventapasseri né la dolce Dorothy, e nemmeno le canzoni le intramontabile canzoni di Judy Garland. Sarà per questo che un vero e proprio ‘remake’ non è stato mai fatto, anche se proprio ora è in arrivo una versione animata, “Dorothy of Oz”.
Un grande merito del regista della prima trilogia di “Spider-Man”, oltre l’omaggio al romanzo, al film originale e al cinema tout court, è stato quello di recuperare la fantasia e l’illusione che il grande schermo ha offerto al pubblico per oltre un secolo, allora e sempre, ma che negli ultimi anni, sulla scia delle nuove tecnologie digitali, sembravano ormai ‘congelate’ dalla perfezione tecnica.
Sceneggiata da Mitchell Kapner con David Lindsay-Abaire, per la stesura definitiva, l’opera nelle mani – e negli occhi - del visionario regista diventa uno straordinario viaggio nel magico mondo di Oz, in bilico tra sogno e incubo, realtà e fantasia. Non è un caso se Oz, all’inizio della storia, non è altro che un mago cialtrone, dongiovanni e ambizioso, però dotato di grande immaginazione e sterminata fantasia.
Senza dimenticare il suo ‘tocco’, Raimi firma una pellicola personale e universale al tempo stesso, che magari non piacerà ai ragazzini di oggi – soprattutto ai più piccoli – anche se la parte ‘dark’ stavolta è eccessiva, ma quella comune ad ogni fiaba che si rispetti. Dal punto di vista visivo, il film è una gioia per gli occhi in una miriadi di colori ora sgargianti ora cupi che definiscono il magico mondo di Oz, che in fondo è quello del Cinema, proprio con la C maiuscola.
Il giovane e ambiguo illusionista Oscar Diggs, in arte Oz (dalle lettere iniziale e finale del suo lunghissimo nome), è il tipico mago da circo, anzi da luna park, dall’etica professionale alquanto dubbia che, costretto a fuggire dal polveroso Kansas, prende al volo una mongolfiera ma, trascinato da un catastrofico ciclone, finisce nel misterioso mondo di Oz. Approdato in quelle terre sconosciute, scopre da un’affascinante strega buona di essere al centro di una profezia: è lui l’atteso mago destinato a salvare il regno dal potere malefico della strega cattiva. In compenso, diventerà re e potrà impalmare un favoloso tesoro però…
Una classica, fantastica, avventura che ci porta, come l’originale, da un prologo in bianco e nero allo schermo panoramico del coloratissimo regno, naturalmente abitato da creature fantastiche e mostruose, ma anche da uomini e donne, anzi dominato dalla forza di streghe buone e cattive, tanto belle quanto potenti. James Franco è un Oz giovane e seducente, diviso fra tre splendide streghe quali Mila Kunis (Theodora), Rachel Weisz (Evanora) e Michelle Williams (Glinda), ma nel cast ci sono, anche se spesso irriconoscibili, Zach Braff (Frank/Finlay), Bill Cox (Master Tinker), Tony Cox (Knuck), Stephen R. Hart (Winkie General), e i camei dell’attore feticcio del regista Bruce Campbell (guardiano Winkie) e Ted Raimi (spettatore scettico).
E stavolta il 3D viene usato in modo sorprendente, soprattutto per lo spettatore, tanto da farci dimenticare i ‘fastidiosi’ occhialetti, spingendoci ad entrare nel magico mondo di Oz.
Prodotto da Joe Roth, che aveva realizzato anche “Alice in Worderland” di Tim Burton, il film vanta la fotografia, tra luce e ombra, bene e male, di Peter Deming; le strabilianti scenografie di Robert Stromberg, i costumi di Gary Jones e il montaggio di Bob Murawski. Sempre efficaci le musiche dello ‘specialista’ Danny Elfman, collaboratore storico di Burton.
José de Arcangelo
(3 stelle su 5)
Nelle sale dal 7 marzo distribuito da The Walt Disney Company Italia
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