giovedì 14 marzo 2013
"Sinister", un film in pericoloso equilibrio fra thriller e horror , ma non fa paura ai fan
Ancora un thriller orrorifico dai produttori di “Paranormal Activity” e “Insidious”. In bilico fra thriller e horror, la pellicola purtroppo prende il via da un tema trito e ritrito come quello dello scrittore Ellison Oswalt (Ethan Hawke), in cerca di ispirazione e serenità in una grande casa lontana dalla pazza folla, trascinandosi dietro, controvoglia, l’intera famiglia, cioè moglie e due figli. Solo che lui, autore in gioventù di un romanzo thriller di enorme successo – ispirato a un fatto di cronaca nerissima - e poi caduto progressivamente in disgrazia, sceglie proprio la dimora nel cui giardino è stato commesso un orribile quanto inspiegabile massacro, di cui l'unica presunta superstite, è una ragazzina scomparsa nel nulla.
Questa l’idea di partenza di "Sinister", firmato da Scott Derrickson – autore del più riuscito e inquietante “L’esorcismo di Emily Rose” -, un thriller apparentemente teso, perché è soprattutto la colonna sonora a provocare nello spettatore ansia e suspense, mentre la vera ‘paura’ latita. Infatti, nella prima – cupa, lunga e lenta - parte diventiamo testimoni indiretti della scoperta del fattaccio e dei suoi orribili precedenti attraverso i filmini - ritrovati in una vecchia scatola in soffitta, lasciata lì non proprio per caso -, ripresa di altri episodi terribili accaduti a spese di intere famiglie lungo gli ultimi quarant'anni, tanto da sembrare opera di un serial killer, ma legati probabilmente ai rituali di un antico demone. E sono questi filmini da brivido girati in super 8, realizzati veramente in modo documentaristico, la parte più riuscita e inquietante dell’intera opera.
Però se l’idea di partenza, nata da un incubo fatto dopo la visione di un film horror (“The Ring”) dal critico cinematografico e neo co-sceneggiatore C. Robert Cargill, era originale non bastava per un intero film, dato che - nonostante sia tecnicamente ineccepibile -, riserva poche sorprese agli appassionati del genere e concentra tutta l'azione sulla scia del finale, per noi e, forse, anche per voi abbastanza prevedibile e degno dell’ormai più classico horror degli ultimi decenni.
Certo, nelle intenzioni del regista, “Sinister” doveva essere anche un horror su chi guarda i film horror, quel mix di morbosa curiosità e al tempo stesso di repulsione e ribrezzo dell’effetto ‘snuff movie’, ovvero di ‘orribili documentari’ su sevizie, omicidi, squartamenti e via dicendo. Però anche questo era già stato ampiamente e magistralmente realizzato, dall’Alfred Hitchcock de “La finestra sul cortile” al Brian De Palma di “Omicidio a luci rosse”, passando per il più esplicito “8 mm - Delitto a luci rosse” di Joel Schumacher, per non parlare dell’ormai mitico “L’occhio che uccide” di Michael Powell, quattro opere che mettevano in risalto il ‘voyeurismo’ del cinema e, quindi, del pubblico, dove orrore e piacere (valvola di sfogo del nostro lato scuro), realtà e finzione si confondono e si scambiano.
Nel cast anche Juliet Rylance (Tracy, la moglie), Michael Hall D’Addario (Trevor, il figlio), Clare Foley (Ashley, la figlioletta), James Ranson (vice sceriffo Deputy), Fred Dalton Thompson (sceriffo) e Vincent D’Onofrio (professor Jonas), non accreditato.
José de Arcangelo
Nelle sale dal 14 marzo distribuito da Koch Media
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