venerdì 12 aprile 2013

Finalmente in Italia "Bomber" la commedia indipendente di Paul Cotter, un vero fenomeno presentato e premiato in giro per il mondo

Definita "un autentico capolavoro della commedia indipendente" da The Chicago Reader e accolta come "un debutto impressionante" da Variety, arriva nelle sale italiane quasi quattro anni dopo, grazie a Distribuzione Indipendente e dopo aver vinto una ventina di premi in tutto il mondo, la commedia fenomeno di Paul Cotter "Bomber". Ma non è ancora uscita in patria, ovvero in Inghilterra, segno che non solo da noi il cinema indipendente e/o le opere prime vengono snobbate anche quando sono dei bei film o addirittura dei capolavori. Una storia sui conflitti generazionali che attraverso le piccole grande cose della vita di tutti i giorni e di tutti noi, e in raro equilibrio tra lacrime e risate, emozioni e divertimento, diventa universale. E che, come la nostra commedia all'italiana, dimostra che la vita anziché un romanzo è soprattutto una commedia dolce-amara. Il trentenne Ross (la rivelazione Shane Taylor) non ha ancora deciso cosa fare della propria vita, ma è costretto controvoglia ad accompagnare i genitori ottantenni, Alistair (Benjamin Whitrow) e Valerie (Eileen Nicholas), in una vacanza in macchina in Germania. Il padre, ex pilota della Raf, porta con sé da troppi anni il peso di una colpa mai espiata, l'aver bombardato durante la II Guerra Mondiale un piccolo villaggio tedesco. Ma i tre, costretti a vivere a stretto contatto, avranno occasione per fare i conti con le cose mai dette e ad affrontare questioni da tempo irrisolte. "L'ispirazione viene da mio padre - esordisce il regista approdato a Roma, alla Casa del Cinema, appositamente per presentarlo -, così come l'idea della storia che racconta come siano cambiate le generazioni. Il personaggio del padre, come il mio, è molto rigido, non mostra mai le proprie emozioni, invece, la nostra generazione, noi mostriamo troppe emozioni, troppe cose, forse. Questo il conflitto che volevo mostrare forse. Originariamente avevo pensato a un film molto più lungo (dura 84' ndr.) con più personaggi, ma quando ho proposto la sceneggiatura alla BBC ed altri, tutti mi rispondevano 'ci piace l'idea ma non lo vogliamo produrre'. Allora ho pensato 'se non ho soldi devo riscriverlo'. Ho dovuto tagliare tutti i personaggi che ruotavano intorno alla vicenda e sono rimasti solo tre, e così 'non più avevo bisogno di tanti soldi. E' costato 25.000 euro, ho fatto un film con 3 attori e 7 membri della troupe e andando in Germania, e siamo vissuti nel villaggio dove è ambientata la conclusione della vicenda. E' bello riguardare il film perché mi ricorda il clima di bella comunità che si era creato, tutti quanti eravamo allo stesso livello, attori e tecnici, cucinando e mangiando insieme". "L'abbiamo girato nel 2009, e dopo la presentazione al primo festival negli Stati Uniti la distribuzione in nordamerica è venuta rapidamente mentre in Inghilterra non è ancora accaduto". "In Italia è stato proiettato al Torino Film Festival - ribatte Giovanni Costantino di Distribuzione Indipendente - ma è passato inosservato dalla grande distribuzione". "Ci siamo proposti in 40 festival internazionali - riprende Cotter -, da Monaco a Torino, senza avere nessun supporto. Il montaggio è stato sul Mac, direttamente nella fattoria dove abbiamo fatto le riprese, ovviamente in digitale. Insomma, un film fatto in casa". "Quando non hai denaro non puoi vivere pensando all'azione, non puoi pensare all'eccitazione, l'unica cosa che hai sono i personaggi e quello che pensano. Certi film hanno un sacco di location e tanta azione, forse, ma io ho dovuto 'fare di necessità virtù', ho dovuto lavorare soltanto su tre personaggi. In questo senso mi sono ispirato a Bergman, al modo in cui lui riusciva a fare un film in camera con tre attori; al suo tipo di percezione. Inutile dire che 'Ladri di biciclette', per tutti noi è un film d'ispirazione, solo il protagonista e il figlio, non ci soldi, non c'è azione, soltanto loro. Interessante che De Sica sia riuscito a fare un capolavoro con due personaggi. Ma non è che voglio fare un paragone. Non sono uno sceneggiatore, soltanto sono stato costretto a farlo perché non avevo soldi, però mi sento soprattutto un regista, la mia passione è scendere dal letto la mattina e girare una scena, odio scrivere, invece. Di solito parlo al microfono, non digito le parole. E' stato molto facile scrivere sul bombardamento perché è la storia di mio padre, quindi, una storia familiare per parlare con e dei propri genitori, che qui diventano personaggi". "Sono andati dall'Inghilterra in Germania quando l'ho presentato al Monaco Film Festival e allora hanno capito che era su di loro, ma non tutto. E' stato importante perché dieci anni fa vi ero stato in vacanza con i miei genitori e mia sorella, e mia madre voleva veramente 'andare a Varsavia' (nel film la mamma insiste per andarci in macchina per comprare delle scarpe ndr.), e a lei il film è piaciuto molto". "Nemmeno nessuno dei miei corti (anche essi premiati a festival internazionali ndr.) è stato distribuito in Inghilterra. E' solo una teoria, ma credo che sia dovuto al fatto della forza molto forte che ha da noi il dramma televisivo (la fiction da noi ndr.), perché il mio film ruota intorno a tre personaggi. Penso che 'Sideways' di Alexander Payne, oppure le commedie di Hal Ashby (e soprattutto "Harold & Maud" ndr.), da noi non sarebbero mai stati prodotti. Film sui personaggi che spesso vengono realizzati in America, io sono stato ispirato da loro, ho un legame molto forte con questo tipo di commedie incentrate sui personaggi. 'Sideways' proposta in Inghilterra, sarebbe stata vista come una commedia su due uomini che passano il tempo a sorseggiare delle birre, etichettata come televisiva, e questo concetto lo trovo frustrante. Di consueto vengono prodotti film su gangster, commedie romantiche, drammi storici sulla scia di quelli di James Ivory. Io non avevo questo tipo di sceneggiatura, ma sono molto felice che sia stato accettato negli Usa, perché ero frustrato, ma alcuni miei eroi vengono da lì". "Dopo la realizzazione del film sono finito in bancarotta per molto tempo - conclude -, e sono stato costretto a fare lavori televisivi, ma ho scritto altre due sceneggiature, e spero che almeno una vada in porto. Mi sento molto eroico nel dirlo, uno è un piccolo film come questo, un po' una commedia dolce-amara, ma mi rendo conto che sarà difficile venderla, però lo farò perché continuano a chiedermi di fare qulacos'altro. Il secondo è un horror, perché tutta la gente continua a dire sennò non riusciamo a venderlo. Amo due o tre film del genere, ma cercherò di fare un buon horror". José de Arcangelo

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