giovedì 18 aprile 2013

"Nella casa" di François Ozon, tra realtà e finzioni il labirintico gioco della creazione artistica

François Ozon raramente delude, ma stavolta coinvolge e sorprende come mai prima in un gustoso gioco tra finzione e realtà, tra ispirazione e 'plagio', tra letteratura e vita, sulla scia dei classici sia letterari che cinematografici. E tra riferimenti, citazioni e rimandi ogni spettatore si può divertire a scoprirli, dal Pasolini di "Teorema" ai thriller hitchcockiani, con "La finestra sul cortile" come chiusura, ma a tratti persino "Il servo" della coppia Losey-Pinter. E non solo. La vicenda - adattata, sceneggiata e diretta da Ozon -, volutamente, confonde i personaggi ma anche gli spettatori che, forse, rimarranno col dubbio una volta usciti dalla sala, anzi con qualche dubbio su come siano andate veramente le cose, quali siano veri sentimenti o soltanto frutto della fantasia dello scrittore in erba e del suo mentore. Infatti, si tratta della storia di un sedicenne che si insinua pian piano nella casa di un suo compagno di liceo per trovare ispirazione per i suoi compiti scolastici. Colpito dal talento e dall'indole insolita dell'enigmatico studente, il suo professore di francese ritrova il gusto dell'insegnamento - lui scrittore fallito -, ma l'intrusione scatenerà una serie di eventi incontrollabili, alcuni dei quali - forse - sono solo nell'immaginazione del ragazzo... Appoggiandosi a un ottimo cast, l'autore di "Potiche - La bella statuina" riesce a regalarci una commedia brillante che poco a poco diventa intrigante e persino inquietante, in raro equilibrio tra il rosa e il nero. Liberamente tratto dalla pièce "Il ragazzo dell'ultimo banco" dello spagnolo Juan Mayorga, il film però non ha niente di teatrale tranne le origini, perché Ozon si diletta nella ricerca dell'inquadratura adatta e del posto giusto per ogni sequenza, e mira soprattutto - come lui stesso ha dichiarato - all'accoppiata Germain-Claude, professore-studente, "per una riflessione ludica sull'immaginario e i metodi narrativi". Un binomio presente in ogni opera artistica, spesso contrassegnato da un rapporto incondizionato di amore/odio: l'editore e lo scrittore, il produttore e il cineasta, il lettore e lo scrittore e, addirittura, lo spettatore e il regista stesso. Dato che è lui che ci guida e ci coinvolge nella storia costringendoci a non abbassare mai la guardia. L'inimitabile Fabrice Luchini è Germain, il professore; Ernst Umhauer - che in realtà ha 21 anni - è il credibilissimo sedicenne Claude; Kristin Scott-Thomas è Jeanne, la brillante moglie del prof; Emmanuelle Seigner è la dolce Esther, la madre del compagno; Bastien Ughetto è Rapha figlio, mentre Denis Ménochet Rapha padre; Jean-François Balmer il preside, Catherine Davenier è Anouk e Yolande Moreau le gemelle. José de Arcangelo (4 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 18 aprile distribuito da Bim

Nessun commento: