giovedì 18 aprile 2013
"Nina" ovvero come ritrovare se stessa in una soffocante estate nel surreale mondo dell'Eur
Elisa Fuksas per la sua opera prima - dopo il corto Nastro d'argento 2007 "Please Leave a Message" - riparte dalle immagini, suggestive e coinvolgenti, delle architetture dell'Eur, quelle che avevano ispirato il Michelangelo Antonioni di "L'eclisse" e il Federico Fellini di "La dolce vita", ma anche l'americana Julie Taymor per il suo "Titus", particolarissima rivisitazione di 'Tito Andronico" e persino il Dario Argento di "Tenebre", per non parlare del fantascientifico "L'ultimo uomo sulla Terra" di Ubaldo Ragona.
Ma la splendida cornice - amata e odiata perché sbandierato frutto del ventennio fascista -, la ricerca dell'immagine e dell'inquadratura ora artistica ora poetica, rischiano di eclissare tutto il resto, anche perché la sceneggiatura è esile quanto la sostanza della storia.
Nina (Diane Fleri), per fare un favore al suo migliore amico Paolo (cameo di Andrea Bosca), accetta di prendersi cura del bellissimo Omero, il cane depresso dei genitori in vacanza, e si trasferisce nella casa di famiglia dell'amico nel quartiere a lei sconosciuto, desertico e abbagliante, dell'Eur, dove le persone appaiono e scompaiono come nei sogni.
La giovane ancora indecisa su cosa fare della sua vita e, quindi, dal futuro incerto, 'frequenta' una serie di personaggi perennemente in bilico tra il miraggio e la realtà: il professor De Luca (Ernesto Mahieux), sinologo napoletano che vive fra teli di plastica e immagini religiose; Ettore (Luigi Catani), atipico ragazzino 'custode' del palazzo dove è finita a vivere; Marta (Marina Rocco), ragazza energica e vitale a cui fa lezioni di canto 'clandestine' in un istituto di suore; ma soprattutto Fabrizio (Luca Marinelli), un violoncellista incontrato per caso ed inseguito per scelta, ma indecisa su innamorarsene o meno.
Tra notti illuminate e giorni resi cocenti dal sole implacabile di Ferragosto all'Eur - sempre e comunque desertico -, Nina, grazie a questi 'amici' veri o immaginari, riuscirà a ritrovare se stessa e, forse, a decidere sul suo futuro.
Un eccellente esercizio di stile con cui la regista si assicura, comunque, un posto nel nostro cinema e con cui fa ben sperare in una seconda opera dove la narrazione prenda il sopravvento sull'ottima resa visiva, frutto delle origini culturali dell'autrice (non a caso è laureata in architettura).
"Nina - dice l'autrice - è una collezione di cose preferite. Le fiabe, l'Eur, l'estate a Roma, Mozart, gli origami, la possibilità di diventare altro, gli incontri impossibili, la contaminaizone tra immaginazione e realtà. Ma anche di quelle che più temo. Non sentire, non somigliarsi, la paura di perdere, di allontanarsi dal centro delle cose, l'isolamento, l'aridità. E soprattutto la totale incapacità ad immaginare il futuro, essere giovani non deve mai essere stato facile ma oggi sembra esserlo ancora meno. Il risultato di tutte queste opposizione è una favola che racconta il tentativo di Nina di combattere la precarietà del presente".
José de Arcangelo
(3 stelle su 5)
Nelle sale dal 18 aprile distribuito da Fandango
Il film ha avuto una Menzione speciale al BIF&ST 2013 con la motivazione: "Un'opera di grande personalità artistica che fa del talento visivo la sua originalità e affida allo spazio e al tempo i segni della sua ricerca".
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