sabato 20 aprile 2013

"Razzabastarda" opera prima di e con Alessandro Gassman, una storia pasoliniana dura e cruda nell'Italia del terzo millennio

Presentata in anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma, "Razza bastarda" è l'opera prima di Alessandro Gassman, adattamento della pièce "Cuba and his Teddy Bear" di Reinaldo Povod, ad opera di Vittorio Moroni, e già portata sul palcoscenico dallo stesso Gassman, protagonista e regista, col titolo "Roman e il suo cucciolo". Un'opera certamente ambiziosa perché il riferimento è un certo cinema post neorealista degli anni Sessanta e soprattutto quello del primo Pier Paolo Pasolini, ricordato anche da un bianco e nero contrastato e abbagliante, firmato dal direttore della fotografia Federico Schlatter. Un dramma attuale che ha comunque radici universali, non a caso si tratta di una trasposizione alla 'nostra realtà' e ai nostri tempi, anche quando tratta - non solo - soprattutto del rapporto padre e figlio. L'immigrato rumeno Roman (Gassman) si trova in Italia da trent'anni ma non è riuscito a districarsi dai giri dello spaccio di cocaina e dagli ambienti della piccola delinquenza. Però Roman, come ogni padre che si rispetti, ha un sogno a cui non è disposto a rinunciare per niente al mondo: dare al figlio Nicu (Giovanni Anzaldo), che ha allevato senza madre, un'esistenza diversa, anzi migliore. Ma potrà mai un ragazzo che ha respirato fin dalla nascita quell'ambiente e quelle dinamiche desiderare qualcosa di diverso? "Il film parla il linguaggio della strada - dichiara l'autore - ed ha dimostrato in teatro di poter colpire profondamente il pubblico e la critica. L'adattamento cinematografico curato da Moroni dimostra che il mezzo filmico si adatta perfettamente a questa storia, entrando nelle pieghe più intime dei due protagonisti e raccontando il loro 'mondo' così brutalmente attuale". La pellicola colpisce e, a tratti, sorprende soprattutto perché affronta un tema e una realtà che il cinema italiano ha pressoché dimenticato e, volente o nolente, sembra non voler vedere e tantomeno mostrare, convinto che al pubblico non interessi. Una storia di uomini, forse, brutale e inquietante, che il Gassman regista riesce a mantenere in equilibrio, evitando di cadere nella macchietta ma non sempre negli stereotipi. Comunque, si tratta di un film al di sopra della media, non solo italiana, che non piacerà naturalmente a chi ama e segue soprattutto la sbandierata 'commedia', perché si tratta di un dramma a tinte forti, quasi letteralmente, visto il contrasto visivo e umano, di ambientazione e personaggi è palese. Nel cast anche Manrico Gammarota (Geco), Sergio Meogrossi (Talebano), Matteo Taranto (Dragos), la bellissima Madalina Ghenea (Dorina) e Michele Placido (avvocato Silvestri). Le musiche sono firmate dai fratelli Pivio e Aldo De Scalzi. La canzone originale è cantata da Francesco Renga. José de Arcangelo (2 1/2 stelle su 5) Nelle sale dal 18 aprile distribuito da MovieMax

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