mercoledì 1 maggio 2013

"Effetti collaterali" di Steven Soderbergh sulla scia del thriller hitchcockiano tra ambiguità e suggestione, fantascienza e inganno

L'instancabile ed eclettico Steven Soderbergh - premio Oscar per "Sesso, bugie e videotape", "Traffic", "Erin Brockovich - Forte come la verità" - continua a sfornare un film dopo l'altro, infatti, dopo "Knockout" e "Magic Mike" usciti l'anno scorso, ritorna nei cinema italiani con un thriller su temi, ambiguità e suggestioni hitchcockiane e sulla scia del suo più illustre allievo Brian De Palma, definito negli anni Ottanti 'nipotino', dopo i 'figliocci' della Nouvelle Vague, con in testa Claude Chabrol. Ma non è tutto, Soderbergh sarà al Festival di Cannes in concorso con "Behind the Candelabra", coloratissimo biopic 'televisivo' sul pianista Liberace, con Michael Douglas e Matt Damon, prodotto dalla prestigiosa HBO, e che - secondo l'autore stesso e salvo ripensamenti - chiude la sua carriera di regista. Sceneggiato da Scott Z. Burns - anche co-produttore -, già autore dei copioni di "The Bourne Ultimatum" e "The Informant!" e attuale collaboratore di Soderbergh, "Effetti collaterali" gioca sul dubbio e sulle menzogne di persone e personaggi, tra fantascienza (medico-psicologica) e giustizia, inganno e pregiudizio, innocenza e colpevolezza, vero e/o falso. Una rampante giovane coppia di New York, la fragile Emily (la Rooney Mara di "Millennium") e Martin Taylor (Channing Tatum, già in "Knockout: la resa dei conti" e "Magic Mike"), appena uscito dal carcere, viene sconvolta quando lo psichiatra di lei, Jonathan Banks (Jude Law) - dopo un tentato suicidio della donna -, le prescrive un nuovo psicofarmaco per curare una forma di depressione. Ma il medicinale, suggeritogli dalla precedente psichiatra, la dottoressa Victoria Siebert (Catherine Zeta Jones), avrà su Emily pericolosi effetti collaterali... Altro non dobbiamo, anzi non conviene svelare, per non rovinarvi l'effetto sorpresa né rivelarvi i colpi di scena che non mancano. Se in "Contagion" la paura e il brivido erano provocati dalla trasmissione di un letale virus sconosciuto, qui si tratta di un nuovo psicofarmaco non ancora 'testato' a dovere, anzi forse fatto inconsciamente e addirittura illegalmente. E, quindi, entrano in gioco interessi professionali e personali, pubblici e privati che per tre quarti di film imbrogliano la matassa che solo nell'ultimo quarto verrà sciolta. O no? A voi il compito di scoprirlo sempre che vi piacciono i thriller basati su gialli psicologici, veri o finti, nello stile di grande "Hitch", da "Delitto perfetto" a "Complotto di famiglia", passando per "Frenzy", per intenderci. Sostenuto da un ottimo cast, il film però non ha colpi di genio né raggiunge il brivido tanto atteso né la giusta tensione - anzi sembra avere il cardiogramma piatto -, ma soprattutto incuriosisce e trascina lo spettatore intorno al protagonista - un Jude Law misurato, forse troppo e dalla stessa regia - che verrà coinvolto suo malgrado in un pericoloso puzzle con colleghi e pazienti, vittima di una malcelata ingenuità, anzi di un eccesso di fiducia negli altri. Come è sua abitudine, Soderberg ha svolto anche il ruolo di direttore della fotografia e montatore offrendo una New York realistica ma al tempo stesso inedita perché ha girato in location vere, dal quartiere in cui si rifugia Emily (all'estremità nord di Manhattan, sulla 157a. Strada) all'ospedale psichiatrico (un reparto inutilizzato del Centro Psichiatrico di Manhattan) e un'aula del tribunale al numero 100 di Center Street. Intorno ai protagonisti anche Vinessa Shaw (Dierdre Banks), Polly Draper (il capo di Emily), Vladimir Versalles (Augustin), Michelle Vergara Moore (Joan), David Costabile (Carl) e Mamie Gummer (Kayla). José de Arcangelo (2 1/2 stelle su 5) Nelle sale dal 1° maggio distribuito da M2 Pictures

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