sabato 1 giugno 2013

A Natale "Un fantastico via vai" provocato dal solito Leonardo Pieraccioni in viaggio nel tempo

Partono le riprese del nuovo film di Leonardo Pieraccioni "Un fantastico via vai", una commedia che riporta indietro nel tempo il protagonista, perché Arnaldo, preso dalla nostalgia per il periodo universitario e, per un equivoco, buttato fuori di casa dalla moglie, decide di andare a vivere in una casa di studenti: sono quattro, hanno tutti più di 20 anni e l'uomo all'improvviso rivive con loro quell'età.
"Non ho mai girato d'inverno - esordisce l'attore-regista a proposito del cambiamento climatico, visto che durante la presentazione in un albergo romano di fuori c'era il diluvio e il caldo latitava ancora -, ma a giugno con la bella stagione. Ma ridendo e scherzando sono arrivato all'undicesimo film. Agli esordi provenivo dal fare film con la telecamerina, e volevo fare un film vero, su pellicola, e anche oggi l'emozione è sempre quella tant'è che l'albero di Natale si è ricostruito da solo, e le palle ce l'ha... dove le abbiamo noi. Inizia dove finiscono tutti i miei film, che sono sempre stati storie sentimentali. E parte dalla domanda 'vivranno felici e contenti?' Perché non si sa mai se poi si sono lasciati o meno. Stavolta ho una una famiglia, sposato da 11 anni, con due gemelle di 10 anni, e le dinamiche della famiglia. Sono un bancario, un personaggio differente - avrò una riga da una parte -, compassato, con una struggente nostalgia. Infatti, passa sempre dal quartiere universitario e vede le finestre accesse di energia e mi sono chiesto cosa succede se lui tornasse indietro nel tempo. Per un fraintendimento si ritrova attaccato ad un palo, e trova una camera da studente. Felice e contento torna ai vent'anni, quindi, spegnete il telefonino perché siamo tornati agli anni '80. In questo appartamento, sono tutti bravi e belli, io bello tra i belli, e in uno scambio tra dare e avere, decidono di dare una stanza a questa specie di zio o fratello maggiore, in cambio di un pochino della sua esperienza, non ben definita, con dei punti interrogativi in capo. Loro hanno il senso di sfrontatezza tipico di fronte ad un futuro che non si sa dove ti porta. Lui tacconta ai nuovi amici che allora avevano rubato la caravella di Colombo, ma poi hanno deciso di non salirci sopra e affrontare il mare, ma l'importante è salirci. Questa l'idea del film, il plot è la caravella, perché non si sa bene se è una sua immagine onirica oppure esiste ed è stata veramente rubata".
"La volontà di raccontare dopo 18 anni il rigore della sua/mia età - prosegue -, alla soglia dei 43, anzi 48 anni, mi sembrava il film perfetto, soprattutto dopo i tanti incontri all'università, durante i quali mi diverto sempre um mondo, perché per me il cabaret è la moglie e il cinema l'amante. Come attore sono tornato a teatro solo nel 2001 con uno spettacolo 'nuovo', nella mia vita ci sono tre bugie ricorrenti: imparare l'inglese, andare in palestra, e fare un nuovo spettacolo. Per me quello con gli studenti è un incontro fantastico, fanno domande, c'è una grande curiosità da parte loro per le mie risposte. E quando vengono a chiedermi foto e autografi mi danno del lei, forse perché sembro un pochino pavarottesco. Mentre il protagonista continua a chiedere alla moglie sul letto (lei legge 'infiniti', lui 'silenzi') perché no il karaoke?, oppure se li scambiano, e lì finisce tutto. Nel film voglio molto bene alla moglie, ma ho quel pizzicore di 'andiamo a far qualcosa di diverso'. Si vogliono bene, fanno l'amore, hanno ancora cose da raccontarsi, ma su una tonalità senza grandi picchi. Vedremo se, dopo questi 10 giorni, qualcosa sarà cambiato fra loro". "Non leggo più il bigliettino, cambio anche i vestiti, riportino in testa nel primo tempo in banca, nel secondo mi ritrovo a scodinzzolare con i capelli a ciuffoni anni '80, e quando trovo il mascara di una ragazza mi dò un tocco di giovinezza. Per andare al cinema - dice sulla crisi - il pubblico prende la macchina e paga il biglietto. Sono tempi difficili, e noi saltimbanchi dobbiamo farlo divertire nel modo più totale. Questo sarà un film ricco di amici che mi fanno morire dal ridere, Marco Mazzocca, Maurizio Battista che mi fa troppo ridere, Panariello da quando avevo 15 anni, Massimo Cecchirini - se viene, il fatto è che arrivi a Scandicci -, ha un ruolo comico puro, tante volte lo vedrete e stenterete a riconoscerlo, fa un detective privato con diversi travestimenti. Sarebbe meglio se qualcuno di grande slancio gli farà fare un film non solo comico, perché come Papaleo si porta dietro una malinconia struggente che gli leggi nelle occhiaie, e se incontri un comico allegro non ti fa ridere. Papaleo appartiene ai comici puri, ma era a scrivere con Veronesi e tra poco, quindi, esce il suo film".
"Riprese per sette settimane ad Arezzo che ha accettato di accogliere il baraccone del cinema - continua sulla location - perché non ci era mai stato. E' il mio primo film in elettronica, e gli amici sono in copartecipazione. Un film che, mal che vada, sarà quello che volevo fare, e mi piace il fatto che la sceneggiatura sia stata riletta, perché oggi si sta più attenti, non si può fare un film che non diverte. E' diverso rispetto alla commedia sentimentale che aveva una scaletta dura, precisa e che ho ripetuto perché il pubblico si divertiva. Una sala piena che ride è il premio più grande, e mi diletto sempre a scrivere canzoncini, tutte uguali (su youtube) ma non le ho mai messe nei film. Stavolta ho messo una versione strumentale, e ci dovrebbe essere la canzone 'La risata di mia figlia', con le musiche di Peppe Dati, che dovrebbe andare sui titoli di coda. Lui prende la chitarra nella prima parte del film, e cerca di suonare, ma c'è sempre qualcuno che bussa dall'altra parte. Non c'è uno che suona tra gli amici, ma l'accompagna uno studente col flauto". "'I laureati' non c'entra niente - afferma -, non faccio mai sequel, solo che allora dal ristorante potevo scappare veramente senza pagare il conto, oggi i camerieri mi agguantano. Ad Arezzo è la prima volta, abbiamo girato lì vicino 'Il ciclone', in Toscana ci sono tanti posti belli e non basta mai vederli. Di Arezzo conoscevo solo la piazza principale, ma abbiamo trovato un atteggiamento nei confronti del cinema che non c'è a Roma né a Milano e nemmeno a Firenze. Certo, se ogni due anni arriva i carrozzone del cinema fa piacere. Era candidata anche la Gabbanelli - dice sul ruolo della moglie -, ma l'ha fatta l'Autieri (Serena), quello di Rodotà lo fa Cecchirini. Le due ragazze sono Marianna Di Martino (seconda arrivata a Miss Italia), la bestemmiatrice, e Chiara Mastalli, mentre Alice Bellagamba, fa la figlia di Panariello, ma a 'pagina 20' arriva la sudamericana bonona, e dialogo col pubblico, c'è chi dice 'io l'avrei fatta entrare in casa', 'io non la faccio entrare nella vita vera', altro 'secondo me la dovevi lasciare entrare', e così via". "Veronesi ha cambiato telefonino e non l'ho più rintracciato - scherza sul fatto che stavolta il cosceneggiatore è Paolo Genovese -, stava scrivendo 'L'ultima ruota del carro' per poter iniziare le riprese, e non aveva tempo; nel frattempo il buon Genovese mi racconta l'idea che aveva su uno studente, io quella dentro l'università, e abbiamo deciso di scriverlo insieme". "Genovese, a differenze dell'altro toscano, Veronesi, con cui si chiacchierava due ore mezza e nelle altre due e mezza si scriveva, con Paolo si scriveva per cinque ore, altrimenti mi diceva 'vuoi chiacchierare? Bene, ma non ora'. E' molto bravo come sceneggiatore, ha una grande passione e tante idee. Perché non scriviamo una cosa noi tre insieme? Costerebbe troppo". "Là dove c'era un po' di satira sociale ('La moglie bellissima'), ma era solo indagini e restava comunque italiana, gli autori comici devono rimanere l'isola felice, credo. Quando mi fermano per strada e mi dicono che per due ore gli ho fatto stare bene mi sento soddisfatto, e poi detto da una donna 'spesso e volentieri per due ore mi dimentico le problematiche che ho a casa', mi rende felice. Fai il tuo lavoro, se mica è piaciuto tanto, o si rideva poco, è perché il lavoro non era stato fatto bene. Poi c'è chi ti dice ho visto tutti i tuoi film, ma ora con una bambina di 2 anni e mezzo si va al cinema un po' meno. I film come li facevano i maestri di una volta, sono quelli di Virzì e Sorrentino, che sanno raccontare con grazia storie che rendono felici e contenti gli spettatori. Il periodo è quello che l'è, pago 8 euro se passo due ore divertenti.. Un divertimento a basso costo diventa un piccolo evento. Il cinema è una torta da spartire in tanti quindi deve essere consistente, cioè molto divertente. Credo che il mio film sarà un affresco che piacerà a quelli della mia età, dai 30 ai 50, e ai ragazzi dai 20 ai 30, intendo, come chiave di lettura". E a proposito degli illustri colleghi dice: "Quella di Paolo Virzì è meravigliosa, un capolavorino ('Tutti i santi giorni' ndr.) perché piccolo (in quanto a budget ndr.), loro due sono straordinari (i protagonisti ndr.), uno di quei film che quando finiscono ti dispiace, come dicevo prima, loro hanno il dovere di raccontare la società e lo fanno bene; la satira sociale ha dei punti fermi, deve raccontare, appunto, la società".
"Una volta incontrai Virzì che aveva visto il mio film, credo 'Il ciclone', e ha detto 'mi è piaciuto ma avrei fatto fare l'attore protagonista ad un altro', ma così diventava un film di Virzì, dissi. Le attrici erano perfette per quel film, avevano il tipo di preparazione aritistica giusto, tanto che loro non importava neanche fare il film; 'Nel pesce innamorato' era addirittura una figurina sospesa. Allora per le bellone prendevo le modelle, la Fortezza quando è venuta in moviola per vedere cosa aveva fatto, disse 'fantastico', perché quello era il suo lavoro. Un autore prende attori già strutturati, a me invece intimidiva, e il loro background non serviva, erano figure che arrivavano e ripartivano. Di solito i registi vengono definiti 'giovane promessa', 'solito coglione' o 'venerabile maestro'; io come 'coglione' mi sento benissimo, mentre i veri maestri non vogliono essere chiamati maestri, come Monicelli e Leone, 'ma che grande maestro, al limite grosso'. "Renzi è il prossimo a mettersi le mani nel cappotto e prendersi Beppe Grillo - dichiara a proposito dell'attualità politica -, ragazzi, viviamo purtroppo in un periodo in cui la gente è uscita dalle scatole, la politica è ridotta a un reality, via quello, mai più quell'altro, arriva il rottamatore. Grillo a cui tanti hanno dato il voto, dice 'dov'è lo scontrino, prendete lo scontrino', ma deve succedere qualcosa, se questi sono i politici. Vestito da Fonzie, Renzi sembra me. Infatti, va benissimo per chi sta bene, ma ci si trova impiccati. E' argomento da Cabaret, ed è drammatico, il fatto di Borghesio, la Mussolini e Renzi è pane per fare cabaret, ma cosa li raccontano alla gente che manda curriculum a destra e a manca. C'è stato un momento in cui 5 stelle poteva essere quello che poteva fare da solo, ma Grillo conosce benissimo le regole dello spettacolo ma non della politica, ma non c'è nessuno capace di spiegargli come si fa; quello che è morto da poco (Andreotti), lui sapeva tutto". "Il movimento della rosa finiva con la sposa, immaginate prima della sposa, non mi sembra succeda niente in tempi rapidi nemmeno capire in tempi lunghi, tra qualche anno si vedrà, se mi fanno ancora fare film". "Grillo dalla parte, sono stanco come faccio io a capire come fare, io non capisco nulla come la maggior parte degli italiani, è sfuggito qualcosa a qualcuno, aveva un consenso grande e poi ha cercato di fare la divisione tra PDL e Pd e non ci è riuscito. Prossimo mettersi le mani nel cappotto e credersi Renzi, l'ho detto è un personaggio da teatro. Quanto farebbe uno scontro Grillo-Renzi in televisione tra di noi? Meglio di Celentano-Mina." "Per Carlo Monni è tutto un dispiacere - dice sull'amico scomparso venti giorni fa -, spesso c'è una differenza tra l'artista e la persona; come artista era più di nicchia ma come persona quando arrivava la sua risata spezzava in due la tristezza, faceva cose bellissime, anche con Benigni. Era un poeta, di quelli che non ci sono più, forse Ceccherini è ancora uno di loro. Ma oggi i cosiddetti artisti hanno due avvocati e tre commercialisti. Monni era uno che non stava alle regole". "Il 12 dicembre, io vado a casa dei ragazzi e si torna indietro - conclude a proposito dell'uscita - e si va avanti, la nostalgia è sincera, perché quando passo di fronte all'università, il riferimento è quell'età, in cui pensi di sapere tutto, e quando io volevo fare filmini e dicevo 'sto Kubrick chi è?, e Nanni Moretti? Una sfrontatezza totale, il punto generatore sono dei punti interrogativi (dipinti da un vero pittore); fantastica l'età in cui dai 4 o 5 esami, pensi che farai il veterinario e non ne sei sicuro. Girello da una stanza all'altra, voglio entrare dentro quel mondo, insomma, vivo le storie di questi quattro". Nel cast anche gli 'studenti' Giuseppe Maggio e David Sef. La fotografia sarà firmata Fabrizio Lucci, mentre le musiche da Gianluca Silbaldi. José de Arcangelo

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