venerdì 21 giugno 2013
Un tormentato Superman nella nuova versione "L'uomo d'acciaio" firmata Zack Snyder e Christopher Nolan con Henry Cavill
Riportare ancora una volta Superman sul grande schermo non è un'impresa facile, però "L'uomo d'acciaio" di Zack Snyder ("Watchmen", il suo film migliore), nonostante la riconosciuta e apprezzata esperienza di realizzatori e cast, in gran parte delude. In primis per alcune infedeltà o licenze che dir si voglia prese dalla sceneggiatura di David S. Goyer - da un suo soggetto e del produttore Christopher Nolan, che avrebbe dovuto dirigerlo ma poi ha deciso di rinunciarvi -. Non indifferente quella in cui è lo stesso Clark Kent a svelarsi a Lois Lane, prima ancora di lavorare al suo fianco, quindi, dopo un lungo prologo ambientato nell'agonizzante pianeta Krypton - episodio 'shakespeariano' che ricorda quello di "Thor" di Kenneth Branagh -, il già cresciuto Kal-El - alla ricerca di tracce che lo aiutino a scoprire da dove viene e qual è la sua missione sulla Terra, si imbatte nella giornalista di cui finirà per innamorarsi.
Secondo perché l'azione si concentra quasi tutta nell'ultima mezz'ora (il film dura 143') verso un finale allungato fino all'esasperazione che sembra fatto apposta per sfoggiare lungo una ventina di minuti gli effetti speciali digitali nei quali, sebbene il 'cattivo' di turno sfuggito alla prigionia kryptoniana viene sconfitto da Superman (ma qui la S nel costume sta per speranza), però non lo farà prima della distruzione di mezza Metropolis. Quindi, un pre-epilogo inutile e noioso.
Certo la cornice è suggestiva e il cast tra candidati e premi Oscar sono sempre di prima qualità ma, forse, bastava 'prosciugare il brodo' (la sceneggiatura è piuttosto squilibrata come accade spesso nelle recenti 'visitazioni') per renderlo più vivace e mettere in risalto le buone intenzioni degli autori dell'atteso reboot, dopo quello fallimentare del 2006, "Superman Returns", e il successo dei diversi serial televisivi sul giovane Superman.
Infatti, Snyder afferma: "Nel mondo dei supereroi, Superman è un personaggio senza compromessi che esiste per rappresentare il meglio che tutti noi possiamo essere. E' perfetto, è colui per cui ci battiamo, un dio magico, un'icona non solo del mondo dei fumetti, ma della cultura popolare".
E' proprio per questo le 'variazioni' sulla celeberrima storia non vengono digerite dai fan, così come la riflessione esistenziale e il disegno psicologico del protagonista - tra l'altro costruito su flash-back avanti e indietro nel tempo -, forse, non sarà gradita al grande pubblico che ama soprattutto i blockbusters frenetici e spensierati, a cui è dedicata l'ultima parte. E il 3D è ormai un optional che funziona ad intermittenza. Comunque, è sempre uno spettacolo ambizioso, ma al di sopra della media.
Il protagonista Henry Cavill (da "Montecristo" alla miniserie "I Tudors"), che oltre ad avere il fisico del ruolo se la cava come eroe clandestino e/o incompreso, dice: "Superman è una di quelle figure veramente speciali che l'uomo ha creato nel corso della storia. Rappresenta la speranza, la capacità di superare le avversità anche se non sembrano esserci probabilità di riuscire. E' qualcosa cui dobbiamo restare aggrappati, non importa in quale momento siamo della nostra esistenza o cosa succede nel mondo. In un modo o nell'altro supereremo sempre le difficoltà, dunque la speranza avrà un ruolo importante nella nostra vita. Indossare quel mantello di speranza come Superman era un'occasione che non potevo lasciarmi sfuggire".
"L'uomo d'acciaio" resta la versione fantascientifica della vita di un ragazzo che scopre di possedere poteri straordinari e di non appartenere alla Terra. Ma il tormentato eroe che c'è in lui dovrà venir fuori se vuole salvare il mondo - e lui stesso - dalla distruzione e così diventare il simbolo della speranza per tutta l'umanità.
"Questo sarà il film più realistico che ho mai fatto - aveva detto Snyder alla moglie produttrice Deborah Snyder -, non è ironico? Ma era questo il nostro obiettivo: far diventare Superman importante per il pubblico di oggi, renderlo adatto al contesto attuale".
Staremo a vedere se le nuove generazioni premiano le sue buone intenzioni. Ma ben aveva fatto il rimpianto Richard Lester, nel secondo "Superman" anni '80 - dopo una prima puntata 'tradizionale' ma corretta di Richard Donner (1978) -, a utilizzare la sua corrosiva ironia che, pur restando fedele al personaggio, aveva aggiunto un tono da commedia alle vicende 'personali' del supereroe. E allora riusciva persino a sposare Lois ma poi...
"Il pubblico riconoscerà - ha detto Nolan - come familiare il ritratto che il film fa di Superman come grande supereroe e, anche se in alcuni momenti della sua storia appariva una figura impenetrabile, quasi come quella di un dio, noi l'abbiamo delineato come un personaggio più vicino a noi, che affronta problemi come l'amore, la lealtà e la famiglia, proprio come se fosse umano lui stesso".
Accanto a Cavill, una spumeggiante Amy Adams (Lois Lane), quattro nomination da "Il dubbio" a "The Master"; Michael Shannon (generale Zod), nomination per "Revolutionary Road"; Kevin Costner (Jonathan Kent, il padre terrestre), Oscar per "Balla coi lupi"; Diane Lane (Martha Kent, la madre), candidata all'Oscar per "Unfaithful"; Laurence Fishburne (Perry White, il direttore del Daily Planet), nomination per "Tina"; la tedesca Antje Traue (Faora-Ul), l'israeliana Ayelet Zurer (Lara Lor-Van, la madre), vista in "Angeli & Demoni"; Christopher Meloni (colonnello Nathan Hardy), protagonista per 12 stagioni di "Law & Order - Unità vittime speciali"; e il premio Oscar Russell Crowe (Jor-El, il padre).
José de Arcangelo
(2 1/2 stelle su 5)
Nelle sale dal 20 giugno distribuito da Warner Bros. Pictures Italia
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