sabato 21 settembre 2013
"Il futuro" della cilena Alicia Scherson, un'adolescente alla ricerca del futuro in una Roma surreale ma vera
Dal libro "Un romanzetto Lumpen" (Adelphi) dello scrittore cileno Roberto Bolaño, "Il futuro" di Alicia Scherson, un dramma che riesce a rendere palpabile l'atmosfera del romanzo e il mondo del suo autore, diventato nel frattempo (e dopo la sua prematura morte) uno scrittore di culto in tutto il mondo.
E' uno di quei film che prende e coinvolge, anzi conquista pian piano, perché al primo approccio può sembrare l'ennesimo racconto di formazione, poi man mano vira verso il noir, ma in realtà si rivela un thriller sull'adolescenza, il ritratto in grigio di una ragazza alla ricerca di un 'futuro', di una ragione per continuare a vivere, anziché sopravvivere.
E poi c'è una Roma inedita, quasi surreale, ma vera perché è quella che noi (ma nemmeno i turisti) non 'vediamo', però 'immaginata', e vissuta dallo scrittore durante un suo soggiorno nella città eterna. Vedere per credere.
"Questo film può essere visto come una nuova puntata della saga di Maciste - dice la regista nelle note di regia -, dove la ragazza inerme alla fine sarà, come sempre, salvata. Stavolta però la ragazza dovrà trovare la via della salvezza da sola, dovrà abbandonare il suo eroe, scomparire e prepararsi per una nuova avventura. E' anche un film sull'Europa moderna, caotica e apocalittica, vista dagli occhi di una famiglia di immigranti che al momento del bisogno non hanno nessuno su cui contare".
Bianca (la rivelazione Manuela Martelli) e Tomàs (Luigi Ciardo) sono emigrati, insieme ai loro genitori, molti anni fa in Italia dal Cile, alla ricerca di un futuro migliore (probabilmente durante la dittatura di Pinochet). Ma all'improvviso i genitori muoiono in un incidente stradale, e i due fratelli rimasti orfani non hanno più nessuno al mondo. Anzi non lo conoscono nemmeno il mondo, vanno ancora al liceo, ma restano nel loro appartamento e fanno finta che nulla sia cambiato.
Abbandonano la scuola, cercano lavoro, passano le giornate davanti alla tivù e parlano del loro futuro. Un giorno Tomàs porta a casa due amici della palestra: Libio (Nicolas Vaporidis) e Bolognes (Alessandro Giallocosta), ospitandoli nella camera dei loro genitori. Bianca inizia una relazione con entrambi ma non è innamorata di nessuno dei due e, tutti insieme, continuano a guardare la televisione, a parlare di body building e del futuro. Ma i soldi sono sempre meno e i ragazzi escogitano un piano: rubare il denaro che Maciste (Rutger Hauer), un vecchio bodybuilder e star del filone mitologico anni '60, dovrebbe avere in cassaforte.
Per riuscire nell'intento, Bianca dovrebbe sedurre Maciste finché non avrà ottenuto la sua fiducia e scoprire dove tiene i soldi. Questo ai suoi occhi la renderà una criminale, ma non una prostituta... Però il piano funzionerà proprio solo per Bianca che, attraverso il rapporto con l'ex divo, 'scoprirà' il (suo) futuro. Forse.
Il terzo lungometraggio della regista cilena è stato presentato (in concorso) al Sundance FilmFest, ha vinto il KNF Award (dell'Associazione dei Critici Cinematografici olandesi) al Festival di Rotterdam ed è stato il film d'apertua al RIFF (Roma Independent Film Festival) 2013. Inoltre è stato presentato al Salone del Libro di Torino, all'interno degli eventi dedicati allo scrittore Roberto Bolaño, a cui ha partecipato la vedova, e acclamato dalla critica americana, tra cui Variety, New York Times e Village Voice (NY) che ha scritto: "Quella che in un primo momento sembra essere una storia per ragazzi assume delle sfumature apocalittiche e noir, mantenendo però il focus sui personaggi colpiti da una crisi profonda. Per mettere insieme questi elementi ci vuole un regista esperto, abile; e la Scherson, alla sua terza pellicola, dimostra di esserlo".
José de Arcangelo
(3 1/2 stelle su 5)
Nelle sale italiane dal 19 settembre distribuito da Movimento Film
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