giovedì 19 settembre 2013

"The Grandmaster", un epico e suggestivo affresco storico "profondamente autentico" per raccontare la nascita del Kung Fu

Bisogna subito chiarire che il nuovo film prodotto, scritto e diretto da Wong Kar-wai non è ‘solo’ un film sulle arti marziali, anzi, soprattutto perché si tratta sempre di un'opera dell'autore di "Happy Together" e "In the Mood for Love". Infatti, è anche un'accurata e suggestiva ricostruzione storica del periodo della nascita e dello sviluppo del Kung Fu, "due parole. Orizzontale e verticale. Fai un errore: orizzontale. Sii l'ultimo a restare in piedi e vincerai". Sono le parole del gran maestro Ip Man.
Presentato in anteprima alla 63a. Berlinale, "The Grandmaster", racconta oltre vent'anni di storia cinese, attraverso la biografia di Ip Man (sempre sorprendente Tony Leung, da Ang Lee a John Woo e Zhang Yimou), il leggendario maestro di Bruce Lee e della scuola di Kung Fu Wing Chun. Il grande affresco di un'epoca e di un mondo scomparsi, non a caso, con un chiaro omaggio al Sergio Leone di "C'era una volta in America", sottolineato dalle musiche di Shigeru Umebayashi e Nathaniel Mechaly - collaborazione dell'italiano Stefano Lentini con Stabat Mater - che, sul finale, rievocano le celebri note di Ennio Morricone.
Foshan, nel sud della Cina: Ip Man, erede di una famiglia benestante è sposato con Zhang Youngchen (Song Hye Kyo), discendente della dinastia Manciù, ma come ogni appassionato di arti marziali, frequenta il Padiglione d'Oro, elegante bordello dove si incontrano i maestri di Kung Fu. Però nel 1936, la Cina è alle prese con accese turbolenze politiche e con la minaccia della divisione, proprio quando i giapponesi hanno già invaso le province del nord-est, ovvero la Manciuria. E, costretto ad abbandonare la sua città occupata, arriva a Foshan il grande maestro Gong Baosen (Wang Qingxiang), per festeggiare il suo imminente ritiro. La cerimonia prevede anche una sfida e una sua esibizione di arti marziali con un uomo più giovane, e così nominare il suo discepolo e successore.
Da questo evento nascono rivalità marziali e politiche, vicende pubbliche e private raccontate dal regista con uno stile sobrio però magistralmente coinvolgente, dove le coreografie dei combattimenti (dell'altro, veterano, maestro Yuen Wo Ping) vengono sfruttate per mettere in risalto la loro bellezza, eleganza e plasticità, trasformando ogni inquadratura (anche dall’alto e da vicino) in un vero quadro. Quindi, anche un’ottima cornice grazie all'ottima fotografia del francese Philippe Le Sourd, da "Un'ottima annata" di Ridley Scott a "Sette anime" di Gabriele Muccino, e al fedele collaboratore William Chang che ha curato scenografie, costumi e montaggio. Infatti, chi ama solo i combattimenti ne sarà deluso perché dal punto di vista 'sportivo', la pellicola, forse, è meno coinvolgente, anche se rappresentato al meglio anche da attori, esperti del genere e non, che si sono allenati per mesi, mentre lo stesso Wong Kar-Wai ha fatto delle ricerche storiche per tre lunghi anni - ma ci lavorava già da quattro -, per riportarci un mondo e un capitolo della storia cinese poco ricordato dallo stesso cinema orientale, soprattutto negli ultimi decenni. L'opera si conclude a Hong Kong, dopo la fine della guerra civile vinta dai comunisti di Mao Zedong, dove i maestri rivali si rincontreranno nei primi anni Cinquanta, quando vi apriranno le scuole di Kung Fu.
L'autore, dopo il suo difficile viaggio di ricerca (raccontato nel film "The Road to The Grandmaster) in nove città della Cina e Taiwan, si è reso conto di essere diventato il depositario di una preziosa eredità culturale che rischiava di andare perduta e ha deciso che questo film doveva essere epico e al tempo stesso profondamente autentico. E, ovviamente, non era una falsa promessa perché ci è riuscito in pieno. Attorno a Tony Leung: la bella e brava Ziyi Zhang (Gog Er, figlia del maestro Gong Baosen e, a sua volta, esperta di kung fu), già grande protagonista di "La tigre e il dragone" di Ang Lee; Chang Chen (il "Rasoio"), già con Kar-wai in "Happy Together"; Shang Tielong (Jiang), Zhang Jin (Ma San), Xiao Shenyang (San Jiang Shui), Song Hye Kyo (Zhang Yongcheng). José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale dal 19 settembre distribuito da Bim

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