martedì 1 ottobre 2013

Arriva sul grande schermo "Noi, Zagor" sul popolarissimo personaggio dei fumetti Bonelli. Ma purtroppo solo per due giorni

"Noi, Zagor" di Riccardo Jacopino, sarà presentato in anteprima al Romics il 6 ottobre e sara nelle sale solo il 22 e 23 ottobre, distribuito da Microcinema Distribuzione. Un documentario per ricostruire la storia di "un piccolo miracolo editoriale", secondo la definizione del direttore della Sergio Bonelli Editore. Già perché "Zagor, lo spirito con la scure", personaggio creato oltre cinquant'anni fa da Sergio Bonelli, alias Guido Nolitta, e dal disegnatore Gallieno Ferri, di tutte le testate della più grande Factory di Comics in Europe, è l'unica che nella crisi globale del settore, è in crescita rispetto al numero di copie vendute. Si calcola che in Italia siano ottantamila i fan di Zagor e dell'inseparabile Cico, senza contare quelli di Brasile, Croazia, Serbia, Spagna e Turchia. Non solo. Attraverso le testimonianza di autori, sceneggiatori, disegnatori, critici, fan e lettori il racconto filmico ripercorre la sua storia e quella dei suoi creatori.
"E' stato difficilissimo raccontare la storia di Zagor e i zagoriani, lettori e critici - esordisce il regista Riccardo Jacopino -, bisogna andare in strada per cercare di raccontare le emozioni di questo fumetto, da appassionato, sia per farlo conoscere a chi non lo conosceva e crearne uno specchio dei fan, farli immedesimare in questa passione. L'unico rammarico è di non aver fatto in tempo, per un soffio, a conoscere e intervitare il grande Sergio Bonelli (morto il 26 settembre 2011 ndr.) e potergli esprimere personalmente la mia gratitudine per il suo necessario e imprescindibile assenso al progetto del film. Una sua apparizione in video e in voce è, comunque, assicurata grazie al frammento di un'intervista di qualche anno fa, realizzata da Andrea Bosco per la pronvincia di Milano, ma la sua presenza aleggia comunque, in ogni momento del film". "In qualche modo - prosegue -, in questo con Giovanni Iozzi (il collaboratore alla sceneggiatura ndr.), ci siamo accorti subito che in 'Zagor' alleggiava il rapporto di Sergio col padre, che un po' scappa da questa figura paterna. Non in conflitto, e pur nella venerazione di un colosso, un'ombra alle spalle, con cui non volle competere. E così ha cambiato persino il nome in Guido Nolitta, sorta di totem di Bonelli, svelando tutta la sua umanità ed altro. Devo ringraziare tutti alla Bonelli Editore, tutti i disegnatori e autori, perché il film è un omaggio a tutti gli autori di fumetti. Loro mi hanno permesso di entrare dentro questo fumetto, vedere cosa c'era dietro, come nasce e come arriva in edicola".
"Da quando è morto Sergio, che mi aveva scelto nell'89 - dichiara Moreno Burattini, curatore di Zagor -, qualcosa in me che gli somigliava, e sono diventato un riferimento, preso alla lettera la parola responsabilità dal vocabolario. Se ci penso non riesco a lavorare, perché sono il custode di una tradizione più che cinquentennale. Un giorno si presenta Jacopino, che conoscevo da ragazzo perché abbiamo frequentato lo stesso liceo e facevamo ginnastica insieme. L'ho ritrovato, dopo tanti anni, quando è venuto a trovarmi a Milano, e ho capito che era la persona giusta perché fin da bambino voleva fare regista, così come io volevo fare l'autore di fumetti. Poi mi ha fatto vedere il 40 per cento del filmato, e ho scoperto che è un regista bravissimo. E' stato promosso e gli ho detto 'lavoriamoci su'. Ha visto i raduni, seguito la redazione ovunque, anche in Croazia dove è venuto persino il Presidente in persona per conoscere gli ospiti della Mostra di fumetti. Quando ci trovavamo in Dalmazia, io e Marco Verni, una persona che era sul lungomare ci avvicina e mi dice: 'tu sei una leggenda', segno che il fumetto viene letto, amato e considerato ovunque, più che da noi". E poi sulle canzoni, Burattini aggiunge: "Avete sentito il musicista King of Darkwood (Graziano Romani che ha scelto il nome Darkwood, come la foresta, in omaggio al fumetto, e uno degli intervistati ndr.). Ha fatto persino un Album interamente dedicato a Zagor Poi un altro per Tex, e ha finito di registrare il singolo 'Yes, I'm Mr. No'". "Gallieno Ferri (disegnatore di 'Zagor', illustre testimone/creatore ndr.) - continua -, in Turchia, ha conosciuto Levan Chakir - protagonista di due film pirata anni '70 tratti dal fumetto -, un attore che viene paragonato a Giuliano Gemma, perché ha fatto un sacco di film western e d'avventura ed è ancora conosciuto. Avevano organizzato una cena per farli incontrare in un ristorante dove c'era tanta altra gente ignara, l'attore si alza in piedi e dice 'Scusate, un attimo d'attenzione, sono Levan Chakir ed accanto a me c'è uno dei più grandi disegnatori del mondo'. E tutto il ristorante si è alzato e fece un'ovazione per Ferri".
"Lavorare su 'Zagor' è una grande responsabilità - dichiara il disegnatore Walter Venturi - perché si tratta di un mondo che va avanti da cinquant'anni; devi badare a dare un minimo di interpretazione, comunque il riferimento è sempre Ferri. Ho lavorato alle prime copertine Mr. No, ho fatto 120 pagine di 'Zagor', sto iniziando da disegnatore, non sapevo che la passione dei lettori fosse così sanguigna con 'Zagor', non è solo la fascia adolescianziale. Sapevo che dovevo disegnare qualsiasi cosa, alieni scienziati samurai, dove cìè sempre qualcosa da inventare. Non abbiamo dei riferimenti così ferrei, anche se è ambientato agli inizi dell'Ottocento, su certi tipi di armi e vestiti, possiamo mettere delle cose non convenzionali. Noi dobbiamo eseguire". "Vive negli anni Trenta dell'Ottocento - ribatte Burattini -, ci sono gli indiani Seminoles, il presidente Jackson, però Zagor usa anche una pistola e un fucile a ripetizione, ci sono i treni. Il fumetto nasce nel '61, quando non c'era tanta attenzione alla storia, eravamo abituati al western convenzionale. Mettere nel fumetto vere armi poteva sembrare non aver riconosciuto bene la situazione, un po' come fare degli indiani senza penne sulla testa. All'inizio l'universo degli indiani era abbastanza convenzionale, nell'evoluzione del personaggio si faceva parlare gli indiani con le parole dell'epoca. Noi, invece, non ci mettiamo la dinamite perché non c'era ancora, oggi i lettori sono più attenti, e non si può fare tutto. Come aneddotto, posso raccontarvi, nel numero che esce oggi in edicola, 'Il giorno del giudizio', c'è uno tsunami. Ma è ambientato a Concepciòn, in Cile, perché Zagor fa un viaggio in Sudamerica, e la cità fu distrutta da un terromoto nel 1835, alle 11.20 mattino del 11 febbraio. Un catastrofico terremoto seguito da uno tsunami, così preciso e storico, descritto da un testimone eccezione: Charles Darwin, il giorno dopo. Tutto nei minimi dettagli è stato preso dai diari di Darwin. Oggi non è più senza documentazione". "Inoltre, Tocqueville è stato mandato oltreoceano per studiare la democrazia in America - aggiunge -, perché il re e nobili non concepivano che esistesse una nazione dove non c'era un re. Lui parte, resta due anni e scrive un diario di viaggio, durante il quale, in una foresta della Pennsylvania, gli viene incontro un uomo vestito come un indiano, che vive in una capanna in mezzo palude, gli racconta tutto e gli fa da guida. Poteva benissimo essere Zagor!".
"Raccogliamo la carta, la trituriamo e la ricicliamo - dichiara il responsabile di Arcobaleno Produzioni -, ci sono persone con molti problemi, chi è stato in carcere o chi era disoccupato, nella nostra cooperativa sociale, ma abbiamo deciso di impegnarci in modo impreditoriale col cinema. Siamo persone - 280 lavoratori - che credono nel linguaggio del cinema, perciò abbiamo già realizzato una commedia, e un video per conto dell'Associazione italiana di calciatori sul calcio-scommesse. Vogliamo difondere una nostra filosofia editoriale, contribuire allo sviluppo del paese, creare occupazione e redito, accanto alla relazione con le persone. 'Zagor' è l'ennesimo modo con cui la Cooperativa Arcobaleno (di Torino) per poter diffondere quest'ideologia, raccontare quello che non si vede, quali sono le fatiche e i segreti, far vedere quello che non emerge. Siamo orgogliosi di aver prodotto il film e siamo determinati ad andare avanti con questo tipo di lavoro". "L'idea che il fumetto sia la causa principale della violenza giovanile è ormai superata - riprende Burattini -, magari gli insegnanti leggessero i fumetti a scuola. Visto che gli autori al cinema hanno parlato della shoah, con 'Schindler's List', Primo Levi in un libro, 'Se questo un uomo', basta solo che un autore sappia provocare delle emozione nei lettori. Il linguaggio fumetto sembra aver perso forza, ma in passato è stato utilizzato persino i depliant delle società e delle banche tutto viene raccontato a fumetti, persino nelle stazioni ferroviarie tutto viene annunciato con un fumetto. E' un linguaggio modernissimo, da usare per superare la barriera dell'handicap, gli autistici se vedono film e non sanno il riassunto, o leggono un pezzo prosa senza riferirimenti non capiscono, invece col fumetto capiscono la storia attraverso gli occhi. Non ci sono insegnante disposti a farlo, spesso vengo invitato a parlare nelle scuole, accompagnato da immagini proiettate. Mi dicono 'sarà difficile tenerli buoni perché non stanno mai attenti, sono confusionari'. Invece, sono stati un'ora zitti perché vogliono sapere di più sull'albo omaggio, prestano attenzione. La storia dei fumetti va insegnata a scuola, perché è bella e affascinante. Purtroppo finora si tratta di iniziative di singoli insegnanti, perché manca la volontà di voler utilizzarla a livello più concreto". "Sergio leggeva tutto - dichiara Burattini -, se usciva un nuovo fumetto concorrente ne studiava il percorso, anche se era di serie zeta. Di Roberto Recchione, autore di 'John Doe' (ora curatore di "Dylan Dog" ndr.), è diventato amico; lo voleva conoscere per vedere com'era. Si informava di tutto e di tutti, leggeva e seguiva tutto, era uno che sapeva bene cosa voleva fare. Non aveva bisogno dei sondaggi, capiva il pubblico, percepiva gli umori, tante volte con le sue scelte intercettava il desiderio del pubblico. Si deve notare che dopo il 26 settembre 2011, qualcosa è cambiato, i tempi anche, e se l'editrice non si aggiorna di pari passo con la tecnica si rischia. Ha provato con nuovi formati, almanacchi, miniserie. Questo lavoro ha portato fortuna a Sergio che sosteneva: 'voglio vendere un fumetto, non un gadget, o fare pubblicità. La gente deve comprarsi il fumetto e se mi premia è perché le piace il fumetto'. Infatti, il volume di 30 euro, lo faceva fare a Mondadori, Rizzoli. Nel tentativo di aggiornarsi faceva di tutto".
"Ho girato più di venti ore di materiale - confessa il regista -, ho cercato di scavare più sulle persone, su come nasce il fumetto, che tipo di rapporto hanno, cosa li ha spinto a cominciare. Lo stesso Moreno incontrò Bonelli da ragazzino. I lettori vengono rappresentati dentro gli albi, sono fedeli che Bonelli conosce, e che sono in continuo rapporto con la Bonelli, anche perché se telefoni ti passano sempre qualcuno con cui parlare. Il successo è la fedeltà. Se entri in redazione è come entrare nella 'capanna di Zagor'. Questo è uno degli aspetti del successo. Un altro discorso, è quello del futuro del fumetto, come è e come sarà, ci vorrà molta fantasia, trovare le maniere giuste per parlare ai ragazzi perché sarà un pubblico diverso dal passato. La mia storia favorita è 'Una storia del West'. Almeno per i bonelliani uno dei valori è non cadere nelle trappole del contingente politico, però si va a cercare cose che siano condivisibili, universali. Quando una favola è bella e ti prende fin da piccolo, si intuisce subito che è bella. Restano, ti accompagnano per tutta la vita, è un momento della tua vita che resta". "Se una cosa è fatta bene regge la prova del tempo - ribatte Burattini -, se un romanzo scritto negli anni Venti, o nell'ottocento, non ce la fai a leggerlo è perché non regge. 'I Promessi sposi' è ancora moderno. Quale fumetto si legge ancora volentiere oggi? 'Zagor'. Quando abbiamo ristampato il primo numero (per 'La Repubblica' ndr.), ci dicevano 'Tex è Tex forse Zagor andrà meno bene, facciamo solo trenta numeri'. Poi è andato molto bene, 'andiamo fino 50' dissero, dopo 'a 70', infine, 'non mettiamo più limiti'. Finché le vendite andranno avanti non si sa, ma ancora vende". "Ho persino partecipato a una delle prime riunioni di La Repubblica - conclude -, una signora meravigliata disse: 'Usciremo con le copertine dell'epoca? Tex aveva una copertina più moderna; con quelle originali nel 2011 non le venderemo mai!', invece attirano l'attenzione in modo incredibile, per quanto sono moderne". Un possibile Zagor del grande schermo?
Regista e curatore accennano qualche nome: Joaquin Phoenix, anche un Banderas in forma come in 'Zorro', e tra i nostri, vedo Vinicio Marchioni, 'il freddo' (di "Romanzo criminale" la serie), però ma i nemici son tanti. E la bionda? Scarlett Johannsson, probabilmente. Ma per il momento nessuno ci ha pensato. Ancora. José de Arcangelo

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