giovedì 3 ottobre 2013
"Diana - La storia segreta di Lady D" di Oliver Hirschbiegel, ovvero l'amore della principessa triste che voleva vivere felice e contenta
"Diana - La storia segreta di Lady D", ispirato liberamente all'opera della giornalista e documentarista Kate Smell - anche produttrice associata -, autrice di "Diana: l'ultimo amore segreto della principessa triste", e sceneggiato dal drammaturgo Stephen Jeffreys ("The Libertine"), racconta la storia d'amore tra Diana (Naomi Watts, a tratti somigliantissima) e il chirurgo Hasnat Kahn (Naveen Adrews), con cui - si sostiene - abbia scoperto la vera felicità, tanto da spingerla a impegnarsi con successo in campo umanitario, soprattutto nella campagna contro la fabbricazione di mine antiuomo.
Ma bisogna prima ricordare che, quando il cinema affronta un personaggio pubblico, popolarissimo, amato e odiato con la stessa intensità - di cui tutti i media hanno parlato (e straparlato), di tutto e del contrario di tutto -, e ormai entrati nel mito, perché all'improvviso scomparsi tragicamente, lo fa a suo rischio e pericolo.
E' successo con personaggi mitici del grande schermo come James Dean e Marilyn Monroe - però cinquant'anni fa i media erano soltanto una tivù quasi alle prime armi, così come i giornali 'scandalistici' erano ancora in fasce -, e i film a loro dedicati, volente o nolente, deludevano sia fan che denigratori. Accade oggi, forse in maniera più eclatante, con "Diana", diretto da un insolito Oliver Hirschbiegel, apprezzato regista tedesco, candidato all'Oscar per il miglior film straniero con "La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler". Soprattutto se il pubblico si reca al cinema col pregiudizio di trovarsi davanti ad un 'polpettone' o prevenuto sul fatto che il suo idolo verrà deposto dall'altare, oppure non è stato innalzato come meritava.
Bisogna ammettere che stavolta si tratta, comunque, di un sobrio mélo che non mira alla spettacolarità gratuita - il tragico incidente mortale non si vede, è solo annunciato all'inizio sull'immagine di Diana e Dodi che escono dalla camera d'albergo, che serve da spunto di partenza e tornare indietro nel tempo -, nemmeno al gossip più sfrenato, di cui è stata oggetto 'la principessa triste', prima, durante e dopo il matrimonio col futuro re Carlo d'Inghilterra.
Infatti, se dimenticate la Lady D che conoscete - o credete di conoscere, anzi quella da voi immaginata, sia negativa che positivamente - probabilmente, la pellicola vi coinvolgerà. Noi come spettatori, né pro né contro Diana, ci siamo dimenticati addirittura di quel poco che avevamo visto e letto - a volte anche costretti dal tanto rumore - e ci siamo goduti un dramma romantico, a tratti freddo a tratti persino, commovente -, tanto da non sentire affatto l'effetto 'santino' che altri sembra abbiano visto.
Forse dipende dal tipo di approccio e/o aspettativa che ognuno ha (o aveva), perché chi è già troppo coinvolto nella vera vicenda e ha una sua visione troppo indelebile della principessa, non accetta che la 'verità' assoluta sul caso era nella mente di Diana e che è stata sepolta insieme a lei. Tutti possono avere una versione dei fatti, tante possono essere le ipotesi. Questa è una delle tante, quella romantica di un amore che l'ha cambiata e resa, probabilmente, felice, però non tanto forte e ricambiato da salvarla. Quindi, in sintesi, un mélo su un amore impossibile che però serve a tratteggiare il ritratto di 'una' donna, in fondo come tante, ma in realtà catapultata in un mondo eccezionale e stretto per una che voleva soltanto vivere 'felice e contenta'.
Nel cast anche il pinteriano Douglas Hodge (Paul Burrell), da "Robin Hood" a "La fiera della vanità"; la veterana Geraldine James (Oonagh Toffolo), da "Sherlock Holmes" a "Millennium"; Charles Edwards (Patrick Jephson), da "Un marito ideale" a "Batman Begins"; Cas Anvar (Dodi Fayed), dal piccolo al grande schermo, da "24 ore" a "The Phantom", da "The Terminal" a "Neverland"; Juliet Stevenson (l'amica e confidente Sonia), da "Molto rumore per nulla" a "Il discorso del re"; e Art Malik.
L'accurata cornice è firmata dal direttore della fotografia Rainer Kalusmann, da "Il giardino di limoni" a "La banda Baader-Meinhoff"; dalla scenografa Kave Quinn, da "The Woman in Black" a "Senza apparente motivo"; dalla truccatrice e parrucchiera Noriko Watanabe, da "Lezioni di piano" a "Memorie di una geisha"; dal costumista Julian Day, da "Nowhere Boy" a "Rush"; dal montatore tedesco e collaboratore di vecchia data del regista, Hans Funck; i compositori David Holmes (dalla trilogia "Ocean's" a "Hunger") e Keefus Ciancia (da "Saving Grace" e "The Ladykillers" in tivù) che hanno scritto le musiche.
José de Arcangelo
(2 1/2 stelle su 5)
Nelle sale dal 3 ottobre distribuito da Bim
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