giovedì 3 ottobre 2013
Quegli "Anni felici" dell'infanzia di Daniele Luchetti, ovvero gli anni Settanta in famiglia
Attraverso, un come eravamo - in gran parte autobiografico - dei rapporti di coppia negli anni Settanta, e i ricordi di un ragazzino (Daniele Luchetti stesso) si ricostruisce il dramma familiare del suo nuovo film "Anni felici", scritto con Caterina Venturini e la premiata coppia Rulli-Petraglia. Non è la prima volta, perché l'opera, dopo "Mio fratello è figlio unico" e "La nostra vita", chiude una sorta di trilogia sulla famiglia italiana.
Però stavolta, è un dramma, sui toni della commedia - come la vita stessa -, ma intimista, quasi claustrofobico come l'amore dei due protagonisti (e la cornice). Infatti la Roma del 1974, resta proprio sullo 'sfondo'; della contestazione, della voglia di libertà - anche sessuale - e del femminismo (nonostante, ad un certo punto ci si sposti in un campo estivo per sole donne), resta solo l'eco.
E, la stessa città, quando si vede, è in un angolo seminascosto della Roma antica, oppure la si intravvede dall'interno dell'abitacolo della macchina; non è mai protagonista, come non lo è la Milano della scena della performance artistica che, tranne per uno scorcio esterno (tra stazione e galleria), è pressoché tutta in interni.
Guido (un sempre intenso Kim Rossi Stuart) è un artista d'avanguardia in attesa di essere apprezzato, ma si sente intrappolato in una famiglia troppo borghese e invadente. Serena (Micaela Ramazzotti), sua moglie non ama l'arte, ma ama ossessivamente l'artista e, infatti, lo "invade" con ogni mezzo, mentre i figli Dario (Samuel Garofalo alter ego del Luchetti di quarant'anni fa) e Paolo (Niccolò Calvagna), rispettivamente di 10 e 5 anni, sono i testimoni involontari della loro irresistibile attrazione erotica, dei loro disastri coniugali, dei loro tradimenti ed eterne schermaglie amorose.
Lei, comunque, tagliata fuori dalla vita artistica di lui, cerca in ogni modo di scoprire le sue scappatelle e si presenta improvvisamente al suo happening milanese, secondo lui rovinandoglielo, ma lei sarà l'unica disposta a rispondere alla sua provocazione (mettersi nuda come artista e modelle). Serena poi, un po' per dispetto un po' per prendersi una vacanza di riflessione, accetta l'invito (e la corte) della gallerista Helke (la tedesca Martina Friederike Gedeck), una donna gentile e generosa, che l'aiuterà a capire la sua condizione. Un amore per quanto grande possa essere non può diventare una prigione per nessuno dei due, e lei, forse, dovrà ritrovare se stessa attraverso la libertà.
Il tutto ricostruito tra colpi di testa, filmini in super 8 (rifatti comunque), pigre vacanze al mare vicino Roma (nelle ville dei nonni). Il ritratto di famiglia che, provando, appunto, ad essere libera, si ritrova in una gabbia senza via di uscita.
Questo per constatare che nella memoria, nonostante tutto, il passato resta comunque migliore, soprattutto nell'infanzia, e sono quegli "Anni felici" che ci sembravano allora "infelici" e bisognava 'viverli'.
Nel cast anche Benedetta Buccellato (nonna Marcella) e Pia Engleberth (nonna Marina). La cornice anni Settanta è firmata dal direttore della fotografia Claudio Collepiccolo, dallo scenografo Giancarlo Basili, dalla costumista Maria RIta Barbera. Il montaggio è di Mirco e Francesco Garrone, mentre le musiche di Franco Piersanti. José de Arcangelo
(3 stelle su 5)
Nelle sale italiane dal 3 ottobre distribuito da 01 Distribution in 250 copie
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