giovedì 10 ottobre 2013

"Gloria" di Sebastian Lelio, ritratto di una cinquantenne nel Cile contemporaneo, che diventa quadro di insoddisfazioni universali

Reduce dal 63° Festival Internazionale del Film di Berlino, dove ha conquistato l'Orso d'Argento per la migliore protagonista femminile, alla proiezione in anteprima italiana alla 49a. Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro - nel Focus sul cinema cileno contemporaneo e per la retrospettiva dedicata all'autore -, arriva nei cinema italiani "Gloria", scritto e diretto da uno dei registi di punta del cinema del paese sudamericano, Sebastian Lelio, e prodotto dall'ormai consacrato Pablo Larrain.
L'intenso ritratto di una donna della generazione di sua madre - lo ha dichiarato lo stesso autore -, però disegnato dal punto di vista della medesima donna. Infatti, "Non c'è una sola inquadratura - dice Lelio - in cui non sia presente il suo corpo. Non c'è una sola scena che non mostri come lei percepisce le cose e il mondo. Gloria interpreta un mediocre ruolo di secondo piano nelle vite di quelli che la circondano". Ex marito e figli adulti, inclusi.
"Gloria" - l'omonimia con la protagonista del indimenticabile film di John Cassavetes è solo casuale - è una donna e al tempo stesso tante donne, quelle che non si sono sentite (e non si sentono) protagoniste, che quando non fanno più da 'spalla' a qualcuno (o per qualcosa) si sentono sole e addirittura inutili, tanto da trascinarsi in una claustrofobica routine casa, lavoro, locali (dove bere e/o ballare). La cinquantenne Gloria (inimitabile, veramente, Paulina Garcia), si sente ancora giovane e, nel tentativo di trasformare la sua solitudine in una 'fiesta continua', trascorre le notti in cerca d'amore in sale da ballo per cuori solitari. Il suo inguaribile ottimismo e la sua fragile felicità prendono il sopravvento quando incontra Rodolfo (Sergio Hernandez), un uomo apparentemente sincero, solo e bisognoso di amore come lei. La loro intensa passione spinge Gloria a donare tutta se stessa, come se sentisse che questa è la sua ultima occasione, sempre in bilico tra speranza e disperazione.
E, per non sprofondare nuovamente nel girone della solitudine, sarà costretta a ritrovare se stessa, tutto il suo coraggio e una nuova forza per scoprire che ancora una volta, o forse per la prima volta, è lei la protagonista e può benissimo ballare da sola... senza per forza disperare né morire. Ma Gloria, in filigrana, rappresenta non solo la sua generazione, frustrata dalla lunga dittatura di Pinochet, quella che si era illusa di avere poi riconquistato la libertà, quella stessa che la donna diffende con coraggio e dignità; quella voglia di cambiamento, vero e soddisfacente, cui aspiriamo tutti noi. "La sceneggiatura del film - confessa il regista che l'ha scritta con Gonzalo Maza (anche produttore) - nasce da storie accadute a persone che conosciamo e da aneddotti che ci sono stati raccontati, sono fatti reali che, in un modo e nell'altro, la città di Santiago (la capitale cilena ndr.) ha reso possibili. Santiago è praticamente un'altra protagonista del film. 'Gloria' è la storia di una persona che ha sullo sfondo una città che si sta trasformando radicalmente. L'aspirazione fondamentale della protagonista, essere amata e apprezzata, si fonde col clamore della società cilena, che a sua volta reclama il diritto ad essere riconosciuta. Il Cile è un paese moderno e in rapido sviluppo, ma i rapporti sociale al suo interno sono profondamente ingiusti".
E, in questo senso, "il latente scontento della società", attraverso la protagonista, rispecchia quello universale, perché la società contemporanea - pensiamo globale - è oggi più che mai quella dell'usa e getta, soprattutto per quanto riguarda meriti, diritti e sentimenti. "In un certo senso - conclude Lelio - Gloria è come Rocky: il mondo la maltratta e vuole farla cadere, ma lei riesce a rialzarsi e ad andare avanti, a testa alta. E' stata questa per me la ragione principale che mi ha spinto a raccontare la storia di questa donna, il motivo per riprendere con la macchina da presa quello che lei mostra in superficie cercando allo stesso tempo di mostrare il mistero che si nasconde in lei". Nel cast anche Marcial Tagle (Marcial), Diego Fontecilla (Pedro), Fabiola Zamora (Ana) e Antonia Santa Maria (Maria). Il direttore della fotografia è Benjamin Echazarreta, la scenografia Marcela Urivi, il costumista Eduardo Castro e i montatori lo stesso Lelio e Soledad Salfate. José de Arcangelo
(3 1/2 stelle su 5) Nelle sale dal 10 ottobre distribuito da Lucky Red

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