martedì 15 ottobre 2013

Rocco Papaleo e "Una piccola impresa meridionale" per ristrutturare noi stessi e l'Italia

Arriva nelle sale italiane l'opera seconda di Rocco Papaleo "Una piccola impresa meridionale" una commedia corale sulla scia della precedente - ma più ambiziosa e quindi meno riuscita -, che potrà piacere o meno, però è comunque al di sopra della media di questi tempi, e non solo italiane. Grazie a un cast affiatato composto da Riccardo Scamarcio, Barbora Bobulova, Sarah Felberbaum, Claudia Potenza, Giovanni Esposito (e figlia), Giampiero Schiano, la grande Giuliana Lojodice, partecipazione amichevole di Giorgio Colangeli e, naturalmente, lo stesso Papaleo.
Tornato 'a casa' l'ex prete, don Costantino, viene confinato da mamma Stella in un vecchio faro dismesso, lontano da occhi indiscreti, per evitare pregiudizi e pettegolezzi in paese. Ma nel vecchio faro in disuso, grazie alla sua presenza, attira prima il cognato, abbandonato dalla sorella per un misterioso amante; una ex escort straniera, Magnolia, una bizzarra ditta di ristrutturazioni a responsabilità 'limitatissima' e la stessa sorella fredifuga...
"La canzone 'Quando cadono i fulmini' (di Erica Mou) sembrava scritta per il film - esordisce Papaleo alla domanda sul tema, alla presentazione romana -, tanto che ho creato una sequenza nuova per inserirla; una piccola gemma molto preziosa che ha dato quel tocco magico che solo una piccola divinità pugliese poteva dare. Un film per cui ho avuto il privilegio di avere delle componenti tecniche di primo piano, una splendida fotografia, tanto che ogni volta che lo vedevo avevo voglia di buttarmi nello schermo". "Poi ci sono i luoghi meravigliosi della Sardegna non turistica - aggiunge per ringraziare tutti i collaboratori e anche la natura -, a Cabras, la penisola di Sinis. Posti sviscerati e ricostruiti in parte da Sonia Peng, la mia adorata ex moglie. Ha avuto poco tempo, per fare il faro, prima e dopo, ricreare l'arredamento da riciclaggio. Cordaro è un costumista straordinario, i personaggi sembra si siano vestiti da soli. Il suono bellissimo. Il montatore con cui ho lavorato 3/4 mesi, non ni asseconda, anzi è molto critico, e il nostro rapporto è diventato amicizia. Rita Marcotulli, conoscere lei è stato come un pellegrino il santuario. La sua è la sintesi di musica più affascinante che esista, molto speciale, che aveva già dato a 'Basilicata Coast to Coast' grande qualità, come i tacchi a spillo per belle donne.
Stavolta non ha voluto attingere a cose del suo repertorio, ma ricrearla appositamente per il film, un contributo difficile e prezioso. Ascolto il cd prima e dopo, ogni giorno. Emozione vera autentica, sono contento perché mi ritrovo come in famiglia, a 'Basilicata coast to coast' torno per un attimo: è stato una sorta di passe-partout per me eccezionale che ha provocato tante cose positive a me e alla regione - anche se poi mi ha voluto criticare -, ed è stata la scossa, la spinta che ha creato la Lucana Film Commission".
"La musica poi è la mia materia, è il posto dell'anima, ne sono completamete immerso, è quello che ho cercato di trasferirla nel film; con Riccardo abbiamo lavorato intorno ad un'idea musicale, e anche con Barbora, così anche chi non canta si è dovuto caricare questa cosa, cantare senza farsi accorgere". "Rocco è un neo crooner - ribatte Riccardo Scamarcio -, ho letto il copione, poi quando ci siamo incontrati a casa mia, mi ha detto 'il tuo personaggio è un pianista, un musicista e mi piacerebbe che tu cantassi'. E' una canzone formidabile (quella della 'Torna a casa Foca' presentata anche a Sanremo ndr.) e ho dovuto cantarla, anche se non ho una tonalità altissima ('l'ho scritta io in un momento di debolezza' dice Papaleo). L'idea di poter cantare, con la scusa del personaggio, mi piaceva al di là del mio pudore, e mi ha permesso di vivere un'esperienza di cantante".
"Sono abituata a parlare con i teatranti e i critici teatrali - esordisce Giuliana Lojodice -, che non sono tantissimi alle nostre conferenze stampa, anzi molto pochi. Questo ruolo strampalato credo abbia segnato un punto nel mio puzzle di lavoro, in quasi 60 anni, perché ho cominciato da bambina (più o meno alla tua età, rivolgendosi alla piccola Mela). Mi piacciono le nuove esperienze, e questa è la seconda volta che ho un figlio religioso (in 'Fuori dal mondo' ero la madre di una monaca, Marghetita Buy), forse la prossima farò la madre di un papa. Rocco è straordinario, una delizia, bravissimo e io gli dicevo 'dimmi tutto', perché non sono abituata al cinema, anche perchè non ci sono ruoli per noi. E poi ci chiediamo perché in America e in Inghilterra hanno una Judi Dench, una Maggie Smith. Segno che si possono e devono far film con donne della nostra età. In Italia non ci si pensa mai ad usufruire del patrimonio artistico che può dare un atout ad un film, non sfruttano mai l'occasione. Rocco, invece, è venuto in pellegrinaggio da me, a casa mia, e mi ha proposto questo bellissimo racconto, mi sono commossa per questo ruolo - l'ha constatato anche mia sorella Leda, che è stata la bambola-danzatrice nel 'Casanova di Fellini' -. Un fulmine a ciel sereno, e ho detto lo faccio! Lui è una persona speciale, soprattutto per il modo in cui tratta certi argomenti difficili; delicati, è diverso da tutti".
"E' vero accettando il punto di vista del racconto - confessa sul finale politically correct -, sono stato un po' suggestionato verso la retorica, dall'immagine delle due spose. Anzi, ho costruito tutta la storia per quest'immagine. Condivido che potevo finire con qualcosa di meno retorico, dall'altra parte volevo andare fino in fondo, se è vero che ci stiamo rivolgendo al grande pubblico. Certo per un pubblico di intellettuali e critici, c'è il rischio di vederla così. Volevo dare un'immagine di un certo tipo, che potesse innescare una reazione forte, un'immagine inconsueta - penso a mia madre, alle persone del mio paese -, un po' di retorica perdendo un po' di scorrettezza. A me sembrava efficace..." "Il film in un certo senso parla della ristrutturazione di noi stessi - prosegue -, sulla Basilicata, invece, faccio fatica a fare una sintesi qui ora, posso dire soltanto che deve partire dalla scuola e dalla cultura, ne abbiano bisogno. Al Sud mancano insegnanti ben pagati e ben motivati per spargere cultura e insegnamento, e non solo al sud. Della politica, lasciamo perdere".
"Quando ho scritto 'Dove cadono i fulmini' avevo in mente delle immagini - confessa Erica Mou -, mi piace immaginare mentre sto cantando perché anche gli altri percepiscano le stesse immagini, che anche gli altri possano vederle. Sono onorata che Rocco l'abbia messa nel film, perche parla, appunto, di ristrutturarsi, delle paure, del mare. Sono troppo felice che mi è piovuto Papaleo, abbiamo fatto il clip con Scamarcio. E anche perché nel film Riccardo non s'innamora di nessuno. Sono profondamente contenta di aver preso parte al film". "Voglio ringraziare Rocco per questo personaggio - ribatte la Bobulova -, mi ha fatto un regalo, è divertente, e canto anch'io. Questo fatto è nato casa mia - vedo che vai a casa di tutti -, mi ha dato la sceneggiatura, ha visto che avevo un karaoke e mi ha detto 'cantami qualcosa'. 'Se vuoi ti canto 'Sole spento' di Caterina Caselli' (testo e musica di Pace e Panzeri ndr.). 'Bellissimo, lo voglio', ha detto. E così è stato".
"La prima volta che ci siamo incontrati mi ha chiesto 'sai ballare, cantare, fare un accento straniero?' - afferma la Felderbaum - Date le risposte negative mi sono detta 'non mi chiamerà più'. Poi, a casa di Barbora, abbiamo creato un personaggio che ho amato tantissimo, e per cui sono stata libera, perché Rocco mi ha dato carta bianca. E ringrazio Barbora perché mi ha insegnato le poche parole straniere da ripetere nel film". "Sono l'unica che è venuta a casa tua - ribatte Claudia Potenza -, e lo ringrazio perché mi ha permesso di cornificare Scamarcio, e ancora una volta di avere un respiro diverso, un personaggio diverso. Ringrazio anch'io i folli produttori che hanno creduto in me. Sono contenta di come Rocco racconta il Meridione, con un piccolo contributo alla cultura".
"La nostra idea era trattare il pregiudizio sottraendolo alla retorica - spiega Valter Lupo, il co-sceneggiatore -. Tutti possono sempre dire 'ah tu sei lesbica, ex prete'. Le persone sono quelle che sono, nel caso della madre, vivendo in questo mondo di pazzi, la distanza si esaurisce. Vivendoci insieme, trionfa il giudizio anziché il pregiudizio". "L'emozione per me è stata doppia - dichiara Giovanni Esposito - perché ho visto recitare questa 'merdella' (detto ovviamente con dolcezza ndr.) qui, e Rocco non ha rifatto nemmeno un suo ciak" "E' stata un'esperienza bellissima - afferma la figlia Mela - con tante persone che mi hanno aiutato a crescere sia come bambina che nella mia voglia di recitare, anche se mi appartiene perché è il mestiere di mamma e papà. E' stato bellissimo". "Sa cantare, ballare e non abbiamo mai dovuto rifare un ciak per lei - conferma la Lojodice -; è un'attrice consumata".
"Già stare seduto qui per me è un onore - accenna scherzosamente Giampiero Schiano -, da me è venuto in camerino, a Milano. Eravamo nudi e soli". "Sappiamo che Rocco deve farsi casa - scherza anche il produttore Arturo Paglia -, tutti i ragazzi della Paco e della Warner sono stati straordinari, e, in Basilicata, venivamo tutti presi per pazzi. Siamo felici del risultato e speriamo che piaccia". "Usciamo con 400 copie e siamo felici del lavoro di Rocco - afferma Nicola Maccanico, della Warner che lo distribuisce -. Lavoriamo quotidianamente col cinema italiano, e abbiamo dato a Rocco la libertà di esprimersi, magari non quella che pensava, ma ha fatto un grande lavoro. Crediamo di aver di nuovo un film importante per il cinema italiano e per il pubblico perché riuscito, anche col finale 'politically correct', ma senza prendersi troppo sul serio. Con la Paco, la nostra è una partnership vera (hanno prodotto insieme anche "La miglior offerta" di Tornatore ndr.), e contiamo di continuare a lavorare insieme".
"Questo Papa è molto simpatico - conclude Papaleo sui matrimoni gay -, non aspetta a me valutare le questioni, ma spero veramente che le cose possano cambiare. La mia formazione è cattolica, poi sono diventato man mano sempre più marxista. Non ho un grande rapporto con la chiesa. Quando ero piccolo il mio prof di religione, dato che facevo casino al catechismo, ogni volta mi dovevo alzare e mettermi in ginocchio per tutta l'ora religione. Mio padre è andato in sacrestia e gli disse: 'Non ti permettere più di fare questo a mio figlio', e allora ho capito che mio padre era dalla mia parte". José de Arcangelo

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