lunedì 25 novembre 2013

"La moglie del poliziotto" del tedesco Philip Groening, una dura, lunga e profonda riflessione su violenza domestica sulle donne e amore

Premio Speciale della Giuria alla 70.a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, un film d'autore doc - firmato Philip Groening, autore de "Il grande silenzio" -, duro, lungo, complesso come lo può essere una profonda riflessione su un tema che ci tocca tutti. La violenza sulle donne, quello scatto imprevedibile e al tempo stesso prevedibile che prima o poi esplode distruggendo l'esistenza del nucleo familiare.
Non a caso l'uscita italiana è prevista come un 'evento speciale' nella Giornata Internazionale per la lotta contro la violenza sulle donne. Partner dell'iniziativa è il Comune di Reggio Emilia, da anni impegnato nella lotta contro la violenza di genere, che rappresenta una delle più diffuse violazioni dei diritti umani, con la collaborazione dell'Associazione Nondasola - per la programmazione del film ai centri Antiviolenza che fanno parte del coordinamento Nazionale D.I.Re. - e di Amnesty International Italia.
Uwe (David Zimmerschied) e Christine (Alexandra Finder) sono una giovane coppia tedesca che abita in una casetta della ridente periferia con la figlia di cinque anni, Clara (Pia e Clara Kleeman). Uwe fa il poliziotto, Christine trascorre le giornate a casa, dedicandosi interamente alla cura della piccola e dei lavori domestici. Christine nutre Clara di un amore smisurato, cerca di insegnarle a cogliere la bellezza della natura che la circonda (piante, animali), un tentativo di farla crescere in un ambiente sereno, lontano dai pericoli.
Ma lo sguardo amorevole e la dolcezza di Christine, e l'apparente armonia che cerca di instaurare attorno alla sua creatura, vorrebbero arginare una terribile realtà e un pericolo tanto più atroce quanto imprevedibile: quel giovane biondo, apparentemente sereno, generoso e sensibile, marito innamorato, che a tratti diventa ossessivo e violento, quel padre affettuoso che diventa all'improvviso lontano e distaccato. Irrazionale e possessivo, Uwe lascia sul corpo della moglie i segni di una violenza inaudita di cui nemmeno egli stesso sembra davvero consapevole. Una violenza che, oltre a umiliarla, mina profondamente le sue certezze, la sua sicurezza e il suo amore... Il film inizia col ritratto di una famiglia normale, apparentemente ideale, che nasconde il segreto più terribile e aberrante, che noi scopriremo pian piano in un crescendo (se volete snervante) attraverso 59 capitoli (più uno per l'epilogo) di durata diversa e preceduti dalle rispettive didascalie, momenti emblematici della disarmante quotidianità dei protagonisti.
Uno sviluppo dello stile sobrio, quasi statico, di ricerca continua dell'immagine e dell'inquadratura giuste e potenti, in una serie quasi infinita di piani sequenza (ma non solo), riprese dall'alto, da angoli e punti di vista nuovi e/o diversi, Groening - da "Estate" (1986) a "L'amore, il denaro, l'amore" (2000) - fa della narrazione cinematografica espressione artistica, quella vera, delle origini, e attraverso la bellezza dell'immagine (quadri) rispecchia bellezza e dolore, orrore e poesia. Senza bisogno (quasi) della parola, ma soprattutto di sguardi, gesti, movimenti degli attori, ovviamente bravissimi.
"E' un film sulla virtù dell'amore - dice l'autore -, la virtù della curiosità, la virtù della gioia. Questa giovane madre fa tutto il possibile per proteggere l'anima della bambina, per mantenerla pura e aiutarla a crescere. Per insegnare alla bambina l'amore". Quell'amore che la violenza sembra negare. E quell'altro uomo che ogni tanto 'compare', è forse lo stesso protagonista ormai solo, triste, distrutto dai sensi di colpa? Dovete decifrarlo voi. José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale dal 25 novembre distribuito da Satine Film HANNO DETTO: "La storia fa paura soprattutto perché inizia semplice e bella per poi precipitare nell'orrore a un ritmo inconsueto, che fa pensare che chiunque potrebbe ritrovarsi a quel punto senza sapere in che odo le cose abbiano davvero potuto degenerare così..." Cineuropa
"C'è un grande silenzio nell'ultimo film di Philip Groening, che mette in schermo la quotidianità di una giovane famiglia tedesca e la violenza odiosa sulle donne, quella che distrugge la parola come condizione fondamentale del rapporto tra i sessi. Immagini di smisurata bellezza e profondo orrore, 'Die Frau des Poliziesten' è un'esperienza che richiede una disciplina emozionale". My Movies "...si viene rapiti dalla regia illuminata di Groening, che nel modo di piazzare la macchina e nello sguardo estetico ricorda molto da vicino Malick. Superba la sua direzione degli attori. C'è molta bellezza ma anche molta sofferenza nel suo film". Best Movie

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