giovedì 14 novembre 2013
"The Canyons", il nuovo film di Paul Schrader racconta un mondo cinematografico sulla strada dell'autodistruzione: zombi ossessionati dal bisogno di apparire in una società vuota
Al primo approccio il nuovo film di Paul Schrader - presentato all'ultima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia come evento speciale -, delude forse, perché mette volutamente a disagio lo spettatore per la naturalezza e lo squallore con cui racconta questa storia 'hollywoodiana' per eccellenza, e non a caso girata a Venice (L.A.), il 'finto' Lido rifondato in America.
Al contrario dell'allora duro, toccante e stupendo "Hardcore" (1979) - dramma ambientato nel mondo del porno degli albori - e del più noto "American Gigolo" (1980), ora Schrader - lontano dal set da cinque anni, ma l'ultimo suo film visto da noi è "Autofocus" (2002) in "The Canyons" lascia che l'obiettivo della telecamera diventi l'occhio dello spettatore, da voyeur (al cinema questa sensazione è portata all'esasperazione, ma niente scene di sesso esplicito nonostante il porno star) che scruta l'esistenza dei protagonisti, ossessionati da sesso e potere, e divise tra droga e aspirazioni artistiche. Un mondo decadente, sull'orlo del baratro o dell'autodistruzione, così come il cinema di una volta, quello in sala - il prologo del film fa una dolorosa carrellata su vecchi cinema ormai chiusi e abbandonati, detriti e rovine di quella società dell'arte e dello spettacolo vivacissima fino agli anni Settanta.
Thriller di (gelidi) sentimenti e (implose) passioni, ambientato in una Los Angeles, patinato deserto (morale?) contemporaneo, e, quindi, che parla e riflette sui pericoli, pubblici e privati, personali e professionali, derivati dall'ossessione per il sesso e il successo.
Al centro della vicenda, la turbolenta relazione fra Tara (Lindsay Lohan, in un ruolo quasi autobiografico), giovane e bella aspirante attrice, e Christian (il porno divo James Deen), ricco e giovane produttore cinematografico. Ma la storia si complica quando nella vita di Tara ricompare il suo ex, Ryan (Nolan Funk), anche lui attore deluso e fidanzato con la segretaria dell'altro, che travolge tutti in un crescendo di violenza e sangue, paranoia, perversione e crudeltà.
Sceneggiato dallo scrittore Bret Easton Ellis - autore di romanzi bestseller, da "American Psycho" a "Le regole dell'attrazione" -, il film dello sceneggiatore premio Oscar per "Taxi Driver", rispecchia tutta l'insoddisfazione dei protagonisti e tutto lo squallore nascosto sotto lussuose ville e patinati ambienti. Infatti, Schrader fotografa il minimalismo della scrittura di Ellis, descrivendo in filigrana la società contemporanea, attraverso attraverso comportamenti, gesti e segnali quotidiani. Oggi le ossessioni sono anche tecnologiche, come lo smartphone dei personaggi, diventate unico, e invadente, mezzo di comunicazione. Tutto è superficiale ed effimero, tranne la solitudine e il disagio interiore.
Vuoto assoluto, quindi, intorno a questi personaggi che cercano di rimediare all'assenza di talento con la spregiudicatezza, e alle prese con la banalità delle loro esistenze che nemmeno gli eccessi (fisici, erotici e morali) riescono a 'movimentare'. Sono zombi che si trascinano in un mondo fatto di luci e voglia e bisogno di 'apparire per essere'.
Nel cast anche Tenille Houston (Cynthia), Amanda Brooks (Gina), Jarod Einsohn (Hoodie Guy) e il regista Gus Van Sant (Dr. Campbell).
José de Arcangelo
(2 1/2 stelle su 5)
Nelle sale dal 14 novembre distribuito da Adler Entertainment
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