venerdì 14 marzo 2014

Da un videogioco cult degli anni Novanta al grande schermo: ecco "Need for Speed"

"Need for Speed" è tratto dal videogioco cult omonimo della Electronic Arts, uscito nel 1994, dove si rivivevano veramente le corse automobilistiche (stando
virtualmente al volante) e perciò ben presto è stato acclamato per la sua autenticità. Quindi si tratta di un'avventura d'azione su quattro ruote e sulla scia del successo della serie (nata successivamente) "Fast & Furious" che, però, recupera la suspense e il brivido delle corse automobilistiche sul grande schermo di una volta. Perché le riprese realizzata ad alta velocità sulla strada (usate come piste in mezzo al traffico) e gli inseguimenti sono stati girati dal vero come nei film anni Sessanta-Settanta, rendendo omaggio a "Il braccio violento della legge" di William Friedkin e "Punto zero" di Richard C. Sarafian, entrambi del 1971.
Però citazioni e riferimenti sono tanti, da "Grand Prix" di John Frankenheimer a "Duel" di Steven Spielberg (il film è prodotto dalla sua DreamWorks), passando per i classici del grande Steve McQueen, un attore che le macchine da corsa le guidava sul serio perché vero appassionato. Diretto da Scott Waugh e sceneggiato da George Gatins, da un soggetto scritto col fratello John, "Need for Speed" narra una storia tradizionale, se vogliamo convenzionale, tra stereotipi e pregiudizi, rivalità e competizione, amore e amicizia, tradimenti e fedeltà, generosità e cattiveria.
Giovane e onesto meccanico, Tobey Marshall (Aaron Paul, vincitore per due volte dell'Emmy per il serial 'Breaking Bad' e lo rivedremo presto in "Non buttiamoci giù") si divide tra l'officina di famiglia e le corse clandestine con gli amici nel weekend. Ma il mondo gli crolla addosso all'improvviso quando viene incastrato per un crimine che non ha commesso - un suo caro amico, il fratello della sua ex, muore durante una corsa - e finisce in prigione. Dopo due anni passati in carcere pensando a come vendicarsi, Tobey torna in libertà con l'intenzione non solo di battere sulla pista d'asfalto il suo rivale e nemico, Dino Brewster (l'ormai attivissimo Dominic Cooper, qui 'cattivo di turno'), ma anche di distruggerlo, dato che è stato lui a provocare l'incidente per incastrarlo...
A proposito di attori e controfigure al volante, il regista - che ha cominciato la sua carriera proprio come stuntman - afferma: "Catturare le sequenze d'azione in maniera autentica funziona per due motivi: la prima cosa, gli esseri umani capiscono istintivamente se una cosa non è vera, non importa quanto possa essere fatta bene; in secondo luogo perché si nota quando un attore si trova in un ambiente reale". A cui noi possiamo aggiungere si 'sente', tanto da spingerci a temere per la vita del personaggio/attore. Infatti, la parte più coinvolgente e travolgente della pellicola è proprio quella delle corse, che negli ultimi anni nei prodotti del genere erano state sostituite in gran parte da quelle ricostruite interamente in digitale, tanto da non destare nessun tipo di emozione nello spettatore.
Nel cast anche Imogen Poots (Julia Maddon), rivedremo anche lei in "Non buttiamoci giù" e nel nuovo film di Terrence Malick; Ramon Rodriguez (Joe Peck); Rami Malek (Finn), proveniente dalla saga di "Twilight" ("Breaking Dawn - Parte 2"); Scott Mescudi (Benny), Dakota Johnson (Anita), appena scelta per interpretare "50 sfumature di grigio"; Harrison Gilbertson (Little Pete) e la partecipazione speciale di Michael Keaton (Monarch), il non dimenticato primo "Batman" della trilogia anni Novanta, quello di Tim Burton per intenderci. José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale dal 13 marzo presentato da O1 Distribution

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