giovedì 13 marzo 2014

Dal Festival Internazionale del Film di Roma alla Notte degli Oscar, via Golden Globe, approda nelle sale "Lei - Her" di Spike Jonze

E l'opera dell'autore americano considerato un regista di culto, anzi uno degli artisti più geniali e controversi degli ultimi anni, Spike Jonze ha conquistato prima il Festival Internazionale del Film di Roma - che però ha premiato la 'voce' di Scarlett Johansson (che il pubblico in sala non potrà giudicare perché sostituita da Micaela Ramazzotti nella versione italiana) con il Marc'Aurelio per la miglior attrice protagonista -, e poi la critica straniera a Los Angeles e l'Academy di Hollywood che gli hanno aggiudicato rispettivamente il Golden Globe e l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale (dello stesso regista e produttore).
"Lei" (Her), porta lo spettatore in un futuro non lontano affrontando l’evoluzione del complesso rapporto che coinvolge uno scrittore sensibile e solitario, Theodore (un sempre più bravo Joaquin Phoenix), e un sistema informatico di nome Samantha, realizzato per soddisfare tutte le esigenze dell’utente. Uno spunto che già aveva dato origine a diverse opere cinematografiche, partendo dal mitico Hal di "2001: Odissea nello spazio" di Stanley Kubrick, passando per la donna robot di "Io e Catherina" di e con Alberto Sordi, per finire con "Simon1" di Andrew Niccol, ma non solo.
Certo ogni volta cambiano il punto di vista, in questo caso follemente geniale, la tecnologia e il secolo, anzi il millennio, ma il quesito resta sempre lo stesso: è possibile instaurare un rapporto virtuale (platonico?) con una macchina che 'imita' un essere umano (in questo caso una voce femminile sintetica) e con un cervello (elettronico) mille volte più intelligente e veloce del nostro? Infatti, la voce di Samantha è vivace, sensuale, empatica, sensibile e addirittura spiritosa e man mano che i bisogni e i desideri di lei crescono insieme a quelli di lui, la loro 'amicizia' si fa sempre più profonda, più intima se vogliamo, finché non diventa vero e proprio amore... Però non è che un'illusione, perché 'lei' probabilmente è programmata per interpretare i sentimenti di chi si trova davanti e la sua reazione è frutto di una statistica, di una complessa eleborazione di dati, fatta nel giro di qualche secondo.
Nella realtà quotidiana non siamo ancora a questi livelli ma, visto il successo planetario dei social network e delle chat, dove apparentemente si tratta di rapporti fra esseri umani, e si parla di migliaia di 'amici' (e spesso non sono nemmeno conoscenti), la strada sembrerebbe quella. Spesso questi rapporti non si possono definire tali, perché a meno che le persone che 'comunicano' on line non si conoscano già, non potranno mai essere sicure dell'identità del partner né dei suoi veri 'sentimenti' (e intenzioni). Potrebbe, sempre e comunque, fingere o addirittura 'recitare/interpretare' una parte proprio come fa la voce di Samantha, comandata e modulata da un 'cervello elettronico'.
Qualcosa del genere anticipava il sottovalutato e inquietante "Disconnect" di Henry Alex Rubin, perché spesso sono la solitudine, il disagio e/o la disperazione a spingerci alla ricerca di sollievo, consolazione, comprensione o semplicemente di 'compagnia' sulla rete. Ma forse è meglio guardarsi intorno e scoprire un partner in carne e ossa, con pregi e difetti come tutti noi. Tanto si sa "nessuno è perfetto"
Non a caso Theodore - che si guadagna da vivere scrivendo lettere per altre persone, mentre il computer riproduce la calligrafia del committente - è distrutto dalla fine di una lunga relazione, quando scopre il nuovo e sofisticato sistema operativo che promette essere uno strumento unico, intuitivo e ad altissime prestazioni. Il succo della storia è questo, ancora una volta un'indagine sull'ambigua natura dell'amore e sui rischi dell'intimità nel mondo contemporaneo, perciò questo futuro non troppo lontano è stato evocato fondendo la parte nuova di Los Angeles con il futuristico distretto di Pudong, nuova area di Shanghai. Ne viene fuori una L.A. elegante e abbastanza riconoscibile da sembrare reale, e al tempo stesso diversa da risultare inedita.
"Her" parte benissimo, soprattutto dal primo 'incontro' alla nascita di un 'rapporto' tramite il quale Sam si rivela affettuosa, esprime una certa indipendenza di giudizio, persino una certa ironia e pian piano una gamma sempre più complessa di 'emozioni'. Peccato che ad un certo punto, il film si dilunghi un po', soprattutto quando il 'gioco' è ormai scoperto, per cui lo spettatore intuisce, forse, come andrà a finire.
Nel cast anche le donne vere: la tre volte nominata all'Oscar Amy Adams - per "American Hustle" (Golden Globe vinto), "Il dubbio" e "The Master"; la candidata all'Oscar Rooney Mara ("Millennium - Uomini che odiano le donne"), nel ruolo di Catherine, la ex; e Olivia Wilde ("Rush"), la ragazza dell'appuntamento al buio. La fotografia è dello svizzero-svedese Hoyte van Hoytema ("Lasciami entrare"), mentre gli altri fanno parte della fedele squadra di Jonze: lo scenografo K.K. Barrett, i montatori Eric Zumbrunnen e Jeff Buchanan, la costumista Casey Storm. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale dal 13 marzo distribuito da Bim

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