domenica 16 marzo 2014
Pawel Pawlikowski torna in Polonia per raccontare la storia di "Ida", l'incontro nel dopoguerra di due anime ancora ferite
Premiato al BFI London Film Festival (Miglior film) e al Toronto International Film Festival (Premio Fipresci) e presentato in anteprima italiana al Torino FilmFest (sezione Festa Mobile) arriva nei cinema italiani, il quarto lungometraggio di Pawel Pawlikowski che segna il ritorno in patria dell'autore. L'aveva lasciata a 14 anni per andare a vivere in Germania e in Italia, prima di trasferirsi in Inghilterra nel 1977 dove, dopo aver studiato letteratura e filosofia, inizia a realizzare documentari per la BBC.
"Ida" è un toccante dramma che racconta la microstoria di due donne sullo sfondo della macrostoria della Polonia, ricostruendo le atmosfere anni Sessanta - in un sorprendente bianco e nero del quasi esordiente Lukas Zal (il direttore della fotografia Ryszard Lenczewski ha dovuto lasciare per ragioni di salute) - attraverso rimandi ed espressioni/impressioni del cinema delle 'nuove onde' del cinema dell'Est di allora, tanto da sembrare visivamente girato proprio allora.
Sceneggiato dal regista con Rebecca Lenkiewicz, la pellicola narra una vicenda ambientata nel 1962, l'incontro fra due donne, all'apparenza diversissime, che impareranno a conoscersi e forse a comprendersi, attraverso la ricerca 'on the road' della verità su un passato rimosso, forse troppo in fretta.
Anna (Agata Trzebuchowska, una rivelazione) è una giovane orfana cresciuta tra le mura del convento dove sta per diventare suora, ma poco di prendere i voti scopre di una avere una zia ancora in vita, Wanda (l'intensa Agata Kulesza), sorella della madre. L'incontro tra le due donne segna l'inizio di un percorso alla scoperta l'una dell'altra, ma anche dei segreti del loro passato.
Anna scopre di essere ebrea: il suo vero nome è Ida, e la rivelazione sulle sue origini la spinge a cercare le proprie radici, ad affrontare la verità sulla sua famiglia e a ritrovare il posto in cui sono stati uccisi e sepolti i suoi genitori, insieme alla zia che, invece, aveva perso il suo unico figlio.
Wanda, crudele procuratore durante il comunismo ha parecchie morti sulla coscienza, è una donna delusa, accanita fumatrice e bevitrice; l'ingenua Anna/Ida è, invece, inesperta della vita mondana, ignara dei rapporti umani fuori dalla clausura e lontana dai desideri della carne.
Alla fine del viaggio, la giovane dovrà scegliere tra la religione che l'ha salvata dalle persecuzioni naziste e la sua ritrovata identità fuori dalle mura del convento, ma anche tra l'amore platonico di Gesù e quello terreno del giovane sassofonista conosciuto lungo il cammino, Lis (David Ogrodnik).
Un romanzo di formazione inconsueto, apparentemente semplice, ma in realtà complesso, che indaga nei meandri delle anime ferite del dopoguerra, alla ricerca di redenzione e di un futuro in un mondo ancora dominato dall'insodisfazione e dal disagio.
"Ida è un film sull'identità, la famiglia, la fede, il senso di colpa, il socialismo e la musica - afferma l'autore -. Volevo fare un film sulla storia che tuttavia non sembrasse un film storico, un film con una morale ma senza lezioni da impartire, volevo raccontare una storia in cui 'ciascuno ha le sue ragioni', una storia più vicina alla poesia che alla prosa. E, soprattutto, volevo stare alla larga dalla solita retorica che caratterizza il cinema polacco. In 'Ida' la Polonia è mostrata attraverso gli occhi di una 'outsider', filtrata dalla memoria e dalle emozioni personali, dai suoni e dalle immagini dell'infanzia".
Nel cast anche Jerzy Trela (Szymon), Adam Szyszkowski (Feliks), Halina Skoczynska (madre superiora), Dorota Kuduk (Kaska), Natalia Lagiewczyk (Bronia), Artur Majewski (amante di Wanda) e la partecipazione straordinaria della cantante Joanna Kulig.
José de Arcangelo
(3 stelle su 5)
Nelle sale dal 13 marzo distribuito da Parthénos / Lucky Red
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