lunedì 17 marzo 2014
Un inedito dramma psicologico - fra romanzo di formazione e thriller esistenziale -, nel cinema italiano: "Presto farà giorno" di Giuseppe Ferlitto
Un dramma psicologico, fra romanzo di formazione e thriller esistenziale, è "Presto farà giorno", opera prima di Giuseppe Ferlito con i giovani Ami Codovini, Valerio Morigi, Ludovico Fremont e Federica Sarno in uscita nei cinema in una cinquantina di copie dal 20 marzo, distribuito da Mediterranea Productions / Sommo Independent.
"Volevo solo raccontare, anzi sottolineare, come ci si possa sentire isolati - esordisce il regista alla presentazione stampa - in una situazione di solitudine che non ci permette di relazionarci con gli altri. La stessa protagonista sembra di non stare bene, di non essere adatta alla vita, ma nell'ospedale ha la possibilità di conoscere Nina, di avere un'evoluzione; Apparentemente chi si sente privilegiato a volte non lo è, e viceversa. Loris viene manovrato da un'altra persona. E' indispensabile essere pronti a cambiare il nostro destino, e ci si riesce se siamo disposti a coglierlo".
"Il confronto con i persone diverse dalla sua realtà è importante per Mary - ribatte la protagonist Ami Codovini -, ogni personaggio le ha portato qualcosa di buono, alla maturità, all'avvicinarsi alla madre. Nel puntualizzare il rapporto con Nina, per esempio, in cui vede quella figura materna che non riusciva a vedere nellamadre. In Mary c'è più fragilità che ambiguità, non sa che direzione prendere, si affida a Loris, l'avvicinarsi alla figura maschile che le manca, che non esiste perché non si parla del padre, è vissuta così. Il protagonista, semplice e fragile, dà volto a questa tipologia".
"La sua è una storia di redenzione attraverso la galera - dice Valerio Morigi che è Loris - e prima tramite lo spaccio; le sue motivazioni sono sane non ambigue, i mezzi per ottenere i suoi sogni sono sbagliati e da condannare. Questo viene visto in tutto il film, inizialmente attraverso il loro carattere, poi nelle scelte sbagliate, che sono più evidenti in Loris e Mary, ma lo stesso Lodovico (Fremont) fa un personaggio identificabile, lui vuole assicurare alla giustizia un pericoloso trafficante, ma ad un certo momento vorrebbe fermarsi, anche lì si tratta di una scelta, prima sbagliata, poi scoprirà che non è così. Loris ha fatto sempre scelte sbagliate, ma nell'ultima scena sarà consapevole di essere uscito dal tunnel".
"Il mio personaggio è stato scritto da Giuseppe in maniera particolaremente raffinata - afferma Fremont diventato famoso con "I Cesaroni" -, però non raccontato molto nel film. Chris si ritrova combattuto tra lavoro e amicizia, c'è un bivio in deve scegliere la via, quella più negativa, dura. Ogni giorno dobbiamo affronare continue scelte, ma non sempre è facile. Il film è coraggioso perché racconta senza perbenismi quello che è successo, e come diceva Seneca 'un uomo viruoso deve scegliere ogni giorno per affermare la sua virtù'. E credo ci siamo avvicinati a questo concetto il più possibile.
"Ho lavorato sulla problematica del borderline che soffre di un disturbo - dichiara la brava Federica Sarno -, cercando i lati costruttivo e distruttivo; perché Valentina nasconde fragilità, imponenza, irruenza e prepotenza, non è una persona facile e 'non comune' fra virgolette. Credevo di non essere all'altezza, ma Giuseppe mi ha dato una mano molto forte".
"Non sono mai andata dallo psicologo - confessa Nathalie Rapty Gomez nel ruolo proprio della psichiatra Federica -, li odio, per quello ho voluto farlo perché magari per controllarti, a volte riescono ad essere troppo severi e, invece, di farti bene riescono a farti male. E' un personaggio che volevo testare".
"Ho lavorato benissimo con Giuseppe - dice Matilde Piana che è Nina - perchériesce a tranquillizarti, il suo è un atteggiamento difficile da trovare e non frequente, sul set c'è un clima di fiducia e tranquillità in cui poter inventare e trovare dentro di te parti del personaggio. Il mio è un ruolo molto bello, ho avuto l'occasione di confrontarmi con un personaggio estremo sia fisicamente che psicologicamente. Nina è una donna finita, perché la sua è stata una scelta di non ritorno; una donna che alla vita ha dato un taglio fortissimo, ma aiuta la ragazza a uscire dal tunnel, e Mary le regalerà in cambio la possibilità di rincontattare il padre, che ha creato un vuoto nella sua vita. Infatti, è molto bello il momento del padre ritrovato, l'immagine della pista di pattinaggio, in cui lei riannoda il filo col padre".
"Giuseppe è veramente un regista con un cuore bello - ribatte la Caselli nel ruolo della madre -, che mette attenzione a persone e ai personaggi che ha intorno, la mancanza di giudizio, l'affetto vero per tutti i personaggi sono sinceri, ci tenevamo molto venisse fuori la complessità di un rapporto reale di una madre che ha cresciuto da sola la figlia, anche dal punto di vista economico. Può succedere che una bambina che prima c'era, non ci sia più, mentre io ho un figlio maschio di dieci anni che è ancora un patatone Per fortuna non mi sono trovata col problema della figlia nel film, una che sta cambiando e i ragazzi non ti vedono più per come prima, e a quel punto c'è una sfasatura, e oggi la famiglia è diversa da quella di una volta, anche se i problemi sono abbastanza simili. Questa madre si è costruita come tante altre che con sono riuscite a farlo con tanta fatica ma senza perdere l'amore per i figli, portando avanti tutto, nonostante la stanchezza le incazzatura. E, spesso, cerchiamo di recuperare, di fare il percorso che fa il personaggio per ritrovare e riprendere le risorse che c'erano".
"Il mio ruolo è quello del medico Giordano - dice Gianfranco De Angelis -, ma il film è sui giovani, infatti, si occuperà della protagonista, figlia di una vecchia amica, anche il mio è un personaggio bello e mi unisco a tutti nel ringraziare Ferlitto, perché mi ha permesso di stare a mio agio in tutti i sensi, anzi è nata un'amicizia. E' un medico che fa il suo lavoro, rischiando anche molto, e credo di essere riuscito a mettere in lui anche un pizzico d'umanità".
"Succede proprio così in clinica - riprende il regista -, e lo posso affermare perché l'ho scoperto analizzando il problema e frequentando un istituto del genere dove c'erano degli amici. Ci sono giovani con problemi di droga insieme ad altri pazienti che soffrono di anoressia, hanno dei disturbi, o hanno la depressione".
"Fare il film è stato complicato - dice il produttore Mauro Castellini - ma abbiamo trovato il sostegno di Rai Cinema e il supporto dei privati attraverso il tax credit, e di tutti quelli che hanno sostenuto e creduto al progetto. Il costo è stato attorno al milione di euro, per 5 settimane di girato, più o meno due anni di realizzazione. Anche un lunga edizione in attesa del sostegno del MiBac".
"Il cameo di Jordi Mollà è stato inatteso - confessa il regista -, lui stava girando un altro film con Ron Howard a Roma e mi ha detto voglio venire a trovarti sul set, anche perché il prossimo film lo dirigeremo insieme, e io risposi 'vieni a fare un cameo', ed è venuto il giorno stesso in cui stavamo girando quella scena, abbiamo cambiando qualcosa (è l'ufficiale di polizia ndr.), per me è un orgoglio perché lui mi ha dato un grandissimo aiuto, e un cameo non l'aveva mai fatto. La sua sequenza l'ho preparata in una notte. La difficoltà del personaggio di Chris, quando ormai ti sei affezionato, tradire un amico non è mai facile, ma deve portare a casa il lavoro. E il personaggio di Jordi è un incoraggiamento per lui".
"Volevo raccontare questa storia che ho scritto ispirandomi ad una storia vera - prosegue l'autore -, ricoverate in questa clinica, quando ero molto giovane e non capivo perché il mio amico che aveva problemi di droga, si travava nello stesso posto di un ragazzo che si bruciava sempre, con disturbi e problemi molto diversi. Queste cose mi hanno colpito e sono rimaste nell'inconscio. Tornando in quella stessa struttura, ho studiato il problema, ho parlato con i medici, tutti quelli che avevo visto nella realtà. Proprio l'anoressica mi aveva colpito molto, è un'emozione legata a me, avendola vista personalmente, ho cercato di raccontarla nella maniera corretta, altrimenti sarebbe stata una bugia su me stesso e sugli altri".
"La musica dei Subsonica era quella giusta - aggiunge Castellini -, quando Giuseppe ha visto il premontato ha deciso ci voleva una sonorità metallica un po' come quella dei Subsonica. Contattato domenica pomeriggio Davide Dileo e lunedì mattina aveva già fatto il cd, e poi visto il film, ha detto che gli piaceva".
"E' la prima volta che mi vedo così tanto in un film - afferma Morigi, protagonista maschile -, mi è piaciuto molto, anche se è un po' claustrofobico dovevo far vedere quello che sapevo fare e non, attraverso il gioco con la cinepresa devi rendere esattamente quello che vedi attraverso gli occhi e gli elementi che hai a disposizione. Vederlo è stata una sorpresa, commovente".
"Un grande soddisfazione - ribatte la Codovini -, ci sono tanti sacrifici dietro, un lavoro di squadra intenso, ed è magico vederlo, come un sogno che diventa realtà. Nel mio personaggio non mi riconosco, e come dicono alcuni è una 'fortuna'. Ringrazio il produttore che è stato molto vicino e mi ha preparata come una macchina da guerra perché non dovevo sbagliare niente, e ho cercato dare il mio meglio. Questa forza sarà possibile, ma difficile ritrovarla".
"Io spero di avere sempre il tempo, nei limiti della produzione - conclude Ferlitto -, di ritagliarci ogni volta uno spazio per provare insieme, d'isolarci e dare vita ai personaggi, creando un background della loro vita, da che giochi facevano, dove venivano, cosa piaceva fare a loro, come si sono incontrati, di dare il più possibile delle informazioni, perché per gli attori è più facile. Con tutti personaggi, abbiamogirato tutto a Roma".
José de Arcangelo
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento