giovedì 26 giugno 2014
"Carta bianca" per morire nel destino dei tre protagonisti del dramma contemporaneo, duro e crudo, di Andrés Arce Maldonado
Un dramma contemporaneo cupo, duro e crudo in una Roma rarefatta, spesso notturna, sempre più indifferente e, quindi, quasi irriconoscibile - perché quella delle periferie (ma non troppo visto che è stato girato tra San Lorenzo e Corviale), del degrado, della corruzione e del ricatto -, firmato Andrés Arce Maldonado che, nonostante una atmosfera pessimistica, forse autodistruttiva come i protagonisti, meritava un'uscita in sala.
Forse si tratta di un'opera seconda sopravvalutata (la prima è il non dimenticato "Falene"), il che non significa che non si tratti di un buon film e un tentativo di 'rimuginare' su una realtà evitata dal nostro cinema, anche quando adotta lo stile da docu-fiction che ormai è diventato tendenza sul grande schermo, e visto che il realismo non sempre paga, in questo caso, rischia di cadere nell'iperrealismo che allo spettatore 'normale' può dare la sensazione opposta, persino fastidio.
E non bastano una sceneggiatura apparentemente 'libera' (ma su una solida struttura), tanto cara a Jean-Luc Godard che ne ha fatto davvero scuola fino a ieri e l'altro ieri; e la minuziosa descrizione documentaristica (il regista italo-colombiano ne ha qualcuno alle spalle, tra corti e lunghi) a farla diventare un capolavoro, ma comunque la pellicola vanta un efficace e credibile disegno dei protagonisti, tra forza e debolezza, vizi e virtù.
Da un soggetto dello stesso regista e di Andrea Zauli, e da questi sceneggiato, il film è ispirato a un fatto di cronaca (nel 2010, a Ferrara, un giovane marocchino viene lasciato morire di stenti sul ciglio della strada) e ambientata alla vigilia di San Valentino: tre personaggi (due immigrati e un'italiana) si incontrano/scontrano; ancora non lo sanno, ma ognuno di loro sta per cambiare la vita dell'altro.
Kamal (Mohamed Zouaoui) è un giovane e inconsueto pusher marocchino, amante della lettura e nemico di ogni sorta di fondamentalismo; sogna di diventare italiano, europeo, occidentale, e intanto spaccia droga nella biblioteca di quartiere. Vania (Tania Angelosanto), bella badante moldava, gentile e religiosa, è tormentata dagli incubi del suo mostruoso passato. Infine, c'è Lucrezia (Patrizia Bernardini), grintosa imprenditrice italiana innamorata del suo cane e della propria azienda, che come tmolti altri è finita nella rete di un usuraio senza scrupoli, quasi senza rendersene conto.
Storia di ordinario disagio e impotenza in un'Italia preda della crisi e dell'indifferenza, fra sogni infranti e fatale solitudine, che fonde tre esistenze unite dal caso, o dal destino, che si autoconcedono carta bianca per raggiungere il loro obiettivo (soldi, soggiorno, sopravvivenza degna), anche se probabilmente avrà un devastante effetto boomerang. Perché l'unica carta bianca possibile sembra essere quella per morire.
Tra gli interpreti anche Ermanno De Biagi (Mario), Elisabetta Fusari (Nina), Daniele Miglio (Enzuccio), Bruno Valente (Paolo), Luigi Toto (Tonino), Djibril Kebé (Osman) e Valentina Carnelutti (Chanel). La fotografia è di Maura Morales Bergmann e il montaggio di Jennie Vazquez Alarcon. Max Trani firma le musiche.
Contemporaneamente all'uscita del film parte la campagna di sensibilizzazione "No all'indifferenza". Primo 'testimonial' Lina Wertmuller.
José de Arcangelo
(3 stelle su 6)
Nelle sale dal 26 giugno presentato da Distribuzione Indipendente
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