martedì 24 giugno 2014
"Tutto molto bello", anzi molto buono nella nuova commedia diretta e interpretata da Paolo Ruffini che propone la felicità sullo schermo
Sull'onda dell’inaspettato successo (sei milioni su uno di costo) di "Fuga di cervelli", primo film da regista, Paolo Ruffini è tornato sul set con tutte le buoni intenzioni in "Tutto molto bello", sempre prodotto da Maurizio Totti e Alessandro Usai per Colorado Film che arriverà nelle sale in autunno, dal 9 ottobre, distribuito da Medusa. Accanto a lui, la rivelazione del precedente Frank Matano, la new entry Gianluca "Scintilla" Fubelli, l'esordiente Nina Senicar, Ahmed Hafiene e con Chiara Francini e la partecipazione di Angelo Pintus e Paolo Calabresi.
Ovviamente si tratta di una commedia, ma stavolta sui toni di quelle americane anni Ottanta e - nelle intenzioni - molto positiva, romantica addirittura e senza parolacce né la solita cinica ironia toscana. Tutto all'insegna della bontà che non vuol dire buonismo, almeno sulla carta.
"Sei settimane di riprese e tre milioni il costo - esordisce l'attore-regista alla conferenza stampa sul set nei dintorni della capitale, in una villa di Trigoria, a due passi dal ritiro della squadra della Roma – e adesso siamo entrate nell'ultima settimana ambientata nella villa dell'Emiro. E' una storia semplice, il mio personaggio è un agente delle entrate, un lavoro molto bello ma per alcuni giustamente discutibile. Giuseppe è una persona liscia, precisa, puntuale, onesta e anche un po' infelice, che si sfoga come tanti con lamentele e 'recensioni' negative twittando. Il tutto nella notte in cui l’Italia gioca la finale dei mondiali di calcio, in una città deserta, quando lui porta la moglie Anna (Francini) in ospedale perché in procinto di partorire. Però i medici dicono che bisogna ancora aspettare. Lì incontra Antonio (Matano), anche lui neopapà, un compagnone travolgente, insieme al quale - andando a mangiare una pizza -, faranno una carambola di incontri, prima con Eros (Fubelli), un rocker fallito che suona in un locale deserto ed è appassionato di Pupo; poi un emiro che si diverte ad organizzare feste in maschera, perché appassionato dei sosia di personaggi famosi dei cartoni animati, dei fumetti e del cinema, a cui fa da interprete Nina Senicar. Un film molto buono, con un'anima delicata, poetica, positiva, dal contenuto folle e con la struttura da commedia disneyana, molto diversa per chi è abituato alla mia politica".
"Il primo era un film sui ragazzi - afferma sul tono -, una commedia eccessiva, impostata sul politicamente scorretto, questo è invece un film che vuole rendere felice la gente, perché la gente ha voglia di essere felice, e voi di ridere; si parla di cose belle come la maternità, la salute e la famiglia, è un inno alla positività. Partendo dal precedente film per Frank Mattano questo per lui è, invece, la prova del 9; il suo è un personaggio particolare; anche perché là facevamo gli scemi. Stavolta ci sono grandi attori, la Senicar è pazzesca e dimostra come ci siano occasioni straordinarie; ci sono bellissime che non si prendono sul serio, e lei è proprio così, gioca sull'autoironia. Ricordo anche Calabresi, Pintus, la presenza di Gianluca Fubelli che sarà una rivelazione pazzesca".
E sulla sceneggiatura scritta da Giovanni Bognetti, Guido Chiesa, Marco Pettenello e lui stesso confessa: "Questo film l'aveva nel cassetto da tempo la Colorado e pensavo non sarei riuscito a farlo. Inoltre c'è una vena romantica di cui non mi vergogno affatto. 'Fuga di cervelli' era un remake (di una commedia spagnola di successo ndr.) sulle nostre corde, simile nei riferimenti e nei pensieri. Qui invece avevo in testa un tipo di commedia come 'Tutto quella notte' (di Chris Columbus), 'Fuori orario' (di Martin Scorsese), 'Un biglietto in due' (di John Hughes). Negli anni Ottanta si facevamo facevano commedie belle, si diceva ti amo, ora non è più così. Infatti, è un po' all'americana, anche on the road, molto verosimile, incentrata su uno precisino che manda twitter avvelenati anche contro la sanità. L'ho impostata come una commedia leggera, familiare, tant’è che al montaggio sono rimasto sorpreso di me stesso e ho pensato 'vorrei dire tante parolacce'. E' un film molto buono, anzi vorrei dire originale".
Ad un certo punto dell’incontro di una bella giornata estiva, a una domanda provocatoria (ma messa in modo sbagliato) di una collega gli chiede se ha visto i film citati, risponde con fulminante ironia: "Certo che li ho visti! Mi sono ispirato alla durata di 'Fuori orario' con Griffin Dunne, e a 'Tutto quella notte' per i contenuti del tempo, visto che riguardano entrambi questo lasso temporale, come 'Una notte da leoni' del resto, e il nostro film parte nel momento che arrivano in ospedale e si svolge tutto in una notte". Citando, involontariamente, il titolo dell'altrettanto celebre commedia di John Landis
"Paolo lo conosco da tanti anni - ribatte il produttore Alessandro Usai a proposito di riferimenti e citazioni -, è molto toscano, in questo caso ha una maschera; però ha una conoscenza universitaria del cinema che ho visto in poche altre persone. E' uno dei più grandi collezionisti di VHS, ha qualcosa come 17/18mila film, è un conoscitore di cinema pazzesco, quando l'ho scoperto non ci potevo credere. La sua parte erudita è nascosta".
E visto che “Tutto molto bello” è ambientato proprio nel periodo dei mondiali di calcio Ruffini precisa: "Il risultato l'abbiamo un po' scritto, ma la cosa è molto a latere, anche perché dobbiamo tornare in ospedale e veniamo bloccati da eventi pazzeschi. Giuseppe è inadeguato a fare il padre, perché quelli come lui sono persone che rimarcano le cose, non hanno ironia; il film parla dickensianamente di questo, a lui che ha una formazione precisa puntuale ferrea, si contrappone Antonio/Frank che gli ricorda le cose belle della vita".
"E' una comicità di situazioni - aggiunge volando più alto - quella che ci ha insegnato Billy Wilder con 'A qualcuno piace caldo', il portare a far ridere, a volte anche di cose gratuite. Frank fa delle cose da nonsense e gratuite, tant'è che faccio fatica a levarle al montaggio, così abbiamo deciso di mettere le battute nei personaggi, credo che abbiamo fatto un bel lavoro, a tratti anche demenziale, ma è una commedia molto pulita. E c'è una sequenza straordinaria con Pupo, nel ruolo di stesso - perché ‘Scintilla’ ha il mito di Pupo tanto che l'ha tatuato sull'avambraccio -, in cui lo incontriamo in una bisca, che gli sciorina delle battute pazzesche sull'altezza, sulla voce, sulle canzoni, ecc. E’ eccezionale, un attore straordinario, è stato bravissimo, ma nel film non canta, Scintilla sì".
"La mia fortuna è l’aver avuto un cast di tutti amici - prosegue -, e lui è stato al gioco, la simpatia, la positività in questo modo passa, c'è tanta energia positiva che il film non potrà venir male. Averci più mezzi mi ha permesso di rischiare facendo cose più azzardate; qui in villa c'è una delle sequenze più ricche, una sorta di paese dei balocchi, dove Giuseppe gioca in un videogame su un maxi schermo, dove ci sono tutti i personaggi del cinema anni ottanta che lui chiama e fa fare loro vari incontri, da Pippi Calzelunghe al Monnezza; e in una stanzetta si ritrovano con un monte di gente, per dare concretezza a sogni e situazione. C'è persino Wonder Woman contro Pippi".
"C'è bisogno di bontà - dichiara a proposito del Pontefice -, quando Papa Francesco sorride e dà il buon appetito è sinonimo di felicità di fronte ai commenti acidi sui social, il pubblico ha davvero bisogno di essere distratto dalla quotidianità tetra che sta vivendo, sono convinto che un vero urlo fa tanto rumore, ma penso che un sorriso faccia molto di più".
"Il mio personaggio, Eva, è una ragazza molto seria – afferma la Senicar -, fa l'interprete per lo sceicco perché ha bisogno di lavorare e si ritrova in una situazione assurda in cui non sa come reagire, ma poi riesce abbastanza bene a salvare i due eroi. Mi assomiglia perché non mi prendo mai sul serio, ho lavorato sulla mia autoironia e sulla mia comicità che è molto più difficile. La mia è una Wonder Woman in tutti i sensi, ma non perché lavora per l’emiro".
E sull’ormai celebre 'gaffe' alla presentazione dei David di Donatello dichiara: "Ho reagito benissimo, è la mia risposta a tutto questo, a qualsiasi attacco, soprattutto quando non offendo nessuno. Sono un lettore appassionato di Topolino tant'è che l'ho tatuato. E' tutto legato, c'è un pensiero, una tendenza adesso a lamentarsi e guardare il brutto; da ragazzini più cose brutte c’erano, si leggeva Topolino in bagno, o vedeva 'Un maggiolino tutto matto' e ci si sentiva meglio. Non sono diventato pacifista, ma mi sembra assurdo non migliorare la vita della gente, almeno offrendole un paio di ore di gioia, anzi le commedie 'durano 90 minuti' - precisa -, ma dopo l'effetto resta."
"Ci vogliamo un sacco di bene - ribatte scherzoso Matano - tanto che per la promozione del film pensiamo di andare in Spagna a sposarci".
"Frank è una grande cosa - conclude il regista -, e pensavo che un toscano e uno di Napoli potesse funzionare, perché ti viene spontaneamente in mente 'Non ci resta che piangere', e devi restare su quella scia lì, ma non come Franco e Ciccio, Terence Hill e Bud Spencer, o Troisi e Benigni".
Anche gli altri presentano i loro personaggi, anzi Frank dice: "Antonio lavora con le macchinette di noccioline, bibite e caffè, e incontra Giuseppe in ospedale: lo convinco a mangiare una pizza insieme, ma poi non riusciamo a tornare in ospedale, comunque è sempre un personaggio positivo, scemo, a tratti cretino, ma più lucido rispetto a quello dell'altro film".
"A lavorare con i toscani faccio fatica - ribatte Fubelli riprendendo la nostra collega - in quanto romano, il mio è un personaggio di nicchia, il ristorante in cui suono, se non ci fosse la finale dei mondiali, sarebbe stato pieno di gente accorsa a vederlo cantare, è contento di quello che ha perché non sa di averlo, un amore ipotetico incontrato due anni prima, anche se rischia la vita per andare a salutarla. Il tema di Eros è 'Toccami il palco', e ha un grande successo proprio nella villa dello sceicco".
José de Arcangelo
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